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“Voleva stuprarmi. E nessuno interveniva”: Caserta, lettera choc di una donna

La donna aveva subito un tentativo di stupro in strada a Caserta, nel centralissimo corso Trieste. Ora scrive a sindaco e carabinieri per spiegare quel che accadde: “Molta gente non è intervenuta perché pensava io conoscessi quell’uomo. Ma anche se fosse stato così, sarebbero dovuti accorrere, la violenza non va mai tollerata”.
A cura di Redazione
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Una lettera è stato il mezzo che ha ritenuto più opportuno per spiegare a tutti il suo sdegno e la sua rabbia. Perché questa donna 37enne di Caserta, che comprensibilmente vuole restare anonima, ha scritto al sindaco della città campana, Pio Del Gaudio per raccontare una vicenda fortunatamente non conclusasi nel peggiore dei modi. Ma al tempo stesso spiegare che l'indifferenza uccide, nello stesso modo in cui uccidono i violenti. Il fatto è avvenuto nel centralissimo corso Trieste. "Nel lasso di tempo che è trascorso dal momento in cui quel ragazzo mi ha messo le mani addosso per la prima volta fino a quando poi me lo hanno tolto di dosso mentre ero a terra, io ho gridato aiuto 1, 2, 3, 4, 10, forse 20 volte -*scrive la donna -. In quei pochiminuti, che mi sono sembrati interminabili, mi sono rivolta anche direttamente alle persone che mi camminavano accanto chiedendo di essere aiutata. Alcune di quelle persone guardavano, forse non capivano, ma esitavano ad intervenire. Ho dovuto gridare ripetutamente che non conoscevo quel ragazzo prima che materialmente mi fosse tolto di dosso e io potessi liberarmi dalla morsa e rialzarmi da terra. Mi è stato poi detto da alcune di quelle persone che erano lì intorno".

"Signora, pensavamo che lo conoscesse" è stata la frase giustificatoria usata da molti. Che, spiega la donna, è una motivazione assurda, "Su questo ho riflettuto tanto, tantissimo e non posso non esprimere il mio dispiacere in proposito. La richiesta reiterata di aiuto da parte di chiunque sia in una situazione di evidente difficoltà, donna, uomo, bambino,merita attenzione d'immediato intervento. Qualsivoglia atto di violenza, verbale e fisico cui ci capita di assistere, merita di essere interrotto anche laddove “immaginiamo” ci sia una relazione di conoscenza tra chi subisce quella violenza e chi la realizza. Questo per dire che se anche quell'uomo fosse stato mio marito, il mio compagno, mio fratello, alla prima richiesta di aiuto, alla vista della resistenza che ho tentato di opporre ai suoi prepotenti contatti fisici, chiunque, credo, avesse il dovere di intervenire per mettere fine all'atto di violenza che in quel momento si stava consumando. La generale inerzia di noi tutti – conclude così la lettera contribuisce purtroppo in alcuni casi a rendere impuniti determinati misfatti. È per questo che ringrazio di cuore il caporal maggiore Ricciardi e le altre persone che sono intervenute per mettere fine a quell’incubo. Voglio inoltre ringraziare sentitamente anche i rappresentanti del comando dei carabinieri di Caserta per la professionalità, la grande disponibilità e sensibilità mostratami".

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