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Doping, il Coni sotto accusa: nessun controllo nel 2012 per gli atleti a medaglia

A puntare il dito contro il Comitato Olimpico Nazionale, i carabinieri del Ros e del Nas che hanno inviato alla procura di Bolzano un documento accusatorio di più di quattrocento pagine.
A cura di Alberto Pucci
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Torna prepotentemente d'attualità, l'indagine che la magistratura di Bolzano sta portando avanti sul scandalo del Doping. Dopo aver tentato di convocare in tribunale Carolina Kostner, per approfondire il caso "Alex Schwazer", la Procura avrebbe ricevuto dai reparti dei Carabinieri del Ros e del nucleo antisofisticazioni e sanità, un documento di 406 pagine, pieno di accuse e di sospetti, da allegare agli atti dell'inchiesta in corso. Secondo i reparti speciali dell'arma, l'apparato speciale antidoping, istituito dal Coni, non avrebbe lavorato seriamente: "Non furono disposti controlli nei confronti della totalità o quasi, dei propri atleti di punta candidati alle medaglie – si legge nel documento – Fu solo una questione di facciata. Il tutto è stato ridotto a una totale messinscena". Accusa pesante che, in effetti, trova riscontro nei fatti accaduti durante Londra 2012, quando i partecipanti alla spedizione azzurra non furono sottoposti, nei mesi precedenti all'Olimpiade, ai controlli rigidi richiesti e ordinati dalla Wada: l'Agenzia antidoping mondiale.

Oltre a Schwarzer, c'è di più – Il dubbio che il marciatore di Vipiteno non fosse l'unico ad essere dopato, durante l'edizione britannica dei giochi olimpici, è sorto a molti protagonisti dell'inchiesta in corso. In attesa che Carolina Kostner si presenti in aula, per la sua deposizione, la magistratura di Bolzano avrebbe ricevuto documenti "scottanti", provenienti dalla Wada, che potrebbero far cadere molte teste: prove importanti, confermate anche da un recente comunicato ufficiale del Coni che parlava di una "documentazione acquisita presso organismi internazionali". L'ostacolo maggiore che, fin qui, hanno incontrato gli organi predisposti a scoprire la verità e i componenti della magistratura sarebbe l'omertà, come ha confermato il procuratore capo di Bolzano Guido Rispoli: "L'ambiente omertoso come quello dello sport agonistico di alto livello – ha spiegato il pm in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport – ha di gran lunga ridotto la possibilità d’intervento della magistratura penale". Una "bruttura" tutta italiana, resa ancor più grave dalla nonchalance con cui sono stati graziati tutti quegli atleti (sarebbero più di trenta), che si rifiutarono di sottoporsi ai controlli antidoping.

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