“Voglio bene ai miei amici, ma non sopporto i loro figli”: cosa fare per non perdere il rapporto

Voler bene agli amici non significa necessariamente provare simpatia anche per i loro figli. È una realtà scomoda, che spesso si vive in silenzio, spesso con senso di colpa, perché la norma sociale sembra imporre che amare qualcuno includa automaticamente accogliere anche la sua famiglia. Non sempre però è così. Gli adulti costruiscono legami profondi tra loro e l’arrivo dei bambini può introdurre un cambiamenti difficili da accogliere. A volte la distanza nasce da una certa mancanza di esperienza con i più piccoli; altre volte, dal dolore personale legato al non essere genitori. In molti casi, è semplicemente una questione di compatibilità caratteriale. I bambini molto vivaci, costantemente in movimento, o adolescenti sempre connessi al telefono possono generare irritazione anche nelle persone più pazienti.
A occuparsi di questo terreno emotivo spesso taciuto è Catherine E. Wood, docente di Psicologia Clinica presso la Swinburne University of Technology, che in un recente articolo pubblicato su The Conversation ha cercato di offrire alcuni suggerimenti a chi vive questo tipo di imbarazzo, senza voler rinunciare al rapporto con gli amici.
Le differenze che complicano le relazioni
Uno dei motivi per cui si fatica ad apprezzare i figli degli altri ha a che fare con le diverse aspettative educative. Ogni adulto porta con sé il modello in cui è cresciuto e quello che, se è genitore, applica a sua volta. A tal proposito, Wood sottolinea come spesso si tenda a dare per scontato che le regole alle quali siamo abituati siano le stesse per tutti, dagli orari dei pasti ai rituali serali, passando per le modalità di relazione con i più grandi. Quando però ci si accorge che le altre persone, per quanto care, adottano stili di vita differenti, le distanze possono accentuarsi.
Un'altra ragione che può provocare un allontanamento sono poi i cambiamenti di prospettive che riguardano qualsiasi adulto che diventa genitore. All'improvviso, gli amici con cui ci si confidava ogni giorno iniziano a parlare quasi solo di pappe, pannolini e sonno. È naturale che chi non vive in prima persona queste situazioni possa sentirsi escluso. Con la crescita dei figli, la situazione non sempre migliora. Con l'adolescenza entrano in gioco nuovi elementi – messaggi continui che interrompono le conversazioni, richieste di passaggi in auto, genitori costantemente connessi ai figli tramite chat – che rendono ancora più difficile mantenere un rapporto assiduo con l'amico o l'amica di un tempo.
In casi simili, sottolinea Wood, non è raro trovarsi a rimandare inviti, a cancellare appuntamenti all'ultimo, anche senza spiegazioni. Le tensioni aumentano soprattutto quando si prova a "correggere" i figli altrui o a dare consigli non richiesti. In alcuni casi estremi, anche amicizie solide possono incrinarsi.
Le strategie per non perdere il rapporto
Come si può dunque conservare legami a cui si tiene? Secondo la psicologa, le amicizie richiedono cura e impegno tanto quanto le relazioni familiari. Per questo, la pazienza va estesa anche ai figli degli altri. Una strategia per raggiungere questo obiettivo può essere organizzare occasionali incontri senza bambini, oppure limitarne la durata, ovviamente senza pretendere che un genitore stravolga la sua routine. Se invece ci si vede a casa propria, non è affatto sbagliato stabilire confini chiari, anche se espressi con gentilezza (niente scarpe sul divano, toni di voce accettabili, alcune stanze off limits). Wood invita però a evitare giudizi diretti: meglio non trasformarsi nel genitore di qualcun altro.
Se poi arriva una richiesta di consiglio o viene domandato un parere, il suggerimento è separare il bambino dal suo comportamento. Mai dire "tuo figlio è fastidioso", suggerisce Wood, ma provare a prendere la questione da una prospettiva diversa: "Sembra molto stanco dopo la giornata".
L'ultimo consiglio di Wood è quello di ricordarsi che nulla, nel comportamento dei bambini, è privo di senso. L'esperta ha ricordato che spesso agiscono per comunicare bisogni che non sanno esprimere: difficoltà a scuola, tensioni familiari, motivi di salute. Di fronte a qualcosa che irrita, l'invito della psicologa è quello di coltivare curiosità, gentilezza e compassione, anche se non sempre è così semplice. "Sono qualità che aiutano a ritrovare la strada dell’affetto verso gli amici – e, almeno per la maggior parte del tempo, anche verso i loro figli". Non è obbligatorio amare i figli degli altri, ma è possibile mantenere relazioni preziose scegliendo di comprendere, più che di giudicare.