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Francia, l’attentatore di Orly era sotto l’effetto di cocaina e alcol

L’autopsia sul corpo di Ziyed Ben Belgacem ha rivelato la presenza di alcol nel sangue e tracce di cocaina. Il padre: “Mio figlio non ha mai pregato”.
A cura di Davide Falcioni
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Ziyed Ben Belgacem, l'uomo che due giorni fa è stato ucciso dalla polizia francese dopo essere riuscito a rubare un'arma a una soldatessa e per attaccare una pattuglia di militari all'aeroporto di Orly, era sotto effetto di cocaina e  alcolici. A rivelarlo è stata l'autopsia effettuata ieri sul corpo dell'uomo che ha nuovamente fatto piombare la Francia nell'incubo del terrorismo: nel frattempo la magistratura transalpina ha disposto il rilascio del padre, del fratello e del cugino di Belgacem, che si erano spontaneamente presentati alla polizia. "Le analisi tossicologiche realizzate oggi (ieri, ndr) – ha spiegato ai giornali francesi una fonte vicina all'inchiesta – hanno messo in evidenza un tasso di alcolemia di 0,93 grammi per litro di sangue e la presenza di cannabis e cocaina". Ziyed Ben Belgacem, 39 anni, cittadino francese con genitori tunisini, era noto alle forze dell'ordine per reati comuni di piccola entità. Era infatti stato condannato per furti e spaccio di droga ed era uscito di carcere a novembre.

Il padre: "Mio figlio non ha mai pregato"

Che non fosse un terrorista di matrice islamica, in fondo, è stato anche il padre a raccontarlo: "Non ha mai pregato e beveva alcol. E quello che è successo è stato fatto sotto l'effetto dell'alcol e della droga". L'uomo ha spiegato agli investigatori che il figlio gli ha telefonato sabato mattina, poco prima di arrivare all'aeroporto di Orly e dopo avere aperto il fuoco a un agente a un posto di blocco: "Mi ha chiamato verso le sette o le otto di mattina di sabato – ha detto ai giornalisti di France1 – era estremamente nervoso, nemmeno sua madre riusciva a capire cosa dicesse. Mi ha detto: ‘papa' ho fatto una sciocchezza, ho sparato a un agente, ti chiedo perdono'. Io gli ho risposto che non lo perdonavo per avere sparato ad un gendarme e gli ho chiesto dove fosse, mi ha risposto che era sull'autostrada e ha chiuso".

Prevedendo che ben presto sarebbero scattate le ricerche del figlio, e che la polizia certamente sarebbe arrivata anche a casa loro, l'uomo e l'altro figlio hanno deciso di presentarsi spontaneamente in commissariato. E' lì che ha appreso che Ziyed era stato ucciso: "Mi sono subito reso conto che avevano fatto il loro lavoro, ma non mi hanno detto direttamente che era morto. È terribile – ha concluso l'uomo – ma cosa posso dire? La droga, le cattive compagnie . Alla fine chi soffre sono io".

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