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Doping, per Alex Schwazer ormai è game over. “La mia carriera è finita”

Appena quattro anni fa vinceva l’oro e dichiarava: “Sono uno che non imbroglia, ve lo posso assicurare”. Ieri l’esclusione dai Giochi, a breve arriverà l’espulsione dall’Arma dei Carabinieri. La Ferrero recede il contratto pubblicitario.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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(FILES) Photo taken on August 22, 2008 s

"Io stavo bene oggi, volevo vincere perché me lo merito, perché sono uno che non imbroglia, ve lo posso assicurare". Era il 22 agosto 2008, quando a Pechino disse queste parole, pochi minuti dopo aver vinto l’oro nella marcia di 50 chilometri stabilendo il nuovo record olimpico di 3 ore, 37 minuti e 9 secondi. Per lui, un pianto quasi da bambino, commosso per quel trionfo che giungeva meritato ed inaspettato. Sembra passata una vita, ed invece è meno di quattro anni fa. "Ho fatto tutto da solo, di testa mia: mi assumo la responsabilità. Ho sbagliato, la mia carriera è finita oggi: volevo essere il più forte a Londra". Parole che suonano contemporaneamente come genuine e devastanti. Proprio lui, uno degli atleti più rappresentativi dell’Italia, dal quale ci si aspettava se non un altro oro come a Pechino, un’altra grandissima prestazione da podio, ha tradito lo spirito olimpico, lo sport e l’Italia tutta.

Un pomeriggio di medaglie guastato in un attimo. L’Italia si godeva le imprese di Niccolò Campriani, di Massimo Morandi e di Michele Fabbrizi, quando viene battuta l’agenzia che al CONI sarebbe giunta la notizia di un “esito avverso” ai controlli antidoping per un atleta italiano, e che questi era stato subito escluso dai Giochi. Parte la caccia al nome, ma dura pochissimo. Due ore appena, poi il CONI gli revoca l'accredito alle Olimpiadi, l'atleta viene subito fermato ad Obertsdorf, in Baviera, una manciata di chilometri dal confine tra Germania ed Austra, dove si stava allenando in vista della sua gara, la 50 chilometri di marcia. Sarebbe dovuto andare a Londra il 9 agosto, ma tutto ora salta. Sarebbe già dovuto essere lì, ma alla marcia di 20 chilometri aveva rinunciato per, disse, un brutto raffreddore.

Immediate le reazioni, tutte di condanna. E’ nerissimo Gianni Petrucci. "Una giornata amara perché avevamo avuto grandi risultati, rovinati da questa brutta notizia che ci ha sconvolti”. Non usa mezzi termini. “Abbiamo decretato, insieme a Pagnozzi, l'espulsione dell'atleta. La decisione è chiara: non possiamo transigere, una medaglia in meno e pulizia in più”. Non appare comprensivo, e fa bene, neppure alla notizia che l’atleta ha subito ammesso tutto. “Almeno ha tolto responsabilità ad altre persone. Non togliamo responsabilità a ragazzi che sono maggiorenni". Tolleranza zero. “Mi spiace, è una pagina che non avrei mai voluto vivere, l'immagine, l'etica per noi è tutto”. Ed è giusto così. Distrutto anche il manager dell’atleta altoatesino, Michele Didoni. “Non so se continuerò con l'atletica", ha detto non nascondendo imbarazzo e delusione. Anni e anni di lavoro, fiducia e passione, bruciati da un gesto che da lui, proprio, non ci si aspettava. Quando la notizia che un atleta italiano era stato richiamato per doping, non si sarebbe mai pensato a lui. Che ha preferito avvertire lui stesso chi in questi anni lo aveva seguito da vicino. “Mi ha chiamato e mi ha detto che aveva una brutta notizia, che il fermato per doping era lui” – prosegue Didoni – “Mi ha preso in giro, pensare che un mese fa gli ho messo in braccio mia figlia Micol per il battesimo. Gli ho detto: non hai scuse, a 28 anni non si è più ragazzi. Alex deve crescere come persona e cambiare vita, altrimenti si troverà in difficoltà nella vita. Noi del Gruppo sportivo carabinieri stiamo molto attenti, non esiste che un carabiniere faccia quello che ha fatto lui. Mi auguro che il mio Corpo prenda provvedimenti, non abbiamo bisogno di gente come lui. Continuava a ripetere puerilmente: "mi prendo tutte le responsabilità", senza capire che il suo gesto ricadrà su altri. La madre stava per essere ricoverata al pronto soccorso per la tensione. Non ci sono giustificazioni per quello che ha fatto”.

Delusione e condanna, sul doping niente sconti”, ha fatto subito sapere Franco Arese, il presidente della Fidal. E non ce ne saranno. Manca solo l’ufficialità, ma ormai è certo che la Ferrero gli rescinderà il contratto. Già, perché Alex Schwazer era conosciutissimo dai bambini, per la pubblicità di una nota merendina. Scontata la risoluzione del suo contratto. "Siamo dispiaciuti. Il contratto era in scadenza dopo i Giochi ma negli accordi con i testimonial sono previste clausole di rescissione". Che suona come un: ci sarà un recesso immediato. Neppure l’Arma dei Carabinieri farà sconti: verrà espulso anche da quella. Cala un brutto, bruttissimo sipario su Alex Schwazer.

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