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È morto “il Doge” Alvise Zorzi, uno dei massimi studiosi di Venezia

A dare la notizia è stato il figlio su Facebook. Tanti i commenti di politici ed esponenti locali. “Con Alvise Zorzi il Veneto perde una delle colonne portanti della cultura, un protagonista appassionato, conosciuto e stimato della storiografia veneziana”, ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia.
A cura di C. T.
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Alvise Zorzi, il "Doge", scrittore, storico e uno dei massimi studiosi della Serenissima repubblica di Venezia, è morto ieri mattina. A dare la notizia è stato il figlio, con un post su Facebook: "Il Doge è morto. Alvise Zorzi, 10/7/1922 – 14/5/2016". Tantissimi i post di condoglianze e i messaggi a commento di quelle poche parole.

Zorzi aveva lavorato a lungo in Italia e in Europa nel settore della comunicazione: come direttore dei Programmi Culturali della RAI, vicepresidente dell'Unione europea di radiodiffusione. Aveva fatto pare del comitato consultivo per Venezia dell'Unesco e aveva presieduto il comitato per la Pubblicazione delle Fonti per la Storia di Venezia e l'Associazione dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia.

Tanti i commenti di politici ed esponenti locali. "Con Alvise Zorzi il Veneto perde una delle colonne portanti della cultura, un protagonista appassionato, conosciuto e stimato della storiografia veneziana. È una grande perdita, anche sotto il profilo umano. Alla famiglia rivolgo le mie più sincere condoglianze", ha dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, secondo cui Zorzi "ha contribuito instancabilmente allo studio e alla conoscenza della gloriosa epopea della Serenissima, di cui era sinceramente innamorato". Anche il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha voluto lasciare il suo saluto. "Scende il sipario su una grande figura e non si può non essere commossi. Quante anime ha Venezia? Non lo so, non lo possiamo sapere. Ha l’animo di Corto Maltese, di Bernardo Bembo, Andrea Navagero, di Marin Sanudo, Carlo Goldoni, quello trasgressivo di Baffo o di Casanova, il colore di Tintoretto e Tiepolo, la musicalità di Vivaldi o quello geniale di Riccardo Selvatico e chissà di quanti altri: Alvise Zorzi forse li riassumeva, e di certo li capiva, tutti e forse proprio per questo è stato un maestro raffinato più unico che raro nel guidarci nella storia e in quella città che tanto amava", ha detto.

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