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Quando il bullismo si maschera da normalità: tutti i segnali (spesso invisibili) negli adolescenti

Molti segnali di bullismo negli adolescenti si confondono con normali comportamenti legati alla crescita. Un esperto ha rivelato i campanelli d’allarme più frequenti – ma anche più difficili da individuare – come repentini cambiamenti di abitudini, disagio nell’utilizzare i social o un improvviso desiderio di non frequentare più i vecchi amici. “Fondamentale l’ascolto attento e senza giudizio da parte dei genitori”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Con l’ingresso nell’adolescenza, i figli diventano più riservati, desiderano maggiore autonomia e si chiudono nel loro mondo. Un cambiamento naturale che, però, può rendere difficile per i genitori cogliere i segnali di disagio, soprattutto quando si tratta di bullismo. Come distinguere la voglia di privacy da un malessere più profondo? Secondo l’esperto di tutela dei minori Steven Britton, spesso i segnali arrivano, ma parlano un linguaggio sottile che rischia di passare inosservato fino a quando la situazione non è già degenerata.

Segnali invisibili ma significativi

Per Britton, esperto di tutela dei minori intervenuto sull'HuffPost britannico, gli indizi che celano i casi di bullismo negli adolescenti spesso sfuggono ai genitori, proprio perché si confondono con atteggiamenti tipici di questa fase di crescita. "Con l’adolescenza – spiega – è naturale che i ragazzi si chiudano un po’, cerchino più privacy e si allontanino dai genitori. Ma proprio questo rende più difficile accorgersi quando qualcosa non va davvero".

Un campanello d’allarme importante è, ad esempio, l’evitamento sistematico di persone o luoghi specifici. Se un ragazzo comincia a saltare certe lezioni, si rifiuta di andare a scuola in determinati giorni o cambia tragitto per tornare a casa, potrebbe non essere un caso. "Il bullismo segue spesso uno schema" afferma Britton – Se evitano la palestra, ad esempio, forse è lì che subiscono prese in giro o umiliazioni".

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Cambiamenti improvvisi di personalità

Gli adolescente sono volubili e le trasformazioni fanno parte della crescita. Tuttavia, quando il cambiamento di un comportamento è repentino e non motivato da una causa apparente, può nascondere una sofferenza più profonda. Un ragazzo che è sempre tempo solare e che ora si isola, una studentessa che si è sempre trovata bene a scuola e che all’improvviso la detesta: sono tutti potenziali segnali diqualcosa li sta turbando. "Se diventano costantemente ansiosi, irritabili o esausti – spiega l’esperto – è bene chiedersi cosa stia succedendo sotto la superficie".

Anche l’atteggiamento in pubblico può offrire indizi: se a casa il ragazzo è tranquillo ma in certi contesti si fa improvvisamente silenzioso o agitato, potrebbe essere la reazione alla presenza di una persona specifica.

Lo schermo come luogo di disagio

Con la diffusione dei social media, il bullismo ha trovato nuovi spazi in cui agire. Complice la leggerezza con cui molti, giovani ma non solo, si rapportano a questi strumenti, insulti e minacce digitati da una tastiera vengono spesso lanciati con una facilità che sarebbe impensabile in un confronto faccia a faccia. Come se le offese online non avessero conseguenze reali. E invece è vero il contrario: il cyberbullismo può ferire in modo profondo, a volte persino più di un’aggressione fisica.

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Un adolescente che si agita dopo aver letto un messaggio, cancella post all’improvviso o tiene il telefono sempre nascosto potrebbe non pertanto non essere semplicemente un ragazzo riservato. "Il bullismo digitale si manifesta spesso con picchi emotivi" racconta Britton. Lacrime dopo una notifica, rabbia per un messaggio o ansia nel connettersi, sono tutti indizi che un genitore dovrebbe cercare di approfondire, facendo domande delicate (ma mirate) e aprendo un dialogo per discutere della situazione.

Malesseri fisici senza causa apparente

Mal di testa, nausea o stanchezza sono comuni negli adolescenti. Ma quando questi sintomi compaiono regolarmente prima della scuola o di certi eventi, potrebbero essere il riflesso di un’ansia più profonda. "Lo stress emotivo legato al bullismo – chiarisce Britton – spesso si manifesta con sintomi fisici, specialmente se il ragazzo si sente intrappolato e senza via d’uscita". Tenere una sorta di diario dei segnali di malessere e confrontarlo con il calendario scolastico può aiutare a individuare eventuali correlazioni.

Calo nel rendimento scolastico e disinteresse

Un improvviso calo del rendimento scolastico, una perdita di interesse per le attività che prima entusiasmano o una crescente distrazione durante le lezioni possono importanti avvisaglie di un disagio sotterraneo. "È difficile preoccuparsi dei compiti se a scuola si ha paura della pausa pranzo", sottolinea Britton. Il consiglio è di non fermarsi ai voti, ma di confrontarsi con gli insegnanti anche sul comportamento in classe e sulle dinamiche con i compagni. Gli adulti a scuola, spesso, notano prima dei genitori eventuali segnali di isolamento o tensioni.

Genitore parla con adolescente

Isolamento dalle vecchie amicizie

È normale che gli adolescenti cambino compagnia, ma un isolamento totale dai vecchi amici può indicare qualcosa di più. "Se smettono di sentire i soliti amici, non parlano più di loro e sembrano evitare l’argomento, vale la pena indagare", suggerisce Britton. Il bullismo può anche partire dal gruppo stesso, camuffandosi come uno scherzo tra amici. Se però, nella presa in giro si divertono tutti tranne la vittima, allora quello non è più uno scherzo. "Spesso i ragazzi faticano a riconoscere il bullismo, soprattutto quando si presenta sotto forma di battute continue", afferma Britton. "Ti dicono: ‘È solo uno scherzo' ma se alla fine c’è sempre lo stesso bersaglio e questo lo fa sentire inadeguato, quella diventa manipolazione”.

Ascoltare senza giudicare

Il ruolo dei genitori, in questi casi, non è quello di etichettare subito i comportamenti come bullismo, ma di offrire uno spazio sicuro in cui i figli possano riconoscere da soli cosa li fa stare male. Fare domande indirette, riflettere insieme su episodi raccontati senza forzarne l’interpretazione, può aiutare l’adolescente a prendere consapevolezza. “Uno degli strumenti più potenti – conclude Britton – è semplicemente ascoltare e restituire quello che si è sentito, senza affrettare le conclusioni. A volte, è così che un ragazzo inizia a capire che ciò che sta vivendo non è normale. E da lì si può cominciare ad aiutarlo davvero”.

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