Per crescere figli sicuri ci sono 7 cose che un genitore non dovrebbe fare: la spiegazione della parental coach

In un mondo che corre veloce e sembra pretendere la perfezione tanto dagli adulti quanto dai bambini, insegnare ai figli a essere indipendenti, sicuri e resilienti è forse uno dei compiti più difficili per un genitore. Molti pensano che spingere sull'acceleratore fin dall’infanzia — pretendendo risultati eccellenti, comportamenti impeccabili e il massimo impegno in ogni attività — sia il modo giusto per prepararli alle sfide della vita. Ma non sempre più disciplina, più aspettative e più controllo significano più forza.
Secondo Reem Raouda, parental coach, imprenditrice ed esperta di genitorialità, le cose stanno diversamente. Dopo aver studiato oltre duecento relazioni tra genitori e figli e grazie anche alla sua esperienza personale come madre, Raouda ha individuato alcuni comportamenti tipici di quei genitori "iper-performanti" o eccessivamente apprensivi che, pur mossi dalle migliori intenzioni, finiscono per indebolire la fiducia e l’autonomia dei loro figli. Sul sito della CNBC, l’esperta ha elencato sette atteggiamenti da evitare se si desidera crescere bambini mentalmente forti, capaci di cavarsela da soli e di affrontare le difficoltà senza paura.
I sette comportamenti da evitare per crescere figli sicuri
Quello di una mamma o di un papà non è affatto un compito semplice e anche il genitore più volenteroso può commettere degli errori in buona fede a causa dell'eccessivo desiderio di volere sempre il meglio per i propri bambini. Raouda ha però invitato gli adulti a non esagerare né con l'atteggiamento protettivo, né con la disciplina ferrea, elencando sette atteggiamenti che non si dovrebbero replicare per il bene dei figli.
- Essere sempre pronti ad aiutare i figli da ogni difficoltà: ogni genitore desidera proteggere i propri figli dal dolore o dal fallimento. Ma intervenire sempre per risolvere i loro problemi può diventare una trappola. Raouda sottolinea infatti che i bambini sviluppano resilienza "solo quando comprendono di poter superare le difficoltà". Se, per esempio, un figlio dimentica i compiti a casa, correre a scuola per portarglieli può sembrare un gesto d'amore, utile per farlo sentire supportato e per scampare a un brutto voto. In realtà, con quel gesto il genitore sta privando il piccolo della possibilità di imparare dalle conseguenze delle proprie azioni, anche quelle più spiacevoli, come un rimprovero da parte dell'insegnante. Lasciare che i bambini si confrontino con piccoli disagi, restando comunque una presenza rassicurante, è pertanto il primo passo per costruire sicurezza interiore e fiducia nelle proprie capacità.
- Fingere di essere genitori perfetti. Molti adulti credono che mostrarsi sempre forti e impeccabili sia il modo migliore per essere un buon esempio. In realtà, fingere di non sbagliare mai può creare nei figli un modello irraggiungibile. Raouda invita a riconoscere i propri errori e a mostrarli come parte naturale della vita. "Se perdi la calma, non fingere che non sia successo. Dì semplicemente: ‘Ero stressato e ho reagito male, mi dispiace'", ha spiegato l'esperta. In questo modo il bambino impara che le relazioni possono affrontare i conflitti senza rompersi, e che assumersi la responsabilità dei propri gesti è una forma di forza, non di debolezza. È ciò che gli psicologi chiamano una "riparazione dopo la rottura", un concetto fondamentale nella costruzione della fiducia e dell’intelligenza emotiva.
- Zittire le emozioni forti. Dire a un bambino di "non piangere" o che "non è niente"può sembrare un modo per tranquillizzarlo, ma in realtà lo spinge a temere le proprie emozioni.La vera forza, ricorda Raouda, nasce però dalla capacità di riconoscere e gestire anche i sentimenti più difficili, come rabbia e tristezza. Quando un figlio è turbato, la cosa più utile è restare accanto a lui, senza esprimere giudizi, e validare ciò che provano. Questo atteggiamento aiuta i bambini a comprendere che le emozioni non sono pericolose e che possono essere gestite, non negate. Imparare a tollerare la frustrazione e a esprimere ciò che si prova è anche un esercizio prezioso di resilienza sociale, perché solo così i futuri adulti sapranno affrontare il rifiuto o i conflitti anche fuori dalle mura domestiche.
- Valorizzare solo i risultati. In una società che misura il valore personale in base alle prestazioni, anche i bambini potrebbero finire per credere che l'amore dei genitori dipenda da un voto o da una vittoria. Questo atteggiamento rischia però di sopraffare i piccoli di pressioni e aspettative, spingendoli già da giovanissimi alle soglie del burnout. Dopo un buon voto o un comportamento positivo, meglio dunque non esaltarsi per il risultato, ma sottolineare il percorso (es: "Sono orgoglioso/a dell'impegno che ci hai messo). Così facendo i bambini imparano che il proprio valore non dipende dai risultati, ma dal percorso, dalla dedizione e dalla capacità di rialzarsi.
- Esercitare un controllo eccessivo. Un'autorità rigida e priva di dialogo può sembrare segno di fermezza, ma spesso genera l'effetto opposto, finendo per crescere bambini insicuri o ribelli. Quando i figli non hanno mai voce in capitolo, ha sottolineato Raouda, imparano "solo a obbedire o a opporsi, ma non a fidarsi di sé stessi". Il vero equilibrio sta nel guidare senza soffocare, concedendo loro margini di scelta. Anche decisioni semplici – come scegliere tra due faccende domestiche o cosa mangiare a cena – rafforzano la percezione di controllo e la motivazione.
- Far sentire i figli responsabili delle emozioni dei genitori. Un errore frequente e spesso inconsapevole è far credere ai bambini di essere la causa dello stato d'animo dei genitori. Frasi comuni come "Mi fai arrabbiare" spostano su di loro un carico emotivo troppo grande. Meglio invece riformulare il disagio, anche sottraendosi al momento di tensione spiegando di "aver bisogno di un attimo per ritrovare la calma". In questo modo si trasmette l'idea che ognuno è responsabile delle proprie emozioni e che anche gli adulti possono gestirle in modo sano. E quando un bambino non si sente incaricato di "regolare" l’umore del genitore, cresce con maggiore equilibrio emotivo e un senso più chiaro dei propri confini affettivi.
- Esaltare l'iperattività e il sacrificio continuo. Chi da piccolo non si è mai sentito dire la fatidica frase: "Alla tua età saltavo i fossi per il lungo" (o versioni simili). Spesso gli adulti tendono infatti a spronare i bambini a essere sempre carichi e desiderosi di fare. Il discorso si accentua ulteriormente quando il genitore comincia a glorificare la produttività, anche a discapito del benessere personale, per insegnare ai figli a essere sempre impegnati e "performanti". L'energia dei bimbi non è però infinita e anche loro possono sentirsi stanchi, svogliati o scarichi, senza sentirsi sbagliati. Ecco perché, secondo Raouda, madri e padri dovrebbero anche mostrare ai piccoli l'importanza del riposo, mostrando – soprattutto attraverso l'esempio – come la forza mentale non consista nel non fermarsi mai, ma nel sapere quando è il momento di ricaricare le pile.