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Flessibilità, nuovo schiaffo dell’Ue a Renzi: “L’Italia ne ha già avuta troppa”

Manfred Weber, presidente Ppe all’europarlamento, è chiaro: “Flessibilità è già stata usata, non ce n’è più. Non ci sono più margini”. Renzi ha chiesto spazi sul deficit per lo 0,5% del Pil, per la clausola per le riforme, poi uno 0,4% aggiuntivo per la clausola degli investimenti e uno 0,2% per i migranti. In totale sono 16 miliardi.
A cura di Biagio Chiariello
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Nuove tensioni nel rapporto tra l’Italia e l'Europa, e il tema oggetto di polemica è ancora una volta la flessibilità. Dopo l'attacco giunto del presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber ("Non ci sono più margini per l'Italia") un’ulteriore stoccata a Renzi & c. è arrivata dal commissario Ue all'economia, Pierre Moscovici, poi limata in serata. "C'è una cosa che non capisco: il perché sui dossier di bilancio siamo in una controversia con il governo italiano, quando l'Italia è già il Paese che beneficia di più flessibilità, rispetto al resto della Ue. Poi la discussione proseguirà, ma non si può senza sosta aprirne di nuove, di discussioni sulle flessibilità", afferma Moscovici. In serata però corregge il tiro: “Naturalmente la flessibilità esiste ancora in Europa. E l'Italia è il Paese che ne beneficia di più su investimenti e riforme. Abbiamo un dialogo aperto con le autorità italiane sulle nuove richieste di prendere in considerazione le spese per i rifugiati o la lotta al terrorismo. La Commissione darà le sue risposte a maggio. Concentriamoci su questo. Tra Italia ed Europa lo scontro è inutile, dobbiamo cercare il compromesso dove possibile, è questo quello che farò”.

PPE contro l'Italia sulla flessibilità

La nuova puntata dei contrasti Ue-Italia era stata segnata in precedenza dall'affondo del presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber, che nel corso di una conferenza stampa aveva richiamato l'Italia all'ordine: “Roma ha usufruito del massimo della flessibilità possibile, ora deve attenersi ai suoi obblighi. I socialisti, guidati da Pierre Moscovici, hanno ammesso che si sta facendo il massimo e che non c’è più flessibilità. Sarebbe utile che tutti lo riconoscessero”. A replicare a Weber ci aveva pensato Patrizia Toia, capo delegazione del Partito democratico in Europa: “Il capogruppo conservatore tedesco Manfred Weber è il primo nemico della Commissione europea, perché ne mette a rischio ogni giorno la tenuta con le sue dichiarazioni oltranziste, contrarie al patto di legislatura alla base della coalizione che ha dato la fiducia a Juncker”.

Successivamente allo stesso Weber  è stato chiesto di commentare le parole di Moscovici. E il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo ha sostanzialmente ribadito la posizione espressa dal Commissario UE: l'Italia deve far quadrare i conti e ridurre il debito pubblico: "Non c'è più flessibilita – ha detto Weber durante una conferenza stampa a Strasburgo – sarebbe utile che tutti lo riconoscano". E primo fra i "tutti" c'è il premier italiano. "Juncker ieri ha inviato una lettera a Renzi per ricordagli gli obblighi europei – ha continuato l'esponente del Partito popolare europeo – spero che sia arrivata a destinazione".

 A cosa si fa riferimento quando si parla di flessibilità?

Quel che certo dunque è che la disputa sulla flessibilità resta aperta e il risultato si avrà solo in primavera inoltrata. Le richieste dall'Italia sono su tre fronti: riforme (0,1% del Pil), investimenti (0,3%) e migranti (0,2%). In tutto sono 16 miliardi di flessibilità. A maggio sapremo se la commissione di Junker darà l’okay allo sforamento del deficit fino al 2,4 % del Pil o sosterrà una procedura di infrazione sul deficit. E quindi il braccio di ferro pare destinato a prolungarsi.

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