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Chiama la polizia per rumori sospetti in casa, gli agenti arrivano ma uccidono lei

L’episodio ha scatenato nuove polemiche contro la polizia visto che gli agenti non avevano nemmeno le telecamere attivate come invece prevedono le norme locali.
A cura di A. P.
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Aveva sentito degli strani rumori pervenire dal retro della sua abitazione così aveva deciso di chiamare la polizia per un controllo ma durante l'intervento degli agenti qualcosa è andato storto e i poliziotti hanno sparato alcuni colpi che l'hanno centrata in pieno uccidendola. È la terribile storia che arriva da Minneapolis, nello stato del Minnesota, in Usa, e sulla quale ora è in corso una inchiesta. La vittima è la 40enne Justine Damond, originaria dell'Australia, che si era trasferita in Usa da circa tre anni cerandosi una familgia.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti  da parte del dipartimento di pubblica sicurezza locale, gli agenti erano accorsi sul posto sabato alle 23.30 ora locale dopo una chiamate che segnalava persone sospette nel vicinanze della casa della donna. Poi ad un certo punto uno dei poliziotti ha aperto il fuoco colpendo a morte la 40enne. Al momento non è stato possibile chiarire cosa abbia spinto gli agenti a sparare e ricostruirlo con certezza sarà ancora più difficile visto che i  poliziotti non avevano le telecamere attivate.

Una circostanza che ha scatenato nuove polemiche contro la polizia, criticata pubblicamente anche dal sindaco di Minneapolis, Betsy Hodges, che ha dichiarato che intende scoprire perché le telecamere non sono state accese come invece prevede il protocollo. Entrambi gli agenti di polizia coinvolti nella sparatoria sono in congedo amministrativo retribuito, in attesa delle indagini.

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