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Troppi schermi prima dei 2 anni anticipano lo sviluppo del cervello, ma per la scienza non è una buona notizia

Secondo una nuova ricerca condotta a Singapore, l’uso precoce degli schermi aumenta l’ansia e rende più lenti i processi decisionali dei bambini. Leggere insieme ai piccoli può però mitigare gli effetti negativi e aiutare lo sviluppo cognitivo proprio durante la sua fase decisiva.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un nuovo studio condotto a Singapore riporta al centro del dibattito un tema che riguarda ormai ogni famiglia: quanto tempo davanti agli schermi è troppo per i più piccoli? La ricerca, pubblicata su eBioMedicine e realizzata dal team guidato dal dottor Ai Peng Tan Ai Peng, ha seguito per oltre dieci anni un gruppo di bambini, tracciando nel tempo lo sviluppo del loro cervello. Un percorso scientifico che mostra un possibile legame tra esposizione intensa agli schermi nei primi due anni di vita e, negli anni successive, rilevanti difficoltà nel compiere delle scelte e livelli più alti di ansia in adolescenza.

Quando il cervello si forma i primi due anni sono decisivi

I primi mille giorni di vita rappresentano la stagione dell’esplosione cerebrale, cove connessioni, stimoli, reti neurali appaiono in febbrile costruzione. È in questa finestra che, secondo gli scienziati, gli schermi possono lasciare un'impronta duratura. Lo studio si è concentrato su 168 bambini del progetto longitudinale GUSTO, sottoponendo i piccoli a tecniche di mappatura del loro cervello (neuroimaging) in tre tappe – 4 anni e mezzo, poi 6 e 7 anni e mezzo – per osservare l'evoluzione delle reti cerebrali.

I dati raccolti hanno mostrato che i bambini esposti per un significativo periodo di tempo agli schermi prima dei due anni mostrano in genere un'accelerazione precoce della maturazione delle aree cerebrali legate alla visione e al controllo cognitivo. A prima vista potrebbe sembrare una buona notizia, ma tale anticipo può invece rivelarsi un'arma a doppio taglio. Come spiegatp dalla prima autrice della ricerca, la neuroscienziata Huang Pei, "l’accelerazione della maturazione avviene quando alcuni circuiti si specializzano troppo in fretta, senza aver costruito prima collegamenti efficienti per il pensiero complesso". Un po' come iniziare a correre prima di imparare camminare.

Troppa fretta e poca flessibilità

Questa specializzazione prematura, osservano i ricercatori, ha infatti un prezzo. A otto anni e mezzo i bambini che da neonati avevano trascorso molte ore davanti ai dispositivi digitali impiegavano più tempo a prendere decisioni nei cognitivi. Una lentezza che non riguarda soltanto il rendimento scolastico, Intorno ai 13 anni, infatti, proprio quei ragazzi riportavano livelli più elevati di ansia, probabilmente legati proprio a queste insicurezze interiorizzate. Nel quadro tracciato dagli studiosi l'utilizzo eccessivamente precoce schermi in eccesso sembra pertanto comportare uno sviluppo cerebrale alterato e, di conseguenza, una minore flessibilità cognitiva, che a sua volta porta in dote maggiore vulnerabilità emotiva.

Leggere insieme: l'antidoto naturale per preservare lo sviluppo

Come riportato dalla stessa agenzia governativa di Singapore che ha dato notizia della scoperta, una buona notizia arriva però un secondo studio collegato mani e piedi questo filone di ricerca. L'indagine, pubblicata su Psychological Medicine nel 2024, ha infatti mostrato come la lettura condivisa tra adulti e bambini, soprattutto quelli intorno ai tre anni d'età, sembra attenuare l'impatto negativo del tempo davanti agli schermi. Leggere ad alta voce offre infatti quell'esperienza interattiva che un video non può restituire, un'esperienza scambio di sguardi, domande che arricchiscono la mente il linguaggio ricco e interazioni che "addestrano" le emozioni che si intrecciano. "Limitare gli schermi è fondamentale, ma ciò che i genitori fanno con i bambini è altrettanto decisivo", ha concluso Tan Ai Peng. "Le attività condivise possono davvero fare la differenza".

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