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Il prof si presenta in classe vestito da donna e annuncia: “Da oggi chiamatemi Cloe”

L’insegnante si è presentato all’istituto superiore Scarpa-Mattei di San Donà di Piave, dove insegna, con seno, tacchi e chioma bionda. La notizia segnalata da un genitore indignato all’assessore Donazzan che pubblica la lettera sulla sua pagina Facebook. “Non ci hanno detto niente. Ma come si è ridotto la scuola?”.
A cura di B. C.
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Il professore di fisica entra in classe con folta chioma bionda, con tanto di stivali con tacchi, minigonna, seno prorompente, ed esordisce con "chiamatemi Cloe".A dare la notizia è l'Assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan, che riporta su Facebook il contenuto di una lettera inviatale da un padre turbato per quanto successo nella scuola frequentata dal figlio, la prima agraria presso l'I.I.S. Scarpa-Mattei di San Donà di Piave (Ve). Il docente, ha spiegato il padre, avrebbe motivato la sua trasformazione sessuale, affermando come fosse un suo desiderio dall'età di 5 anni, ma di averlo potuto mettere a punto solo ora, dopo essere diventato insegnante di ruolo.  “Nessuno era al corrente del fatto, i genitori non erano stati avvertiti, i docenti non ne sapevano nulla”, scrive il papà. L’assessore regionale ha postato la notizia su Facebook, chiosando con un “traete da soli le vostre conclusioni”.
La vicenda ha creato non poche polemiche tra i genitori dei ragazzi che frequentato l’istituto superiore. L’uomo, nella lettera indirizzata all'assessore, manifesta tutto il suo sdegno: "Ma davvero la scuola si è ridotta così? E a distanza di un giorno nessuno della dirigenza scolastica è intervenuto con i genitori, nulla. Forse – continua l'uomo – questo è un fatto ‘normale’ per tanti ma non per noi che viviamo quei valori che ci sono stati donati e che all'educazione dei nostri figli ci teniamo lottando quotidianamente bersagliati ogni giorno da chi quei valori vuole distruggere, teorie gender e quant'altro. Ecco, ho voluto metterla al corrente di quanto accaduto sperando che con il suo ruolo di assessore alle politiche dell'istruzione possa fare qualcosa – ha chiosato – perché in futuro queste cose non accadano più".

"Rispetto la libertà che ciascuno di noi ha di intendere la propria sessualità come meglio crede", commenta intanto l'assessora regionale Donazzan, che ha reso il caso pubblico, "rimango del parere che quando si parla di orientamenti sessuali, il tutto vada fatto rientrare nella sfera personale e privata, sia che si parli di eterosessualità che di omosessualità. In questa vicenda, però, va fatta una contestualizzazione. Un professore deve riuscire a conciliare ogni sua azione con il suo ruolo fondamentale di educatore. Ritengo che una situazione di questo tipo non doveva accadere. Un padre ed una madre hanno il diritto non solo di decidere come meglio affrontare queste tematiche con i figli ma soprattutto di vivere con la consapevolezza che i ragazzi vadano a scuola per crescere e formarsi senza dover scontrarsi, in un'età delicata come l'adolescenza, con problematiche personali e private di qualsivoglia natura del professore di turno".

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