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Il padre di Valeria Solesin: “Enorme dolore, ma non si può coinvolgere una religione”

In una intervista a Repubblica Alberto Solesin spiega: “Noi siamo sopraffatti dal dolore, ma io non faccio il vendicatore di professione. Posso odiare una singola persona ma non un popolo, una religione”.
A cura di Redazione
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“Io mi auguro con tutto il cuore che questa banda di criminali di guerra sia duramente punita. Ma non si può coinvolgere una religione, come tanti vorrebbero fare”. Torna a parlare Alberto Solesin, padre di Valeria, vittima della follia fondamentalista al Bataclan di Parigi, con una intervista a Repubblica nella quale racconta il suo stato d’animo a settimane di distanza dalla tragica notte del 13 novembre. E le sue parole suonano ancora una volta molto lucide e piene di significato: “Noi siamo sopraffatti dal dolore, ma io non faccio il vendicatore di professione. Posso odiare una singola persona ma non un popolo, una religione. Certo, qualche problema si risolve buttando qualche bomba, ma la faccenda è più complessa”.

Quanto alla scelta di salutare Valeria in piazza a Venezia, papà Alberto spiega: “L'ho capito già davanti all'obitorio di Parigi, c'erano facce arrivate da tutto il mondo, compreso quelle del Nord Africa. È allora che ho capito che l'addio a Valeria doveva essere qualcosa che unisse tutti, con una cerimonia civile, non religiosa ma neppure laica, perché ormai questa laicità viene intesa come nemica della religione”.

Poi una considerazione sugli attestati di stima e vicinanza ricevuti in queste settimane di dolore: “Se io, mia moglie e mio figlio abbiamo potuto dare un segno di civiltà, ne sono felice. Non posso certo dire che la morte di mia figlia sia meno gravosa ma ci fa sperare che non sia stata del tutto inutile. La solidarietà ci ha fatto bene. Ma quando in Consiglio regionale ci hanno chiamato a un incontro con le scuole sulle violenze nel mondo abbiamo detto no, non ce la sentiamo. Noi siamo solo i genitori di Valeria, una ragazza che sognava tenendo i piedi per terra. Non vogliamo diventare altro”.

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