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Mali, gli integralisti islamici distruggono l’antica moschea di Timbuctu (VIDEO)

Distrutta la moschea Sidi Yeyia nel nord di Mali, chiusa per superstizione: “Sono arrivati con i picconi, hanno cominciato a gridare ‘Allah’ e hanno distrutto la porta”, la rassegnazione dei testimoni. Il procuratore contro gli attacchi alle moschee: “Sono crimini di guerra”.
A cura di Susanna Picone
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Distrutta la moschea Sidi Yeyia nel nord di Mali, chiusa per superstizione: “Sono arrivati con i picconi, hanno cominciato a gridare ‘Allah’ e hanno distrutto la porta”, la rassegnazione dei testimoni. Il procuratore contro gli attacchi alle moschee: “Sono crimini di guerra”.

Non sempre l’intolleranza religiosa si manifesta contro le persone ma, come è avvenuto nei giorni scorsi nel nord del Mali, anche preziose opere riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’umanità possono finire nel mirino degli integralisti islamici. Ad essere stata distrutta per prima dagli uomini armati di Ansar Dine, gruppo legato ad Al Qaida, è stata l’entrata della moschea Sidi Yeyia a Timbuctu: “Hanno sradicato la porta sacra che non aprivamo mai”, il racconto di un testimone che ha parlato del gesto profanatorio degli islamici. “Sono arrivati con i picconi, hanno cominciato a gridare ‘Allah’ e hanno distrutto la porta. Molti piangevano”, il culto della moschea è considerato dagli estremisti “contrario alla sharia”.

“Non possiamo fare nulla: sono pazzi, fanatici e armati” – Picconi, zappe e scalpelli per distruggere l’antica moschea che non veniva aperta mai, dicono i testimoni, perché secondo alcune credenze locali la sua apertura avrebbe portato sfortuna. Gli uomini che l’hanno distrutta avrebbero anche spiegato di averlo fatto per dimostrare la falsità di tale credenza. Ma non solo la moschea di Timbuctu è stata distrutta, dopo i miliziani islamici hanno scagliato la loro furia su altri mausolei di santi locali e su numerose tombe distrutte a colpi di zappe e scalpelli. La gente del posto si sente impotente, non ha alcun modo di opporsi alle devastazioni. Rassegnato, un uomo ha detto di stare malissimo ma di non poter far nulla contro quelli che vengono definiti “pazzi, fanatici e armati”.

Beni orgoglio dell’Africa: contro la distruzione dei mausolei, l’indignazione dei maliani – Nel giudicare i fatti i maliani e il procuratore del tribunale penale internazionale hanno parlato di “crimini di guerra” compiuti da “barbari ignoranti” che agiscono nel nome dell’Islam che invece ne è del tutto estraneo. Il procuratore della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, lancia un duro monito a questo proposito: “Il mio messaggio a chi compie questi atti criminali è chiaro, la distruzione dei luoghi religiosi è un crimine di guerra”. Come tale il reato è dunque perseguibile dalla Cpi. La distruzione di questi beni, secondo i maliani e in particolare secondo lo scrittore Islamilia Traore, rappresentano un atto ignorante, barbaro e cieco di un fondamentalismo che usa l’Islam solo con una scusa.

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