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“Napoli non ha più un euro”, parola del sindaco De Magistris

Il comune partenopeo ha in cassa più debiti che crediti e De Magistris denuncia: “Non ci vogliono aiutare. Altro che decreto Salva-Comuni, è uno sgarrupo. Il prossimo ce lo scriviamo noi”. Poi annuncia il movimento presente alle prossime elezioni, “la lista arancione”, ed apre a Beppe Grillo.
A cura di Biagio Chiariello
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Elezioni Comunali - festeggiamenti vittoria De Magistris

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha rilasciato una lunga intervista al Mattino. Una serie di domande dalle quali vengono fuori tre punti importanti: il primo riguarda i conti del comune partenopeo da lui guidato, il bilancio dunque: «Napoli non ha più euro» come da titolo. E, strettamente legato a questo problema, De Magistris denuncia una sorta di complotto governativo, l'intenzione cioè di affossare la città con il decreto anti-dissesto di Monti & c. Quindi, l'annuncio del suo partito, la «lista arancione, il 12 dicembre a Roma».

Nelle casse del comune ci sono più debiti che crediti. Un buco dai confini incerti: «Abbiamo ereditato un deficit così composto: 850 milioni di disavanzo e 1,5 miliardi di debiti. Una eredità della Iervolino» dice De Magistris. Del resto già a luglio l'ex assessore al bilancio della giunta, Riccardo Realfonzo, faceva notare che la città «va velocemente verso il crac finanziario». Anche per questo motivo è arrivato il cosiddetto “Salva Comuni”, emanato per aiutare gli enti in difficoltà. Decreto che è stato molto contestato soprattutto da sindaco "arancione" che lo ha ribattezzato «decreto affossa comuni». Da quel provvedimento sono usciti 200 milioni di euro per Napoli. «Il nulla» per De Magistris:

È il nulla per due motivi. Il primo è che non sono per Napoli ma sono su un fondo di appena 500 milioni che vale per tutti i Comuni. In secondo luogo, dico che è il nulla perché per avere “quel nulla” il governo ci chiede in cambio di alzare al massimo le tasse, di tagliare il salario ai dipendenti comunali, di alzare le tariffe sui servizi essenziali, altro che aiuto è uno sgarrupo (un disastro, nd)».
Stante questa situazione quale sarà la strategia del Comune?
«Siamo tutti impegnati a evitare il dissesto anche se la Iervolino ci ha consegnato un Comune di fatto in dissesto. Le strade sono due. O aderire al piano e prendere l’una tantum, oppure no. Prima di prendere una decisione aspettiamo la legge. Abbiamo chiesto 300 milioni, un prestito quindi da restituire, e spalmare il debito in 10-15 anni. Per questo non riesco a capire i problemi tecnici».
Sta gridando al complotto politico?
«Non credo al problema tecnico perché anche quando sono andato dal presidente Fini e dai parlamentari mi hanno detto che il tema è politico. Vedremo se c’è una volontà di affossare la città».

La lista arancione presto sarà realtà. De Magistris assicura che il 12 dicembre saranno presentate «alcune persone che hanno deciso di mettere a disposizione del Paese la loro storia. Avremo candidati ovunque, la nostra è una lista nazionale». Ma l'ex Idv sottolinea: «Io non mi candido» garantendo dunque il suo futuro alla guida di Napoli: «Non mollerò, continuerò a fare il sindaco e a lottare perché anche Napoli possa avere un’adeguata rappresentanza nel prossimo Parlamento».

 Il pensiero va al ruolo ricoperto da Beppe Grillo nel Movimento 5 Stelle. La novità rispetto a loro è che «la nostra – di DeMa – è una proposta di governo. Siamo uno schieramento serio. Dentro al movimento c’è gente che si è confrontata con le istituzioni, persone credibili e affidabili perché bisogna votare chi è in grado di governare». In ogni caso, con l'ex comico genovese non ci sarà alcun accordo pre-elettorale «perché lui non lo vuole» precisa De Magistris, ma «in Parlamento è ovvio che potrebbero essere tante le convergenze e i temi su cui lavorare insieme». E il suo ex leader Antonio Di Pietro? «Ci sono stati tanti errori – dice, pensando alle ultime vicissitudine che hanno coinvolto l'ex magistrato – perché allora non mantenere il buono dell'Idv in un altro soggetto di cui potrebbe essere sicuramente uno dei fondatori?».

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