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Crisi economica e bond: l’Italia chiede aiuto alla Cina

Confermate dal Tesoro le indiscrezioni sui contatti tra il Ministro Tremonti e i fondi di investimento cinesi. Probabilmente l’argomento dei colloqui è stato l’acquisto di titoli di Stato per finanziare il debito pubblico italiano.
A cura di Antonio Palma
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Berlusconi al vertice italo-cinese

Certamente è una grossa sorpresa la notizia anticipata dal Financial Times secondo la quale il nostro Governo starebbe trattando con i cinesi per un grosso acquisto di titoli di Stato italiani.  L’incontro tra gli uomini del Tesoro e alcuni investitori cinesi si è effettivamente tenuto nei giorni scorsi, a confermarlo lo stesso Ministero dell’economia, ma sugli argomenti discussi vi è ancora incertezza.

Secondo le indiscrezioni, Tremonti, preoccupato per l’andamento dei mercati e dell’economia italiana, starebbe cercando investitori con grosse possibilità di liquidità. Dove altro cercarli se non in una di quelle nazioni che, nonostante la crisi mondiale, continua inarrestabile il suo ritmo di crescita ed è sempre più alla ricerca di nuovi mercati e possibilità.

Certamente al Ministro dell’economia è ben chiaro che gli interessi crescenti dei nostri Btp non sono per nulla sostenibili sul lungo periodo. Neanche gli acquisti da parte della Bce riusciranno a frenare la corsa dei nostri titoli di stato e, comunque, gli aiuti indiretti non potranno durare a lungo. L’opzione cinese, quindi, è tutta da studiare, con colloqui non solo con il fondo sovrano China Investment Corp, ma anche con gli altri fondi di investimento.

Dopo il periodo dei timori leghisti per l’invasione delle merci cinesi e le minacciose proposte doganali, ora è il tempo del dialogo. Oramai il Paese del dragone non è più solo quello delle merci scadenti e a basso costo, ma anche quello di grossi imprenditori con parecchio denaro da investire. Certamente gli asiatici non lo faranno per beneficenza, ma cercheranno di riceverne vantaggi per entrare nel mercato industriale italiano.

Dalla Cina intanto nessuna conferma o smentita alle trattative, anche se gli esperti ricordano come l’interesse per i titoli da parte dei fondi cinesi non è mai andato al di là di acquisti limitati. Secondo alcuni calcoli, al momento la Cina possiederebbe circa il 4 % del nostro debito pubblico, l’idea è di portare la percentuale almeno al 10%. Ma allo studio del Tesoro, per fare cassa, ci sarebbero anche cessioni di parti di aziende strategiche, come Eni ed Enel.

Le Borse hanno reagito bene alla notizia, anche se durante la giornata quasi tutti i mercati europei hanno preso la via dei ribassi. Lo spread dei nostri Titoli intanto si avvia verso traguardi negativi mai raggiunti, quelli decennali hanno sfondato quota 400 punti, mentre quelli quinquennali sono arrivati addirittura a 477 punti di divario dai Bund tedeschi.

Si capisce come la carta cinese al vaglio di Tremonti non sia affatto un azzardo, anche la maggior potenza economica del mondo, gli Stati Uniti, da anni ormai ha affidato gran parte del suo debito nelle mani dei fondi cinesi, legando sempre di più le due economie l’una all’altra.

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