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La Germania dà il via libera al fondo salva stati. E intanto è ancora battaglia su Bankitalia

Mentre il Bundestag dà il via libera al potenziamento del Fondo europeo salva Stati per far fronte alla crisi economica, in Italia è ancora scontro nella maggioranza sul nome del successore di Draghi alla guida della Banca d’Italia.
A cura di Antonio Palma
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Angela Merkel e Mario Draghi

Siamo nel pieno di una crisi economica grave che rischia di travolgere le economie di interi Paesi e trascinare con sé i mercati di gran parte del mondo occidentale, i Governi e le istituzioni economiche nazionali e internazionali stanno cercando di mettere in atto strategie di contrasto efficaci. In realtà sebbene tutti siano consci che in un’economia globale la velocità delle decisioni è essenziale, in molti ancora tergiversano e si oppongono a misure dolorose anche se necessarie.

Dopo le e voci di un possibile piano del gruppo del G20 in grado di sostenere le banche e i Governi, è necessario ora dar vita ad un potenziamento del Fondo Salva Stati europeo (Efsf) come deciso nelle precedenti riunioni del Fondo Monetario Internazionale. Per questo ieri il Parlamento tedesco è stato chiamato ad accettare le nuove misure previste nel nuovo piano strategico di rinforzo del fondo.

Il Bundestag approva il fondo salva stati

Il Governo tedesco ce l’ha fatta con una larga maggioranza parlamentare, ma con una risicata maggioranza governativa, cioè per pochi voti il Governo ha potuto non richiedere l’aiuto delle opposizioni che comunque hanno votato a favore. La cancelliera Merkel ha dovuto superare lo scoglio dei suoi stessi uomini, che si opponevano ad un provvedimento che per forza di cosa accollerà sulle spalle tedesche spese per ripianare colpe non sue.

Ora sono undici i Paesi che hanno ratificato i cambiamenti, ma le modifiche al fondo dovranno ricevere il via libera da altri sei stati. L’esame più duro però sembra essere superato e l’Efsf (European Financial Stability Facility) avrà più poteri e maggiori fondi, con più di 400 miliardi di euro potrà comprare titoli di Stato dell’Eurozona e sostenere le banche in difficoltà. Ovviamente restano fondi limitati per far fronte ad una crisi di questo genere e, quindi, sono allo studio altri aiuti diretti e la creazione di un nuovo organismo più potente al posto dell’Efsf. Non è detto, però, che i tedeschi siano ancora pronti ad accollarsi altre responsabilità, è chiaro che la Germania non è più disposta a pagare i debiti degli altri visto anche le reazioni che stanno avendo popolazione e associazioni degli industriali.

In Italia è scontro sulla nomina del successore di Draghi

Saccommanni e Grilli insieme a Draghi

Soddisfazione per il risultato del voto al Bundestag è arrivata dal Presidente della Repubblica, Napolitano, che vede nella scelta del parlamento tedesco la “volontà di un protagonista fondamentale della costruzione europea di operare per il superamento della crisi”. Altrettanto non si può dire delle istituzioni italiane che, sebbene governino un Paese molto più esposto alla crisi, sono ancora in pieno dibattito sulla nomina di un ruolo chiave per dar fiducia ai mercati, come chiesto anche dalla Bce nella lettera riservata di agosto. Il Governo è in piena lotta interna per la nomina del nuovo Governatore della Banca d’Italia, in vista dell’abbandono di Mario Draghi chiamato a dirigere la Bce a novembre.

In particolare i due nomi che si contengono la poltrona sono l’attuale direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Saccomanni sarebbe l’uomo della continuità con la gestione precedente poiché direttamente scelto da Draghi e, in più, ben visto dal Presidente della Repubblica; Grilli, invece, è l’uomo voluto da Tremonti e appoggiato dai leghisti. Nella prossima settimana ci sarà un vertice di maggioranza per dirimere il caso, anche se nel Pdl, Berlusconi in testa, sono ormai compatti sul nome di Saccomanni. Addirittura sono emerse voci di un possibile terzo candidato che accontentasse tutti, si era fatto il nome di Lorenzo Bini Smaghi, attuale membro italiano nel board della Bce, ma nessuna conferma è arrivata in merito a questa candidatura.

La cosa certa è che si deve fare in fretta, anche perché l’iter non è per nulla snello. Una volta sciolto il nodo nella maggioranza, infatti, il Consiglio superiore di Bankitalia dovrà dare il suo parere sul candidato, prima che il CdM vari il decreto che, alla fine, dovrà avere il consenso e la firma di Napolitano. Numerosi passaggi che non permettono di poter avanzare nomi sgraditi a Palazzo Koch, a meno di non voler allungare i tempi, evento per nulla auspicabile nella situazione in cui si trova l’Italia. I tredici membri del Consiglio di Bankitalia si riuniranno il 24 ottobre, ma hanno fatto già sapere di non voler assolutamente rinunciare al ruolo di garanti dell’autonomia dell'Istituto. “La Banca non può essere un’appendice del Governo” ha detto il consigliere anziano Blasi, insomma il messaggio è chiaro: a nessuno venga in mente di trasformare la Banca d’Italia in un terreno di scontro politico e di contrasti interni ai partiti.

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