Quando il mal d’autunno colpisce i bambini: cos’è e come affrontarlo

Con l’arrivo dell’autunno, spesso insieme alle prime piogge e al calo delle temperature, alcuni bambini mostrano segnali di stanchezza, irritabilità o malinconia che non sono riconducibili a un’influenza né a una malattia acuta. Questo fenomeno, che in modo non ufficiale viene chiamato mal d’autunno (o "autumn blues"), somiglia in parte a ciò che per gli adulti viene definito come un disturbo affettivo stagionale. Anche i più piccoli possono risentire del cambiamento di stagione, del ritorno a scuola e della nuova routine quotidiana.
Cos'è il mal d’autunno (o "autumn blues")
Il termine "mal d’autunno" non indica una diagnosi medica specifica, ma piuttosto un insieme di sintomi vaghi che compaiono nella stagione autunnale. Si tratta dunque di una sorta di un’etichetta "collettiva" che serve a descrivere un disagio transitorio legato all’'adattamento al cambio di stagioni e al ritorno delle attività strutturate.
Le cause non sono né semplici da individuare né univoche. Il mal d'autunno è infatti un intreccio tra aspetti "fisici" (meno ore di luce, variazioni di temperatura, cambiamento nel livello di attività fisica), emotivi (abbandono del ritmo "vacanziero", stress della routine scuola, aspettative da parte di insegnanti e genitori), e sociali (meno tempo all'aperto, spostamenti d’orario, tempo per il gioco eroso da quello dello studio). Negli adulti esiste una condizione diagnosticata come disturbo affettivo stagionale (Seasonal Affective Disorder, SAD), che, come ricordano gli esperti del National Health Service(NHS, il sistema sanitario britannico), compare tipicamente in autunno e inverno e ha sintomi più intensi. Nel caso dei bambini, non è accertato che la versione piena del SAD si manifesti allo stesso modo, ma alcuni elementi suggeriscono possibili analogie.

Mal d'autunno nei bambini: come affrontarlo
Nei bambini, il mal d’autunno può manifestarsi con segnali sottili, che per un genitore attento possono essere colti prima che degenerino in malessere più marcato. È importante ricordare che, in genere, non serve ricorrere a farmaci o integratori di rimedio generico. Le strategie migliori sono quelle comportamentali, ambientali ed emotive. Favorire un'alimentazione sana ed equilibrata, curare il sonno e la qualità del riposo con orari prestabiliti e niente schermi prima di andare a letto, incrementare il tempo passato all'aria aperta e creare una routine rilassante serale (lettura, racconto, musica soft) può infatti aiutare piccoli a "staccare" mentalmente e recuperare il buon umore.
Quando preoccuparsi del mal d'autunno
Nella maggior parte dei casi, il mal d’autunno nei bambini è una condizione passeggera, destinata a risolversi spontaneamente con un po’ di tempo, routine regolare e qualche accorgimento quotidiano. Tuttavia, può capitare che i sintomi si protraggano più del previsto o si intensifichino, rendendo necessario un approfondimento del problema. È il caso, ad esempio, di un malessere che non si limita alle prime settimane di settembre o ottobre ma tende a durare per diversi mesi, interferendo in modo evidente con le attività quotidiane del bambino. Quando il disagio diventa costante, la stanchezza si trasforma in apatia o la malinconia in irritabilità marcata, è bene prestare attenzione. Anche il sonno può diventare un campanello d'allarme: risvegli notturni frequenti, incubi ricorrenti o difficoltà ad addormentarsi possono indicare che il bambino sta vivendo un periodo di stress più profondo. Allo stesso modo, un calo dell’appetito significativo e prolungato, o una perdita di peso evidente, non dovrebbero essere sottovalutati.

Un altro segnale importante è il repentino mutamento nei comportamenti. Se un bambino che fino a poco tempo prima era curioso e partecipe diventa improvvisamente silenzioso, disinteressato o chiuso in se stesso, smette di voler uscire, di giocare con gli amici o di prendere parte ad attività che prima lo appassionavano, è opportuno rivolgersi al pediatra o a uno specialista dell’età evolutiva, che potrà valutare se si tratti di un disturbo dell'umore stagionale o di un disagio emotivo più strutturato. Un colloquio con un professionista permette anche di capire se è necessario un supporto psicologico o semplicemente qualche intervento mirato sulla routine quotidiana.