Se sei cresciuto in una famiglia tollerante hai più chance di essere un genitore positivo: cosa dice lo studio

Un nuovo studio internazionale mette nero su bianco qualcosa che molti sospettavano da tempo: il modo in cui siamo stati cresciuti continua a influenzarci anche quando diventiamo genitori. Le interazioni quotidiane dell'infanzia, soprattutto quelle vissute nei primi anni di vita, non restano infatti confinate ai ricordi ma riemergono nella relazione con i figli, contribuendo a definire il nostro stile educativo. A mostrarlo è una vasta analisi condotta dalla Oregon State University e dall'Università di Utrecht, che offre una delle prove più solide finora raccolte sul legame tra le generazioni.
L'imprinting dei primi anni
La ricerca, una meta-analisi su 24 studi longitudinali che hanno coinvolto oltre 12.000 famiglie, ha confermato come l'esperienza dell'infanzia vada a pesare sullo sviluppo ben più delle dinamiche legate all'adolescenza. È infatti nei primi anni, quando il legame con le figure di riferimento è più intenso, che si costruiscono le basi emotive su cui poggerà la futura genitorialità.
Lo stile genitoriale, infatti non si trasmette in modo rigido o determinante da una generazione all'altra. Stando a quanto rilevato dagli studiosi, a livello individuale l'influenza dei genitori ricevuti appare reale ma comunque "modesta", perché entrano in gioco molti altri fattori, come il comportamento del partner o le circostanze di vita. Tuttavia, poiché tutti sono stati figli e molti diventano genitori, anche un'influenza moderata diventa significativa quando la si osserva su scala sociale: a livello di popolazione, queste trasmissioni intergenerazionali producono quindi un impatto complessivo molto ampio.
Accettazione e calore: un'eredità preziosa
Dai dati pubblicati sulla rivista Psychological Bulletin è emerso che chi cresce in un clima di accettazione e bassa negatività, di solito incontra meno difficoltà quando diventa genitore. La psicologa Sanne Geeraerts, co-autrice dello studio, ha per esempio osservato come chi ha sperimentato poco sostegno affettivo in età scolare tenda ad avere qualche inciampo in più nell'accudimento e nel rapporto con i figli, pur senza replicare automaticamente ciò che ha vissuto da piccolo. Un padre che ha ricevuto poco amore può comunque essere capace di offrirne ai suoi figli, anche se potrebbe incontrare più ostacoli perché è cresciuto senza un modello positivo. Questo non significa affatto che gli adulti con infanzie meno serene siano "condannati" ad essere genitori problematici. Le relazioni, le esperienze di vita e i contesti di supporto possono infatti modificare la traiettoria di crescita e formare madri e padri naturalmente "portati" nel loro compito educativo.

Rompere il ciclo si può
Per chi non ha avuto un’infanzia accogliente, la buona notizia è dunque che non tutto è già scritto. Geeraerts ha ricordato espressamente come nessun errore sia irreparabile. Ammettere una reazione eccessiva, scusarsi con il proprio figlio, riparare a un comportamento scorretto, sono tutti gesti che non solo ricuciono il rapporto, ma insegnano ai bambini che anche gli adulti possono sbagliare e rimediare. Ridurre la pressione quotidiana aiuta poi a restare emotivamente disponibili. A tal proposito l'esperta ha invitato a domandarsi di cosa si abbia davvero bisogno per creare un clima sereno: talvolta rinunciare a compiti non essenziali permette di recuperare energie e mantenere un atteggiamento positivo. Essere gentili con se stessi, ha ricordato, permette di esserlo anche con i figli.
Gli autori: una ricerca che fa la differenza
Uno dei punti di forza dello studio è l'aver utilizzato dati raccolti nel momento stesso in cui il comportamento genitoriale avveniva, evitando ricostruzioni retrospettive spesso distorte dai ricordi o dalle relazioni presenti. Inoltre, include un numero insolitamente alto di studi sui padri, categoria ancora poco rappresentata nei lavori sul tema. Il collega di Geeraerts, David Kerr, ha poi richiamato l'attenzione su un aspetto spesso sottovalutato: molte scelte genitoriali avvengono nell'urgenza dell’attimo. I genitori, ha spiegato, tendono a ragionare su un orizzonte di "30 secondi", focalizzandosi sulla gestione immediata del comportamento dei figli più che sulle conseguenze a lungo termine. Sapere che i propri comportamenti possono influenzare così profondamente la psicologia dei figli, può dunque spingere i genitori a valutare con maggiore attenzione le proprie azioni