“Normalizziamo il fatto di non portare i bambini a film non adatti a loro”: la riflessione social scatena il dibattito

Succede spesso che bambini molto piccoli vengano portati al cinema per film non pensati per loro, con risultati che finiscono per rovinare la proiezione tanto ai piccoli quanto agli altri spettatori. Questa volta a scatenare la polemica è stato il racconto di una giovane donna, condiviso su Threads – la piattaforma di Meta dedicata alla condivisione di contenuti testuali, concettualmente simile a X – dopo aver assistito a una proiezione del film Star Wars – La Vendetta dei Sith, recentemente ritornato nelle sale per celebrare i vent'anni dal suo esordio al cinema.
Come raccontato dall'utente che sul social si è registrata come Lauren McDonald, il film in questione era iniziato nel tardo pomeriggio e aveva tra il pubblico anche un bimbo di circa tre anni, accompagnato dal padre. Dopo soli 30 minuti, il piccolo, comprensibilmente annoiato, ha iniziato a parlare, cantare e spostarsi tra le poltrone. Nonostante i tentativi del genitore di calmarlo, la situazione è rimasta difficile fino alla fine e la proiezione è stata rovinata per tutti gli altri spettatori in sala, inclusa l'autrice del Thread, costantemente disturbata dai movimenti e dai rumori provocati dal piccolo.
Il problema non è il film, ma l’età
Nel suo messaggio, Lauren non ha voluto attaccare il padre, ma sottolineare un tema spesso ignorato: “"Capisco il desiderio di condividere le proprie passioni con i figli, ma certe cose si fanno a casa" ha scritto. La sua osservazione più forte riguarda proprio i bisogni del bambino: costretto a stare seduto, in silenzio, per oltre due ore, senza strumenti per godersi davvero l’esperienza. "Non si tratta di scegliere un film adatto – ha spiegato – ma di capire che un bambino piccolo non può sostenere certi ritmi".

Un dibattito acceso
Come spesso accade online, sotto al thread i commenti si sono equamente divisi tra chi ha condiviso il pensiero di Lauren e chi invece ha visto nelle sue parole l'ennesimo attacco contro i più piccoli. C’è chi infatti ha appoggiato in pieno la protesta: "Il punto è che il bambino non voleva stare lì, e questo dovrebbe bastare", ha scritto un utente. Altri, invece hanno difeso il padre: "Magari stava cercando di creare un bel ricordo insieme a suo figlio. Non si può sempre giudicare".
Al di là delle opinioni, la riflessione che emerge è più ampia: quanto è giusto coinvolgere i bambini in esperienze non pensate per loro, solo per soddisfare un bisogno adulto? Come ha concluso la protagonista del post, "rispettare gli altri spettatori è importante, ma ancora di più lo è rispettare i propri figli, anche nei loro limiti". Perché ogni luogo ha il suo tempo, e ogni età il suo modo di vivere le emozioni.