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Che cosa sono le FARC e perché i colombiani hanno detto “No” all’accordo di pace

Cosa sono le Farc, l’organizzazione guerrigliera colombiana che lotta per la redistribuzione delle ricchezze in un paese dove oltre il 60% delle terre appartiene allo 0,4% della popolazione.
A cura di Davide Falcioni
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Cosa sono le FARC? E perché, anche in Europa, da giorni questa si parla insistentemente di questo gruppo armato? Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia sono un'organizzazione guerrigliera comunista fondata nel 1964 all'indomani della cosiddetta Operazione Marquetalia, un imponente blitz militare organizzato dal governo di Bogotà con il supporto degli Stati Uniti atta a reprimere con le armi alcune esperienze di auto-organizzazione messe in campo da gruppi di contadini nelle regioni di Tolima e Huila: questi agricoltori avevano fondato "inaccettabili repubbliche indipendenti" (secondo il governo), mettendo in campo modalità di lavoro cooperativo che mal si conciliavano con quelle promosse dai grandi proprietari terrieri.

Perché i contadini impugnarono le armi

Ebbene, in seguito alla feroce repressione subita quei contadini decisero che la resistenza armata fosse l'unica via praticabile: così nacquero le FARC –  Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, Ejército del Pueblo: i contadini impugnarono vecchi fucili e organizzarono una guerriglia volta a instaurare una democrazia socialista nel paese. Le prime azioni vedevano la partecipazione di piccole unità estremamente mobili che compivano attacchi di bassa intensità, ma con il passare degli anni – e soprattutto a partire dagli anni '80 – complice il commercio di cocaina le Farc ebbero accesso a importanti fonti di finanziamento: aumentarono le armi e con esse gli uomini disponibili, le azioni si fecero più importanti e sempre più spesso i guerriglieri ebbero la meglio sui soldati dell'esercito colombiano, conquistando il controllo di numerose aree del paese e arrivando a controllare non meno del 25% del territorio colombiano.

Cosa sono le Farc oggi

Oggi le Farc sono un'organizzazione costituita da quasi 7mila combattenti oltre ad altri 20mila "irregolari" di supporto nei principali centri urbani. Il gruppo guerrigliero è retto da una segreteria di sette uomini, il cui leader è Rodrigo Londoño Echeverri, meglio noto con il soprannome Timochenko: vi è poi uno Stato Maggiore Centrale di 30 uomini e donne e da 67 fronti combattenti ai quali fanno capo i membri effettivi dell'"esercito popolare".

Chi è Timochenko, il capo delle Farc: medico-guerrigliero come Che Guevara

L'attuale capo delle Farc è Rodrigo Londoño Echeverri, 55 anni, medico cardiologo arruolatosi nel 1982 e in soli quattro anni arrivato ai vertici dell'organizzazione: esperto di intelligence, ma abile comandante anche sui campi di battaglia, ha approfondito gli studi marxisti frequentando le scuole di formazione politica organizzate proprio dalle Farc nelle foreste colombiane. Ritenuto oggi il principale artefice dell'accordo di pace, è stato in realtà per anni il nemico numero uno del governo americano, che sulla sua testa aveva messo una taglia da 5 milioni di dollari.

I rapporti tra le Farc e l'Italia

Le Farc sono state a lungo considerate un'organizzazione terroristica dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti, anche se l'Onu ha sempre rifiutato di iscrivere il gruppo armato nella "lista nera". L'Italia si è accodata ai suoi alleati, anche se nel nostro paese alcune forze politiche – soprattutto della sinistra radicale – hanno sempre rivendicato il loro sostegno al gruppo armato. Tra queste Rifondazione Comunista: fu il governo colombiano nell'agosto del 2008 a segnalare contatti tra leader guerriglieri colombiani e Ramon Mantovani, all'epoca responsabile esteri del PRC e pochi anni prima artefice dell'arrivo in Italia di un altro rivoluzionario, Ocalan. Il governo di Bogotà denunciò contatti "non solo politici" tra il partito italiano e le Farc: contatti che effettivamente Rifondazione rivendicò spiegando che avevano l'obiettivo di far riprendere il processo di pace. Contatti che tutt'ora il partito alimenta.

Gli obiettivi politici delle Farc e i punti dell'accordo di pace

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia sostengono di rappresentare le classi più povere del paese (contadini, operai, disoccupati…) in opposizione a quelle ricche: per questo sono contrari alla privatizzazione delle risorse naturali e alla presenza delle multinazionali e si oppongono all'ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni colombiani. Timochenko e i suoi chiedono una riforma agraria che redistribuisca le terre ai lavoratori ma che sia anche attenta all'ambiente. L'intesa di pace siglata nei giorni scorsi dalle Farc e dal governo prevede il progressivo disarmo di tutti i guerriglieri in cambio della piena legittimazione politica delle Forze Armate Rivoluzionarie e dell'accesso alle elezioni. Il trattato, inoltre, prevede la restituzione delle terre ai piccoli proprietari in cambio dell'interruzione della vendita di cocaina da parte delle Farc. Il tema dell'agricoltura è assolutamente centrale se si intende comprendere le ragioni delle Farc: uno studio dello scorso anno, infatti, ha dimostrato come la metà dei terreni fertili di tutto il paese appartenga ad appena lo 0,4% della popolazione.

Perché la maggioranza dei colombiani ha detto "No" all'accordo di pace

A sorpresa, l'accordo di pace siglato la scorsa settimana e sottoposto al voto referendario ieri ha visto la vittoria del fronte del No. Seppur per appena 65mila voti, i cittadini colombiani hanno bocciato la trattativa decretando un KO politico per il presidente Juan Manuel Santos e una pericolosa fase di stallo. Timochenko ha garantito che le Farc manterranno l'impegno del "cessate il fuoco" e utilizzeranno "solamente le parole come arma per la costruzione del futuro", ma è indubbio che l'esito della consultazione rappresenta un punto fortemente critico e inaspettato: il negoziato, infatti, aveva ottenuto la benedizione di Barack Obama e di Papa Francesco. Cosa ha fatto sì che l'accordo fallisse? Molto probabilmente è stato determinante il "contributo" offerto da Alvaro Uribe, leader della destra conservatrice che ha messo in campo una campagna contro il rischio di una "dittatura della sinistra" a tratti imbarazzante. Uribe è riuscito a convincere più della metà degli elettori che la trattativa sarebbe stata per loro estremamente svantaggiosa e che di fatto decretava un successo schiacciante delle Farc che, dopo anni di guerriglia, avrebbero riottenuto una "verginità". Fondamentale, secondo alcuni osservatori, è stato anche il silenzio della chiesa colombiana: se Papa Francesco ha infatti sponsorizzato la causa, molti vescovi nel paese avrebbero lavorato sotto traccia per far naufragare l'accordo.

Quel che è certo è che la Colombia ha perso una grande occasione: quella di sancire una pace duratura dopo una guerra che in 50 anni ha prodotto oltre 230mila morti.

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