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Il 17 ottobre 1761 andò in scena il “Don Juan” di Angiolini e Gluck

Sono passati duecentocinquantacinque anni da quando il coreografo Angiolini ed il compositore Gluck portarono in scena a Vienna il “Don Juan”, ventotto anni prima del celebre “Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart.
A cura di Massimiliano Craus
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Gluck
Christoph Willibald von Gluck

"Don Juan ou Le Festin de Pierre" è un balletto pantomimico in tre atti su libretto di Ranieri de' Calzabigi, musica di Christoph Willibald von Gluck e coreografia di Gasparo Angiolini. Questo titolo, antesignano del "Don Giovanni" di Mozart, è certamente il più rappresentativo balletto d'azione della storia della danza. I personaggi principali del tempo sono stati Don Giovanni, Sganarello, Donna Elvira ed il Commendatore, tutti spettatori passivi del finale tragico: donne e demoni trascinano infatti Don Giovanni con loro all'inferno. Gasparo Angiolini ha creato un esempio classico di ballet d'action secondo quanto andava stabilendo la riforma coreutica in atto in quegli anni sotto l'epopea di Jean-Georges Noverre. Come del resto lo stesso Gluck avrebbe sostituito il recitativo arioso al recitativo secco nell'opera, così il nostro Gasparo Angiolini sostituì alla semplice pantomima quella più complessa che riscosse molto successo e fu tenuta a lungo in repertorio. Ci pare importante sottolineare la stretta aderenza del coreografo Angiolini all'opera "Don Juan" per la messinscena del nuovissimo modo di intendere la coreografia al fianco della musica e della librettistica e, finalmente, non più alle loro spalle o nella loro penombra. Non a caso il ruolo del coreografo fiorentino era di assoluto prestigio in Europa infatti, dopo alcune esperienze nel nord Italia, verso il 1750 si stabilì a Vienna dove diresse il balletto al Teatro Imperiale, lavorando a stretto contatto proprio con il compositore tedesco Christoph Willibald von Gluck. In seguito prese il posto del coreografo austriaco Franz Hilverding alla direzione del Teatro Imperiale di San Pietroburgo. Fino al 1778 quando Angiolini si spostò a Milano dove diresse per alcuni anni il balletto al Teatro Alla Scala. Un pedigrée che ne ha evidentemente segnato le collaborazioni e le direzioni, ivi compresa quella con il maestro Hilverding di cui prese le difese nella celebre disputa epistolare con Jean-Georges Noverre. Mentre il coreografo-rivale di Angiolini operava su concezioni anglosassoni, il coreografo fiorentino prediligeva un'estetica tipica della scuola viennese e teutonica di quegli anni. Angiolini e Noverre non erano mai d'accordo sui reciproci ruoli di musica e balletto: Angiolini li considerava come due componenti distinti che il ballerino era tenuto a riunire nel proprio corpo. Noverre invece ambiva ad una partitura musicale capace di manipolare le azioni ed i movimenti dei ballerini. L' ouverture del "Don Juan" è una breve Sinfonietta in cui il motivo ricorrente delle trombe svolge un ruolo di primo piano.

Nel primo atto Don Juan si esibisce in una serenata a Donna Elvira sotto il suo balcone. Suo padre, il comandante, entra a spada tratta per proteggere la figlia ma nel duello con il protagonista ha la peggio e muore. Nel secondo atto Don Juan ha preparato un banchetto per i suoi amici con mirabili danze tra cui una gavotta, una contraddanza, un minuetto ed un Fandango. Un improvviso bussare alla porta conduce il protagonista a scorgere la statua marmorea del comandante morto. Egli invita il comandante a cena ma la statua invita Don Juan a cenare presso la sua tomba e poi si allontana. L'atto finale è ambientato in un cimitero in cui Don Juan precipita in una spettrale atmosfera orchestrale. Il Comandante rimprovera a Juan il suo comportamento ed insieme alla musica lo destina definitivamente all'inferno.

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