Perché torniamo adolescenti quando visitiamo i genitori? Cos’è la regressione delle feste e come gestirla

In Italia, come in molti Paesi con una forte centralità della famiglia, le festività rappresentano il momento in cui molti adulti e giovani adulti fanno le valigie e tornano nelle case dove sono cresciuti. Un viaggio emotivo, oltre che fisico, fatto di tavolate infinite, riti che si ripetono ogni anno sempre uguali e le stanze che custodiscono ricordi di un’intera vita. In questo ritorno al nido, per molti, si attiva un fenomeno inatteso ma sorprendentemente diffuso, che gli esperti hanno iniziato a chiamare la regressione delle Feste (Holiday Regression). Un meccanismo psicologico che riporta ad abitudini, ruoli e fragilità dell’adolescenza, anche quando si è ormai adulti fatti e finiti.
Che cos'è la regressione delle Feste
Quella che alcuni esperti chiamano "regressione delle Feste" non è una vera e propria condizione clinica, ma un atteggiamento ricorrente che porta molti individui ormai socialmente e psicologicamente autonomi a "scivolare" verso comportamenti e stati emotivi tipici dell'età in cui si dipendeva dai genitori. In un articolo comparso sul The Atlanta Journal-Constitution, la psicologa Susan Albers descrive questo curioso fenomeno come una "difesa psicologica della mente", legata alle cosiddette memorie implicite, ossia quei frammenti di vissuti passati che emergono senza controllo quando si torna in ambienti carichi di significato. "È normale sperimentarla, perché si ricade in ruoli antichi", ha spiegato. Basta mettere piede nella propria stanza dell'infanzia perché tornino automatismi che si pensavano superati.
Se però da un lato questa dinamica può anche tradursi in un piacevole tuffo nelle coccole e nelle attenzioni che mamme e papà erano soliti riservare durante l'infanzia, dall'altro possono riemergere situazioni mai sopite come il bisogno di approvazione, la difficoltà a dire no o il sentirsi costantemente inadeguati.

Secondo il terapeuta familiare Alex Iacovitti, recentemente intervenuto sul New York Post, il fenomeno è addirittura prevedibile: "Quando rientriamo nel sistema familiare originario, le parti di noi sviluppate altrove faticano a trovare spazio. I meccanismi di sopravvivenza imparati da bambini si riattivano". Il contesto domestico, con regole, aspettative e comunicazioni spesso immutate, può pertanto innescare un'istintiva risposta da "attacco o fuga" (fight or flight), causando irritazione, ansia, silenzi improvvisi o discussioni esplosive che possono guastare il soggiorno nella casa avita.
Il peso del "si è sempre fatto così"
La regressione si alimenta spesso di rituali familiari che sembrano intoccabili. Pranzi fissati a un'ora scomoda, incontri con parenti che "si devono" salutare, convenzioni che richiedono la presenza totale anche quando logistiche e nuove esigenze familiari rendono tutto più complesso. Molti genitori non amano cambiare le tradizioni per le Feste o le abitudini che hanno scandito le loro giornate. Questo può però causare frizioni e frustrazioni nei figli che di colpo si trovano a dover obbedire a regole stantie, proprio come quando avevano 10 anni.
Come non lasciare che la regressione prenda il sopravvento
In simili contesti, pretendere un cambiamento è necessario, anche se spesso complicato. Per un figlio o una figlia, far valere le proprie esigenze può infatti far emergere profondi sensi colpa, come se si stesse tradendo la propria storia, nonché un certo timore di deludere le aspettative dei genitori. In casi simili, la consapevolezza è il primo strumento di difesa per prepararsi ad affrontare la situazione. Sapere che di fronte a certe dinamiche potremmo sentirci oppressi, tristi o frustrati è il modo migliore per costruirsi una specie di corazza emotiva, suggerisce Iacovitti. Dopotutto la regressione non è reale, ma una memoria che si attiva e fa riaffiorare sia i ricordi piacevoli che quelli meno desiderabili. Per limitarne l'effetto, serve pertanto definire confini chiari e ben stabiliti.

Imparare l'arte del "no" non serve soltanto ai genitori che desiderano crescere bambini equilibrati. È una competenza preziosa anche per quei figli ormai adulti che sentono il bisogno di ristabilire la propria autonomia. Secondo Susan Newman, esperta di dinamiche familiari che ha affrontato questo tema in un articolo pubblicato nel 2017 su Psychology Today, comunicare in anticipo eventuali cambiamenti, proporre alternative (come una videochiamata al posto di una visita, un pranzo anticipato o un incontro in un altro giorno in caso di impegno) o persino decidere di spostare i festeggiamenti nella propria casa, può diventare un modo efficace per riaffermare la propria indipendenza e avviare una vera e propria "trattativa" con i genitori.
Tra le strategie utili rientrano poi la gestione delle conversazioni e la cura di sé. Stabilire argomenti off limits ("Non parlo oggi della mia vita sentimentale") o allontanarsi da discussioni scomode. Medici e psicologi ricordano, inoltre, che stress e nostalgia si attenuano con piccoli gesti quotidiani che passano attraverso sonno regolare, alimentazione equilibrata, attività rilassanti, meno esposizione alle notizie ansiogene. Non secondario il sostegno emotivo di un partner o di un amico fidato: condividere il proprio disagio può trasformarsi in una forma di regolazione emotiva che aiuta a non sentirsi soli.
Affrontare la regressione delle feste significa dunque riconoscere che si cambia e che anche le tradizioni possono evolvere. Crescere non implica recidere il passato, ma riscrivere le dinamiche con consapevolezza. Il cambiamento, insomma, non è la fine del mondo, ma un punto di partenza per rapporti più maturi. Tornare a casa, allora, può restare un momento di calore e appartenenza, purché si arrivi preparati a incontrare – oltre ai propri cari – anche il proprio io di un tempo.