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Daniel Pennac a Napoli visita la redazione di Fanpage.it

Lo scrittore francese Daniel Pennac, uno dei nomi più importanti della letteratura contemporanea, è venuto in visita nella redazione napoletana di Fanpage.it e si è fermato con noi per un’intervista in cui ci ha raccontato i suoi progetti futuri e come è nata in lui, alunno non proprio brillante ai tempi della scuola, la vocazione per la scrittura.
A cura di Andrea Esposito
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Tre giorni prima degli attentati di Parigi del 13 novembre è venuto a trovarci nella redazione napoletana di Fanpage.it lo scrittore francese Daniel Pennac, uno dei nomi più importanti della letteratura contemporanea. Pennac ha visitato i nostri uffici di via Santa Lucia e si è fermato per un’intervista in cui ci ha raccontato i motivi che lo hanno portato in città: “Sono venuto a Napoli per aiutare il progetto culturale “Casa”, Centro per le Arti della Scena, nato dall’idea di Roberto Roberto e Ludovica Tinghi, un progetto teatrale nell’accezione più ampia del termine, dove si insegna sia il teatro come arte, sia i mestieri ad esso connessi”.

Pennac, infatti, si trova a Napoli già da alcune settimane dove sta lavorando anche a un nuovo testo ed ha tenuto, lunedì 9 novembre, un incontro al cinema Modernissimo che ha visto la partecipazione di moltissimi giovani. Nel corso della nostra intervista gli abbiamo chiesto innanzitutto cosa pensa di Napoli, una città spesso citata come esempio negativo, e lui ci ha risposto: “Io adoro gli esempi negativi… in Francia accade la stessa cosa con Marsiglia. Amo Napoli così come amo Marsiglia, sono entrambe città che emanano un fascino incredibile”.

In seguito gli abbiamo chiesto di raccontarci come lui, la cui carriera scolastica non è stata particolarmente brillante, sia poi diventato non solo uno scrittore di enorme successo, ma anche un professore di scuola, amatissimo dai suoi studenti: “Da bambino avevo qualche problema di apprendimento, ero lento… infatti mi sono diplomato a 20 anni, con due di ritardo rispetto agli altri. Tuttavia credo che sia un grande errore giudicare i bambini dalla velocità con cui apprendono o pensare che se un bambino in un dato momento ha dei problemi non potrà mai riscattarsi o fare una brillante carriera. Io, ad esempio, ho conosciuto dei professori che mi hanno molto incoraggiato e aiutato solo alla fine del mio percorso di studi”.

Infine ci ha raccontato un aneddoto che suona particolarmente interessante ai giorni nostri: “Quando ero bambino non ci era sempre consentito di leggere. Oggi ogni genitore assilla i propri figli con la lettura, mentre ai miei tempi era considerata una perdita di tempo, bisognava o fare i compiti o andare a giocare all’aperto. Così io leggevo i miei libri preferiti sotto le coperte, in collegio, e il giorno seguente non potendo proseguire la lettura mi divertivo a scrivere proseguendo le storie che avevo iniziato. È nata così la mia vocazione per la scrittura, attraverso la lettura”.

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