Troppi schermi, troppi problemi: l’allarme dello studio sull’aumento di ansia e aggressività nei bambini

Tablet, videogiochi, televisione e smartphone sono ormai presenze costanti nella quotidianità dei più piccoli. Ma se da un lato facilitano l’accesso a contenuti educativi e forme di svago, dall’altro stanno diventando un fattore sempre più preoccupante per il benessere psicologico dei bambini. Un’ampia indagine internazionale realizzata dall'American Psychological Association, ha evidenziato un legame bidirezionale tra l’uso eccessivo degli schermi e lo sviluppo di problemi socioemotivi, come ansia, aggressività e bassa autostima, nella fascia d’età sotto i dieci anni. Un circolo vizioso che rischia di cronicizzarsi se non si interviene con consapevolezza e strategie mirate.
Schermi sempre più presenti
Lo studio, condotto da un team internazionale e coordinato dalla psicologa Roberta Vasconcellos e pubblicato sulla rivista Psychological Bulletin, ha analizzato 117 ricerche longitudinali realizzate tra il 1972 e il 2024, coinvolgendo oltre 292.000 bambini in tutto il mondo. Si tratta di una delle analisi più complete sul tema, grazie al fatto che tutte le ricerche incluse hanno seguito i bambini nel tempo, consentendo di avvicinarsi a una comprensione causa-effetto del fenomeno.
"I bambini passano sempre più tempo sugli schermi, tra compiti, giochi e chat con gli amici", ha spiegato Michael Noetel, coautore dello studio e docente alla Queensland University. E proprio questo aumento, secondo i risultati, è associato a un incremento di disturbi emotivi e comportamentali. Ma il legame funziona anche al contrario: i bambini già in difficoltà tendono ad affidarsi agli schermi come forma di compensazione.
Gli effetti sul benessere dei giovani
I ricercatori hanno individuato due principali tipologie di problematiche associate all’eccesso di tempo davanti agli schermi. Da un lato, i disturbi internalizzanti, come l’ansia e la depressione; dall’altro, quelli esternalizzanti come l’aggressività, la disobbedienza e l’iperattività. Non si tratta solo di effetti temporanei: se non affrontati, questi problemi possono prolungarsi nel tempo, incidendo negativamente sulla socialità, il rendimento scolastico e l’autostima dei bambini. A incidere sono anche l’età e il genere: i bambini tra i 6 e i 10 anni risultano più vulnerabili rispetto ai più piccoli (0-5 anni), mentre le femmine sembrano più soggette a sviluppare disturbi emotivi, i maschi a incrementare l’uso degli schermi in presenza di difficoltà emotive.

Un dato particolarmente significativo riguarda l’uso dei videogiochi che, pur senza demonizzare l'intero apparato videoludico, ha mostrato alcune criticità. Indipendentemente dal genere (violento o meno), il gaming è infatti risultato avere un impatto più negativo rispetto ad altri tipi di schermi, come la televisione o le app educative. Secondo Noetel, questo dipende non tanto dai contenuti espliciti, quanto dalla natura coinvolgente e ripetitiva del gioco digitale, che può diventare una via di fuga per bambini in difficoltà. Tutto però risiede nella quantità di tempo dedicato a simili attività e le alternative offerte ai giovani per bilanciare l'esperienza virtuale con quella più "concreta" della quotidianità (sport, letture, uscite con gli amici ecc…).
Il ruolo chiave dei genitori
La ricerca non punta il dito contro la tecnologia in sé, ma invita a un uso più consapevole. Secondo Noetel, i bambini che usano troppo gli schermi non hanno solo bisogno di limiti, ma soprattutto di supporto emotivo. Interventi genitoriali mirati, programmi educativi e l’uso di strumenti di controllo parentale possono fare la differenza.
Anche la dottoressa Tara Narula, medico e corrispondente per l'americana ABC News, ha sottolineato che "oltre il 40 per cento dei bambini tra gli 8 e i 12 anni usa gli schermi per più di quattro ore al giorno", e che questi dati devono far riflettere, soprattutto alla luce dell’aumento dei disturbi psicologici infantili, molti dei quali si manifestano già prima dei 14 anni.
Verso un uso più sano della tecnologia
Le linee guida dell’American Academy of Pediatrics consigliano di limitare il tempo ricreativo sugli schermi a un’ora al giorno nei giorni feriali e tre ore nei fine settimana per i bambini tra i 2 e i 5 anni. Ma oltre ai limiti quantitativi, lo studio suggerisce un cambio di prospettiva: monitorare la qualità dei contenuti, comprendere le motivazioni dietro l’uso degli schermi e rafforzare le competenze emotive dei più piccoli. Solo così si potrà trasformare la tecnologia in una risorsa, evitando che diventi un rifugio per il disagio.