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Psicologa rivela la prima cosa che ogni genitore dovrebbe fare quando i figli affrontano un problema

Secondo la psicologa Lisa Damour, recentemente intervenuta in un podcast dedicato alla genitorialità, spesso i ragazzi non si rivolgono agli adulti per ricevere soluzioni, ma per essere ascoltati senza troppi giudizi: sentirsi compresi rafforza la fiducia, favorisce infatti l’autonomia emotiva e li aiuta a sviluppare resilienza e sicurezza in loro stessi.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando si parla di bambini e ragazzi alle prese con un problema di qualche tipo – un compito difficile, una lite con un amico, una delusione con la crush – c'è una sottile, ma importante, differenza tra l'aiuto e il supporto che un genitore può fornire. Di fronte a un figlio in difficoltà, l'istinto di una madre o di un padre potrebbe essere infatti quello di fiondarsi ad aiutare il piccolo per levarlo dall'impiccio, tuttavia, nella maggioranza di casi, ciò di cui i giovani hanno davvero bisogno non è un intervento tempestivo, ma semplicemente qualcuno che li ascolti. A ricordarlo è la psicologa clinica Lisa Damour, autrice di diversi bestseller del New York Times e voce di riferimento nel campo dell’educazione emotiva degli adolescenti, che nel podcast Raising Good Humans, ha riassunto così uno dei principi fondamentali della genitorialità: "La frase più preziosa per ogni genitore è: Vuoi che ti aiuti o vuoi solo sfogarti?".

La forza dell'ascolto e la fiducia che costruisce legami

Chiedere a un figlio se desidera aiuto o solo ascolto trasmette due messaggi potenti: "Sono qui per te" e "Credo nella tua capacità di cavartela". È un gesto che costruisce fiducia reciproca e rafforza il legame genitore-figlio. Secondo Damour, però, spesso i genitori commettono l'errore di voler subito aggiustare il problema. "Quando non ci precipitiamo a risolvere tutto, comunichiamo che ci fidiamo di loro e della loro capacità di affrontare le difficoltà", ha spiegato la psicologa.

Lisa Damour
Lisa Damour

Per Damour, insomma, gli adulti dovrebbero imparare ad abbandonare i panni del genitore spazzaneve, sempre pronti ad attivarsi per rendere il più facile possibile la vita dei figli, rimuovendo ogni possibile ostacolo sul loro percorso, e lasciare maggiore spazio a bambini e ragazzi, offrendo loro l'opportunità di fare esperienze, anche a costo di sbagliare. L'importante è che i giovani sappiano che, qualora ne abbiano bisogno, il genitore sarà sempre lì presente a prestare orecchio e consiglio. In questo modo, i figli sapranno di avere la fiducia dei grandi e una rete di sicurezza da sfruttare in caso di bisogno.

Dare voce alle emozioni

Ascoltare, ha sottolineato Damour non serve però solo a comprendere i problemi, ma anche a favorire la regolazione emotiva e ridimensionare le sensazioni negative. "Mettere in parole le emozioni porta sollievo .Quando le esprimiamo, spesso diventano più gestibili e ci permettono di andare avanti", ha spiegato l'esperta. Per questo è fondamentale creare uno spazio in cui i ragazzi possano raccontarsi senza timore di giudizio. La parola diventa così uno strumento di consapevolezza e di cura.

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Certo, con l'avvento dell'adolescenza questa tendenza dei figli a confidarsi con i genitori tende a diminuire. Si tratta di una fase naturale, ma può essere difficile per gli adulti che vorrebbero essere d’aiuto. Anche qui, però, offrire empatia e comprensione risulta ancora più utile che fornire risposte. In un precedente intervento del 2023 Damour aveva ad esempio consigliato di usare frasi riflessive, che validino ciò che il ragazzo sta provando ed esprimano la massima apertura, come "Capisco che tu sia arrabbiato" o "Mi dispiace che tu ti senta così". Parole, semplici ma sincere, fanno sentire il ragazzo compreso e accolto. Spesso non serve aggiungere altro: la consapevolezza che qualcuno ascolta davvero è già di per sé una forma di sollievo.

Quando lo sfogo diventa ripetitivo

Ci sono poi momenti in cui i figli tornano più volte sugli stessi problemi, e per un genitore può essere frustrante restare in ascolto senza agire. Tuttavia, ha osservato Damour, finché le emozioni non diventano pervasive o paralizzanti, è meglio non intervenire con soluzioni pratiche. L'obiettivo deve essere quello di permettere al ragazzo di esprimersi e di ritrovare da sé un equilibrio. In questi casi, la psicologa suggerisce pertanto di aiutare i figli a mettere le difficoltà in prospettiva."Se un adolescente dice: Oggi si è bloccato il mio armadietto, è stato un disastro!, si può rispondere: Capisco, è stato frustrante. Ma come pensi che ti sentirai tra sei mesi riguardo a questo? Di solito rispondono: Probabilmente non me lo ricorderò nemmeno". Un piccolo esercizio che aiuta a dare le giuste proporzioni ai problemi e a ridimensionare le emozioni.

Se poi un figlio sembra essersi "incagliato" in un momento di sconforto e passa il pomeriggio a rimuginare su qualcosa che lo impensierisce, il genitore può attivarsi non per presentare una soluzione, ma per proporre una pausa che offra distrazione e ristoro a quell'animo tormentato. Mettere in standby il problema e uscire a giocare o a fare una passeggiata, può ad esempio aiutare i ragazzi a sospendere il momento di difficoltà e pensare ad altro. Un "trucco" che molto spesso permette ai giovani di razionalizzare la situazione e lasciarsi alle spalle un inconveniente che, a dopo tutto, probabilmente non era così grave da meritare tanta attenzione.

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