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Napoli, Museo Archeologico: in mostra il circo di Kokocinski, metafora della vita

Fino al 5 giugno il Museo Archeologico di Napoli si apre al contemporaneo, con una mostra interamente dedicata all’opera di Alessandro Kokocinski: la vita attraverso il circo, questo l’affascinante tema proposto dall’artista italo-polacco.
A cura di Federica D'Alfonso
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Alessandro Kokocinski, "La Trasfigurazione"
Alessandro Kokocinski, "La Trasfigurazione"

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si apre al contemporaneo, con la mostra “Kokocinski. La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown”. Dopo lo straordinario successo presso la Fondazione Roma Museo nel 2015, l'italo-polacco Alessandro Kokocinski arriva nella città partenopea proponendo un affascinante viaggio nel mondo del circo, mondo prediletto già nel corso del Novecento da artisti come Picasso e Mirò, metafora della fragilità dell'esistenza umana e della sua inafferrabilità.

La mostra "La Vita e la Maschera" sarà visibile presso gli spazi del MANN fino al 5 giugno 2017. Clown a metà fra il grottesco e il malinconico, figure umane trasformate in maschere, e il personaggio di Pulcinella, si trasformano per Alessandro Kokocinski nei protagonisti assoluti di un racconto sull'inquietudine dell'uomo contemporaneo: un'inquietudine, per l'artista, non priva però di speranza e riscatto.

Alessandro Kokocinski, "Imprimersi il segno dell'eternità"
Alessandro Kokocinski, "Imprimersi il segno dell'eternità"

La mostra, organizzata dalla Fondazione "Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo" in collaborazione con Civita e diretta da Emmanuele Emanuele, espone oltre settanta opere, dalla scultura ai disegni fino ai filmati realizzati in collaborazione con l'attrice Lina Sastri. Un percorso suddiviso in sei macro temi, da “L'Arena” a “Pulcinella”, passando per il “Sogno” e la “Maschera interiore”: “Olocausto del Clown tragico”, “Non l'ho fatto apposta” e “Sguardo al futuro nascente” sono solo alcune delle installazioni che riconducono lo spettatore ad una riflessione sulla maschera, definita dallo stesso Kokocinski "mediatrice fra noi e il vuoto insondabile celato".

Alessandro Kokocinski
Alessandro Kokocinski

Il fascino dell'arte di Kokocinski, giocata sulla compresenza di suggestioni classiche e forme e materiali innovativi, deve molto anche alla sua complessa esperienza personale: nato in un campo profughi di Porto Recanati da una madre scampata alla deportazione nazista e da un soldato dell'armata anglo-polacca, alla fine degli anni Quaranta Kokocinski si trasferisce in Sud America. Qui raccoglie tutto l'immaginario magico delle terre del Paraguay e del Cile, e lavora e vive per molti anni nel mondo del circo, per poi passare al teatro. Dopo la caduta di Allende, torna in Europa dove espone ad Amburgo, Berlino e Roma. Negli anni Ottanta, dopo un breve soggiorno in Germania, torna definitivamente in Italia, dove fonda la compagnia teatrale “Kosa” insieme a Lina Sastri.

Il MANN, uno sguardo sul contemporaneo

La personale di Kokocinski si colloca nel più ampio calendario di appuntamenti che porta l'arte contemporanea nel Museo Archeologico partenopeo. Dopo il successo di “Ancient Freedom” di Nicca Iovinella, moltissimi altri sono gli appuntamenti con il contemporaneo proposti dal museo: dal 30 giugno 2017 sarà visibile il nuovo lavoro di Luigi Pagano, un confronto affascinante con l'Eracle Farnese, mentre dal 25 giugno arriverà anche l'installazione di Alexey Morosov "Pontifex Maximus", la cui esposizione è stata organizzata in collaborazione con il Museo d’Arte Moderna di Mosca. E ancora, un altro appuntamento di rilievo è quello con la fotografia del casertano Antonio Biasucci, che dopo il successo dello scorso anno, torna nelle sale del Museo Archeologico con “Codex”.

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