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Beni culturali e terremoto: i volontari chiamano, il ministero non risponde. Ma perché?

Da oltre due mesi, volontari specializzati ed esperti hanno dato la loro disponibilità per la messa in sicurezza dei beni culturali danneggiati dal sisma, ma dal MiBACT nessuna risposta.
A cura di Redazione Cultura
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L'Italia centrale è in macerie. Le due ondate sismiche da agosto a oggi hanno messo in ginocchio la vita sociale ed economica di più di 100 borghi sulla dorsale appenninica del nostro Paese.

Come da più parti è stato sottolineato, bisogna dare la precedenza alla messa in sicurezza della vita umana, delle abitazioni, delle attività produttive. Non v'è dubbio che sia così e nessuno oserebbe sostenere diversamente.

Eppure due mesi sembrano davvero troppi per non mettere in campo le prime misure di messa in sicurezza del patrimonio artistico e culturale danneggiato o in pericolo dopo il sisma.

Ieri Fanpage.it ha pubblicato l'appello del professor Francesco Maria Orsolini sulla pala d'altare di Giambattista Tiepolo conservata nella chiesa di San Filippo nel centro di Camerino con il tetto parzialmente crollato e che quindi, rischia, alla prossima scossa di venir giù e danneggiare in maniera irreparabile un capolavoro del nostro patrimonio artistico.

Qualche giorno fa, invece, era toccato alla Basilica di Norcia, di cui tutti sappiamo. Oggi, invece, dalle colonne dell'Huffington Post si fa sentire la presidente di Legambiente. Rossella Muroni ha denunciato chiaramente l'immobilismo del MiBACT, a oltre due mesi dal sisma del 24 agosto, nell'attivare quelle squadre di volontari specializzati che potrebbero aiutare le operazioni di salvaguardia del patrimonio culturale in quei luoghi:

A oggi tutto tace e nella partita dell'emergenza terremoto il volontariato specializzato sembra essere stato "accantonato".

A questo punto è lecito chiedersi: come è possibile che stia accadendo tutto ciò? E, soprattutto, perché finora il ministro Franceschini e i suoi collaboratori non sono riusciti a rispondere tempestivamente all'emergenza "culturale" a seguire immediatamente quella "umana" e "sociale"?

Secondo Tomaso Montanari, la responsabilità è dovuta a due motivi: da un lato il disinteresse del ministro verso la mission del suo stesso ministero (Franceschini, dopo il referendum, sarebbe in odore di cambio di poltrona), dall'altro il crescente spostamento di interesse da parte dei dirigenti ministeriali verso i musei con conseguente riduzione dell'impegno verso quel tipo di patrimonio artistico conservato nei borghi.

Non sappiamo se quest'interpretazione corrisponda a verità, né a questo punto ci interessa saperlo. Sarebbe importante che in quest'emergenza intervenisse direttamente il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi per affrontare un problema che, per pastoie burocratiche, incapacità o chissà cos'altro, nessuno al MiBACT sta affrontando. O che sta affrontando con un ritardo imperdonabile.

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