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Migranti, nel naufragio del 26 maggio sono annegate circa 300 persone

Lo ha stabilito la Guardia Costiera, dopo aver ascoltato i racconti dei 150 superstiti, trasportati a Taranto, a Pozzallo e a Porto Empedocle: in 300 risultano dispersi. Due uomini, ritenuti gli scafisti del naufragio del 27 maggio in cui hanno perso la vita 45 persone, sono stati arrestati.
A cura di Claudia Torrisi
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Nel naufragio dello scorso 26 maggio al largo delle coste libiche sono rimasti dispersi circa 300 migranti. Lo ha stabilito la Guardia Costiera, dopo aver ascoltato i racconti dei 150 superstiti, trasportati a Taranto, a Pozzallo e a Porto Empedocle. Non si conosce ancora il numero esatto dei cadaveri, perché le salme sono state trasferite su varie navi che hanno operato nella zona. I barconi partiti dalla Libia, secondo quanto accertato, erano sicuramente due, l'uno trainato dall'altro, e ognuno portava circa 450 persone.

Una delle due imbarcazioni – dopo che gli scafisti hanno tagliato la corda di traino, provocando anche la morte di una donna – è naufragata. I soccorsi sono riusciti a mettere in salvo 150 persone, e hanno recuperato anche alcune salme. In trecento, invece, sarebbero annegati.

Due uomini, ritenuti gli scafisti del naufragio del 27 maggio in cui hanno perso la vita 45 persone, sono stati arrestati. L'individuazione dei due è giunta dopo che ieri, nel porto di Reggio Calabria, è arrivata la nave militare "Vega" con a bordo 629 migranti supersiti. Le 45 vittime sono 36 donne sei uomini e tre bimbi con età compresa da sei mesi a due anni. I due scafisti sono stati identificati grazie alle testimonianze dei migranti sopravvissuti – 419 uomini, 138 donne e 72 minori. Grazie ai loro racconti è stato possibile anche ricostruire le fasi del viaggio: i migranti, nutriti a "pane e acqua" e tenuti segregati, venivano sottoposti a soprusi e violenze, anche sessuali. La traversata costava circa 1200 dinari libici per ogni migrante.

Quella appena trascorsa è stata, secondo l'Onu, una delle peggiori settimane di sempre: tre naufragi, 65 corpi recuperati, 700 dispersi almeno 40 dei quali bambini. Tanto che l'Unicef parla di "genocidio".

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