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Il Vaticano non dovrà pagare l’Ici arretrata

Una sentenza della Corte europea ha dato torto al radicale Maurizio Turco e al fiscalista Carlo Pontesilli, che chiedevano che la Chiesa pagasse tutte le imposte dovute e non usufruisse di indebite agevolazioni fiscali.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Vaticano non dovrà pagare l'Ici arretrata. È quanto dispone la sentenza dell'ottava sezione del Tribunale di primo grado del Lussemburgo che, interrogata dai ricorrenti Maurizio Turco, ex deputato del Partito Radicale, e Carlo Pontesilli, fiscalista, che chiesero alla Corte di valutare la presenza di illeciti nelle norme introdotte nel 2012 dall'Esecutivo Monti in materia di imposte sugli immobili.

La Corte ha però dato torto a Turco e Pontesili, che comunque potranno impugnare la sentenza pronunciata oggi, ed evitato alla Chiesa  di dover versare una somma quantificabile in quattro o cinque miliardi di euro a titolo di imposta sugli immobili posseduti, somma che l'Istituzione, secondo i ricorrenti, avrebbe dovuto versare per coprire l'ammanco delle annate che vanno dal 2008 fino al 2012, oltre ad altri eventuali 500-600 milioni all’anno, per ogni anno.

Nel 2012 la Commissione europea, dopo diverse archiviazioni, condannò l’Italia per aiuti di Stato illegali. Gli sgravi fiscali di cui godevano cliniche, alberghi, scuole e altre attività commerciali di proprietà dell'Istituzione erano in grado di distorcere la concorrenza di mercato, perché danneggiavano le attività commerciali dei competitor che quelle tasse invece dovevano corrisponderle all'Erario. Nonostante ciò, Bruxelles non decretò il recupero dell’imposta sugli immobili non pagata. Il Governo di Mario Monti istituì nuove regole, quelle della nuova Imu, e chiuse il contenzioso con la Commissione. I Radicali, però, contestano questa decisione e fanno ricorso, chiedendo che la Chiesa paghi quanto dovuto. Nel merito, sostiene la Corte, i quesiti del ricorso sono stati bocciati con la formula: "i ricorrenti non sono riusciti a dimostrare l’illegittimità delle decisioni del 2012 della Commissione". I ricorrenti, comunque, potranno fare ricorso.

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