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Bersani: “Se Renzi andasse al voto subito sarebbe scissione. E faremo nuovo Ulivo”

In una intervista all’Huffington Post l’ex segretario del PD disegna la strada della minoranza: “Non voglio la scissione, ma in quel caso estremo non si aspettino, lo dico agli osservatori, che semplicemente avvenga qualcosa che assomigli a una rottura tra Margherita e Ds. Otto anni non son passati invano e l’idea del Pd risorgerebbe dalla ceneri, perché è una idea buona”.
A cura di Redazione
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Tira un’aria pessima all’interno del Partito Democratico e un’ulteriore conferma arriva dall’intervista che Pier Luigi Bersani rilascia ad Alessandro de Angelis su Huffington Post. Parole che confermano quanto sia ampia la frattura tra il segretario Matteo Renzi e le diverse anime della minoranza e come la partita decisiva si giochi intorno al congresso del partito. Dopo il durissimo attacco di Michele Emiliano, dunque, tocca a Bersani rincarare la dose: “Vogliamo dirci la verità? Per anticipare il Congresso servono le dimissioni del segretario. Evidentemente qualcuno non si vuole dimettere, e infatti il Congresso anticipato non l'ha mai proposto. Ora dico io: chiamalo come vuoi, Congresso, primarie, ma un luogo di confronto e di contendibilità lo chiedo.”

La richiesta dell’ex segretario è chiara: congresso subito, “per discutere di come andare al voto” e chiarire anche quale sarà la nuova legge elettorale visto che “siamo passati in poche settimane da un sistema che era il record mondiale del maggioritario a un iper-proporzionale senza bussola, senza discutere”.

Quanto alle polemiche di queste ore su vitalizi e posti in Parlamento, Bersani si mostra irritato: “E per favore: evitiamo le volgarità dei discorsi sulle seggiole. Io, Speranza, altri abbiamo dimostrato che noi ai posti semmai rinunciamo, in nome delle battaglie sui principi. È offensivo dire che vuole posti chi sta dicendo che bisogna abolire l’aberrazione dei nominati”.

L’affondo di Bersani arriva in chiusura di intervista, con la prospettiva di una scissione interna che, nella lettura dell’ex segretario, sarebbe interamente da imputare a Matteo Renzi:

“Vuole andare al voto per evitare Congresso, manovra, referendum della Cgil, evitare tutto… Ma uno che governa non è mica uno slalomista! Qualche paletto deve prenderlo. La sconfitta, andando avanti così, non è evitabile […] Se chi ha la responsabilità di decidere tira dritto, allora risponderà del fatto che non c’è più il Pd […] E aggiungo: in quel caso estremo non si aspettino, lo dico agli osservatori, che semplicemente avvenga qualcosa che assomigli a una rottura tra Margherita e Ds. Otto anni non son passati invano e l’idea del Pd risorgerebbe dalla ceneri, perché è una idea buona. Un Pd a servizio di un’area larga, ulivista, plurale, può essere tradito: ma viene fuori da un'altra parte. Non nascerebbe, nel caso estremo, la Cosa 3 di Bersani e D’Alema, ma un soggetto largo, plurale, ulivista”.

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