Uno studio rivela perché dovresti cantare a tuo figlio: “Migliora l’umore e il benessere dei neonati”

Cullare un neonato tra le braccia e accompagnare il movimento con una ninna nanna è un gesto istintivo che molte mamme e molti papà compiono quotidianamente per confortare e far sentire la propria presenza al piccolo. Per la scienza però, questa pratica cela un valore ben più profondo di una semplice coccola. Secondo uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Child Development, cantare regolarmente ai propri figli nei primi mesi di vita non solo migliora l’umore dei neonati, ma può portare benefici anche alla salute mentale dei genitori.
Una ricerca tra tecnologia e tradizione
Lo studio è stato condotto da un’équipe di ricercatori provenienti da università di prestigio come Yale, Princeton e l’Università di Auckland, coinvolgendo 110 caregiver e i loro bambini, per lo più residenti negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda. L’obiettivo era capire se un intervento basato su un’app per smartphone potesse incentivare i genitori a cantare di più ai loro figli e se ciò potesse portare a benefici tangibili.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al gruppo di intervento è stato chiesto di cantare più spesso del solito, mentre l’altro ha mantenuto le abitudini abituali. I genitori hanno poi compilato brevi questionari via smartphone in momenti casuali della giornata, riportando informazioni su umore, stress, sonno e comportamento musicale dei bambini.

I benefici della voce
I risultati non hanno lasciato adito a dubbi: i neonati dei genitori che hanno aumentato la frequenza del canto hanno mostrato un netto miglioramento dell’umore, in particolare nei momenti in cui avevano bisogno di essere consolati. Secondo i ricercatori, "il canto è stata l’unica attività ad aver registrato un aumento significativo nell’uso" dopo l’intervento, anche se non veniva esplicitamente indicato come strumento per calmare il bambino. Questi effetti positivi si affiancano a quanto già noto sugli effetti della musica sulle emozioni, ma lo studio rappresenta uno dei primi tentativi riusciti di dimostrare un nesso causale tra il canto dei genitori e il benessere emotivo dei neonati.
Una pratica universale con effetti concreti
Cantare ai propri figli è un’abitudine presente in ogni cultura, da sempre. Come spiegano gli studiosi, si tratta di una pratica universale che attraversa i secoli e i continenti. E ora, la ricerca suggerisce che potrebbe diventare un prezioso strumento nelle mani di pediatri, educatori e professionisti che lavorano con le famiglie. Anche se gli effetti sullo stato emotivo dei genitori sono risultati meno marcati, il legame tra il benessere dei neonati e lo stress genitoriale suggerisce che un miglioramento nel primo può avere ripercussioni positive anche sul secondo.

Limiti e prospettive future
Per quanto la ricerca abbia aperto prospettive interessanti, gli stessi autori hanno sottolineato alcuni limiti dello studio: il campione preso in considerazione infatti era composto prevalentemente da persone bianche, con un buon livello di istruzione e condizioni economiche favorevoli. Inoltre, tutte le valutazioni sull’umore dei bambini si basavano sulle percezioni dei genitori, il che può introdurre una certa soggettività. Nonostante ciò, la partecipazione è stata alta e l’esperienza positiva: oltre il 90 per cento dei genitori ha dichiarato l’intenzione di continuare a cantare ai propri figli anche dopo la fine della sperimentazione. E per molti, l’aspetto più apprezzato è stato proprio la possibilità di osservare da vicino gli effetti positivi del canto sulla relazione con il proprio bambino.
Due nuovi studi sono già in corso, con l’obiettivo di confrontare gli effetti del canto con quelli della lettura e dell’ascolto musicale nel lungo termine. La speranza è quella di individuare strumenti sempre più efficaci – e semplici – per sostenere lo sviluppo emotivo e relazionale dei bambini fin dai primi mesi di vita.