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Confindustria: “In Italia la ripresa economica non è nemmeno cominciata”

Il Centro Studi di Confindustria descrive la situazione economica in Italia e nel mondo. Nel nostro paese pil fermo nel 2014.
A cura di Davide Falcioni
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"In Italia la ripresa economica non è nemmeno cominciata". Il giudizio, lapidario, arriva dal Centro Studi di Confindustria, che nella sua analisi sul mese di luglio dà i voti ai vari paesi, promuovendo gli Stati Uniti e i mercati emergenti, dando una striminzita sufficienza ai paesi dell'Unione Europea e bocciando l'Italia. Secondo Confindustria il nostro paese "era in crisi prima della crisi e continua a esserlo", come conferma la dinamica piatta del Pil nel 2014. Se quindi l'anno in corso è destinato a non riservare buone notizie, le speranze sono rivolte al 2015, anche se ripartire da una situazione di stallo come quella attuale non sarà semplice: "Partendo da fermi l'impresa è più difficile, ma non impossibile se si agisce in prima battuta sul credito, sulla competitività e sugli investimenti pubblici. E se si lavora con ancor più lena sui molti fronti delle riforme, per restituire fiducia alle famiglie e alle imprese".

La drammatica situazione economica italiana emerge chiaramentedagli indicatori presenti nel rapporto di Confindustria, con la spesa delle famiglie nel secondo trimestre, rimasta "fiacca" dopo il +0,1% nel primo trimestre. In flessione le immatricolazioni auto (- 2,0% congiunturale, dal +4,2% nel primo trimestre), malgrado il +0,6% di giugno. Ma se i dati raccontano un paese insabbiato nella crisi, l'indice di fiducia dei consumatori è cresciuto del 6,4% nel trimestre, pur scendendo dello 0,5% a giugno.

Eurozona "buco nero della crescita mondiale"

Nella sua analisi il Centro Studi di Confindustria promuove l'economia statunitense che "grazie alla corretta sequenza e al pragmatismo delle politiche, si è instradata su un sentiero di solida espansione ed è ben oltre i picchi pre-crisi". Ok l'India, tornata a "marciare più speditamente" ma anche la Cina che "pur non tornando ai ritmi passati, ha acquisito una stazza tale da dare un forte contributo alla domanda internazionale". E se i giudizi verso i colossi internazionali sono lusinghieri, nei confronti dell'Eurozona si parla di "buco nero della crescita mondiale". Qui i "divari nelle performance sono sempre meno sostenibili e la lista dei paesi che stentano a ritrovare il rilancio va ben oltre i soliti noti".

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