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Caso Tempa Rossa, ora Renzi si difende. Ma sbaglia il tiro

Matteo Renzi ospite di Lucia Annunziata (in televisione, ovviamente) difende l’operato del suo governo dicendo che il famoso “emendamento” voluto dall’ex ministra Guidi l’ha voluto lui. E vorrebbe che la sua faccia ci bastasse come garanzia dimenticando di doverci piuttosto spiegare come possa succedere che un’azione politica finisca per essere un “piacere tra amici”.
A cura di Giulio Cavalli
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La strategia difensiva è cambiata: nonostante la sicumera iniziale ora Renzi ha capito che il caso della ministra Guidi non è più scindibile dal governo, la tattica del "è cosa loro, tra la ministra innamorata e il suo compagno" non ha attecchito per niente e c'è da dire che anche il paragone che i twittaroli renziani tra le dimissioni immediate della ministra nell'esecutivo rispetto alle mancate dimissioni della Cancellieri nel governo Letta (sempre per una telefonata inopportuna) non sono apparse una grande idea. Del resto prendere un governo PD per fare un confronto con questo governo (PD) non è proprio una genialata della comunicazione.

E allora? Allora Renzi ora affronta la questione a muso duro come è sua abitudine e si presenta ospite della trasmissione di Lucia Annunziata dicendo che quell'emendamento è roba sua. Sa, Renzi, che il buon capo di governo ha il dovere di avere le spalle larghe e prendersi il fango dei suoi ministri ma la toppa è peggio del buco: riconoscere che uno sviluppo dell'economia italiana (discutibile nella forma ma è un diritto di scelta del governo) debba per forza passare per la famelica bocca di imprenditori avventurieri, lestofanti premurosi e arrampicatori di relazioni personali non è rassicurante, no. Matteo Renzi non dovrebbe convincerci che Tempa Rossa sia una scelta fortemente voluta (ci mancherebbe, saremmo al delirio se non fosse così) ma ci dovrebbe dire come ha intenzione di applicare all'Italia uno sviluppo di cui ne possano giovare i lavoratori, l'economia e le famiglie piuttosto che gli squallidi personaggi intercettati in questa ultima inchiesta.

Perché l'etica e la giustizia sociale non sono i prerequisiti necessari per ogni progetto di sviluppo? Perché è questo che lascia perplessi più di tutto nella vicenda della Guidi: qualcuno ha pagato il fatto di non essere direttamente collegato a membri del governo? La gara è stata regolare? Quell'emendamento poteva essere scritto in modo più liberale e giusto? E, soprattutto, davvero Renzi non vede nessuna inopportunità? Perché al di là delle regole (e i giudici ora ci diranno se sono state rispettate) esiste un percorso politico che qualsiasi decisione deve prendere in modo lapalissiano, cristallino, senza condizionamenti che non siano sotto gli occhi di tutti. E se Renzi dice "l'emendamento è mio" ebbene allora va bene che sia lui l'incapace di trovare un'equa soluzione politica.

Succede tra l'altro che Maria Elena Boschi ci dica che il "PD è sotto attacco". Non si sa bene di chi, ma la frase è ripetuta un po' in tutte le salse e anche se oggi Renzi dice che ha "rispetto per la magistratura", l'evocazione di chissà che turpi poteri forti che vogliano far cadere l'esecutivo fa perlomeno sorridere: quindi c'è una lobby che vuole rovesciare un governo amico della lobby dei petrolieri? Roba forte, non c'è che dire. E non serve che Renzi si dichiari disponibile a farsi ascoltare dai giudici: solo in Italia, tra tutti i Paesi Europei, si è visto un Presidente del Consiglio procrastinare di continua le aule di un tribunale. L'arroganza di sfidare i giudici a una ‘civil tenzone' è inopportuna. Punto.

Renzi mostra i muscoli ma non se ne capisce il senso: sfugge perché il suo metterci la faccia dovrebbe essere di per sé una garanzia e non si capisce a cosa serva specificare ad esempio che da "Tempa Rossa non è uscita ancora una goccia". Anche la denuncia a Beppe Grillo non è un atto politico ma giudiziario. Esattamente a Renzi, ora in versione smargiasso, sarebbe da chiedere dove sia l'innovazione nel difendere il petrolio, quale sia la rottamazione nel solito modo di spremere il territorio. Di questo deve rispondere, Renzi. E non importa che sia sicuro di avere la maggioranza in parlamento davanti a qualsiasi mozione di sfiducia da parte delle opposizione (che tra l'altro non riescono nemmeno a mettersi d'accordo su questo, pensa te): sono proprio i suoi compagni di viaggio che minano la fiducia nei suoi confronti e vederli schiacciare il bottone per salvarlo non gli farà un gran bene.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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