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Facebook e Google: “Mai fatto parte del programma Prism”

I due colossi fanno sapere di non essere parte di alcun programma che desse accesso ai dati personali degli utenti. Sia Facebook che Google, in relazione agli account Gmail, negano totalmente qualsiasi trasmissione di dati ad agenzie governative.
A cura di Andrea Parrella
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Non si arresta la polemica riguardante il caso PRISM,  il controverso programma di controllo del web ad opera della National Security attraverso il quale si suppone l'amministrazione americana abbia potuto spiare i cittadini. Ad intervenire sulla questione, pubblicamente, questa mattina, sono stati la mente di Facebook, Mark Zuckerberg e, successivamente, anche Google, per rassicurare gli utenti nel merito della sicurezza dei loro dati. I due colossi sono infatti stati coinvolti all'interno della polemica, poiché si è presunto rientrassero proprio nel programma PRISM, il che di fatto avrebbe messo in serio pericolo la privacy degli utenti del grande social network e di coloro che si servono di un account su Gmail. Così questa mattina Zuckerberg, tramite un post, ha scritto chiaramente:

Voglio rispondere personalmente alle notizie di stampa oltraggiose su Prism: Facebook non è e non è mai stato parte di qualsiasi programma per dare agli Stati Uniti o a qualsiasi altro governo accesso diretto ai nostri server. Non abbiamo mai ricevuto una richiesta di copertura o ordine del tribunale da qualsiasi agenzia governativa per chiedere informazioni o metadati alla rinfusa, come quella di Verizon. E se lo facessimo, lo combatteremmo in maniera aggressiva. Non avevamo mai sentito parlare di PRISM prima di ieri. Quando i governi chiedono di Facebook per i dati, esaminiamo attentamente ogni richiesta da fare per essere certi che seguano sempre i corretti processi e tutte le leggi applicabili, e quindi solo fornire le informazioni se è richiesto dalla legge. Noi continueremo a lottare fortemente per mantenere le informazioni al sicuro.  Incoraggiamo fortemente tutti i governi ad essere molto più trasparenti sui programmi volti a mantenere la sicurezza pubblica. E' l'unico modo per proteggere le libertà civili di tutti e creare la società sicura e libera tutto quello che vogliamo nel lungo termine.

Gli fa eco proprio Google, che utilizza dei toni similari. Il chief legal office David Drummond ha pubblicato in una nota il seguente comunicato: "Non potremmo dirlo più chiaramente di cosi: il governo non ha accesso ai server di Google, né direttamente né attraverso una porta di servizio e nemmeno attraverso una cosiddetta drop box. Nemmeno abbiamo ricevuto ordini in bianco del genere descritto dai media. E' proprio sbagliato insinuare che sia diversamente. Forniamo dati degli utenti ai governi esclusivamente nel rispetto della legge. Il nostro team legale rivede ogni singola richiesta e spesso rifiuta di fornire i dati quando le richieste sono eccessivamente ampie o non seguono le procedure corrette. E siamo stati i primi ad essere il piu' trasparenti possibile sulle richieste di dati che ci fanno i governi".

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