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Denuncia i capi per sfruttamento sul lavoro: lo investono con l’auto

L’uomo, un marocchino di 40 anni, aveva denunciato di essere stato impiegato illegalmente in un’azienda i Prato. In un’occasione, dopo un suo infortunio, sarebbe stato scaricato di fronte ad un ospedale della zona. Da lìa la decisione di rivolgersi alle autorità. Due uomini in manette per tentato omicidio. ’uomo, un marocchino, ha denunciato di «essere stato a lungo impiegato illegalmente al Forteto». Ma il presidente della cooperativa Palanti, smentisce: «Non abbiamo lavoranti esterni. Ho dato mandato ai miei legali di prendere immediati provvedimenti di Giorgio Bernardini.
A cura di Biagio Chiariello
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Due cittadini pakistani di 55 e 57 anni sono stati fermati a Prato perché accusati di tentato omicidio dopo aver cercato di investire un 40enne di nazionalità marocchina. Sembra che alla base del gesto ci fosse una denuncia di sfruttamento lavorativo da parte della vittima. Proprio la procura di Prato ha in corso una indagine sul fenomeno del caporalato che aveva già portato nei mesi scorsi ad alcuni arresti. L’episodio era avvenuto il 30 gennaio scorso: l’uomo investito aveva riportato numerosi traumi alla testa ed alle gambe: è ancora ricoverato all’ospedale di Santo Stefano di Prato.

Secondo le indagini della procura, nel maggio del 2016, il 40enne aveva letto sui giornali dell’inchiesta della procura pratese sul fenomeno del caporalato nel Chianti, con lo sfruttamento di profughi che venivano impiegati in un’azienda vitivinicola ( la “Coli s.p.a”). Avrebbe così deciso di denunciare a sua volta di essere vittima di episodi analoghi, sempre in Toscana ma in un altro luogo. Il marocchino aveva poi raccontato ai magistrati di aver lavorato illegalmente per diversi mesi, assieme ad altri operai stranieri nella sua stessa condizione in una azienda agricola, e di essersi infortunato ad una vertebra durante una giornata di lavoro. In seguito a quest’incidente il quarantenne sarebbe stato scaricato di fronte all'ospedale di Prato da uno dei caporali pakistani che reclutavano lavoratori. La stessa persona che poi avrebbe cominciato a minacciarlo, in seguito  alla denuncia.

Di fronte alla decisione di non ritirare le accuse, il 30 gennaio l’uomo è stato investito mentre attraversava la strada e non ha avuto bisogno di riconoscere i suoi attentatori, dato che sono stati loro stessi a fermarsi scendendo dalla macchina: “Stai attento, ritratta. Noi resteremo impuniti”, gli avrebbero detto i suoi aggressori. I due sono stati fermati stamane ed è in corso in queste ore l’udienza di convalida per le accuse di lesioni gravi e tentato omicidio. Il procuratore capo di Prato Giuseppe Nicolosi ha spiegato che "le indagini proseguono per capire se davvero anche in altre zone della regione esiste questo fenomeno"."Il metodo utilizzato dalle persone fermate, anche se qui non viene contestato a livello penale, e' quello mafioso", ha detto Nicolosi.

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