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Vietare social e smartphone ai bambini? Meglio diventare genitori “delfino”: l’opinione della psicologa

La presenza sempre più invadente di smartphone e social nella vita dei più giovani impone ai genitori nuove responsabilità educative. Se Però vietare del tutto la tecnologia non appare realistico, l’assenza di regole ben definite rischia di impedire ai piccoli di utilizzare gli strumento della modernità con la giusta consapevolezza. La psicologia Jean M. Twenge dell’Università di San Diego ha pertanto indicato un approccio genitoriale incentrato sull’equilibrio per poter rispondere in modo efficace a questa nuova sfida educativa: è lo stile “delfino”, che unisce fermezza ed empatia, aiutando i figli a crescere informati e resilienti nel mondo digitale.
A cura di Niccolò De Rosa
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La tecnologia è ormai una presenza costante fin dai primi anni di vita dei bambini. Tablet e smartphone accompagnano la crescita molto prima che i piccoli siano in grado di comprenderne le implicazioni e per i genitori si apre così una sfida complessa: garantire ai figli un equilibrio tra utilizzo degli strumenti digitali e sviluppo di competenze personali e sociali, senza cedere alla tentazione di un divieto totale che rischierebbe di isolarli dai coetanei. Insomma, si tratta di un compito educativo tutt'altro che semplice.  Per questo Jean M. Twenge, docente di psicologia all’Università di San Diego, è recentemente intervenuta sull'americana CNBC per analizzare i principali stili genitoriali oggi diffusi, spesso descritti con metafore marine, fino a individuarne uno che sembra rispondere meglio alle esigenze della società contemporanea.

Genitori e stili educativi

Tra genitori spazzaneve, mamme tigri e adulti elicottero – classificazioni diventate  di moda persino tra gli studiosi per descrivere precisi pattern di comportamento genitoriale – la dottoressa Twenge ha preso in considerazione soprattutto quattro approcci dai nomi "marittimi.  Il primo è quello che riguarda i genitori "pesce", disimpegnati, che si limitano a garantire i bisogni primari lasciando i figli senza guida né regole. All’estremo opposto si collocano i "squali tigre", autoritari, pronti a imporre disciplina severa ma incapaci di offrire calore e ascolto. Poi ci sono i genitori "spugna di mare", molto affettuosi ma quasi mai pronti a dire no, un modello permissivo che lascia i bambini privi di confini chiari. Infine, ecco i genitori "delfini", capaci di unire fermezza e empatia, regole e spiegazioni, offrendo un'educazione bilanciata che combina affetto e autorevolezza.

Confini, regole e approcci

Il tema dell'equilibrio nella crescita diventa cruciale davanti a smartphone, tablet e social network. Cedere sempre alle richieste dei figli – più tempo online, un profilo su Instagram prima del tempo, la possibilità di chattare senza limiti – può sembrare la strada più semplice per evitare conflitti. Si tratta tuttava una scorciatoia rischiosa. "Il compito del genitore non è rendere il figlio felice a ogni costo, ma aiutarlo a crescere come adulto competente e indipendente", aveva ricordato la psicologa clinica Becky Kennedy, in un'intervista rilascita lo scorso agosto.

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Applicare il modello "delfino" significa invece stabilire regole precise, come niente telefono in camera di notte, un’età minima per i social o limiti chiari al tempo di utilizzo. Ma non basta imporre: occorre spiegare il perché. Non un secco "perché lo dico io", bensì un messaggio di responsabilità che faccia capire come il ruolo del genitore sia quello di prendere decisioni utili per la crescita dei figli, anche se a volta tale scelte fanno arrabbiare. La differenza sta pertanto nel modo in cui i figli percepiscono i confini. Se il divieto è vissuto come punizione, crescerà il risentimento. Se invece viene spiegato come una forma di protezione, il legame di fiducia rimane saldo e il figlio farà proprie le regole trasmesse dalla figura educante. I genitori "squalo tigre", spiega Twenge, ottengono obbedienza solo finché sono presenti, mentre i figli di genitori permissivi rischiano di non sviluppare autocontrollo e senso del limite. Il modello del delfino, invece, insegna che le regole non sono barriere, ma strumenti per muoversi nel mondo con sicurezza.

La tecnologia non è pertanto un nemico da demonizzare, ma un ambiente in cui i bambini vanno accompagnati. Dire sempre “sì” può facilitare la vita quotidiana, ma mina nel lungo periodo la capacità dei figli di concentrarsi, costruire relazioni sane e gestire la propria autonomia. La genitorialità, del resto, non è un rapporto alla pari: i bambini non hanno ancora l’esperienza né la maturità per scelte che li riguardano sul lungo periodo.

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