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Michelle Obama ha la sindrome del nido vuoto: cos’è e perché rischia di separare una coppia

Michelle Obama, intervistata da Jay Shetty, ha raccontato di star affrontando un difficile momento di transizione insieme al suo terapista, con il quale cerca di superare la sindrome del nido vuoto, dovuta al trasloco di entrambe le sue figlie.
A cura di Sophia Crotti
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Michelle Obama
Michelle Obama_Getty

Michelle Obama è stata, dal 2009 al 2017 la first lady americana. Avvocata e moglie del quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la donna ha vissuto con il marito e le figlie alla Casa Bianca. Il quadretto che i quattro hanno sempre dipinto è stato quello di una famiglia felice, fondata su valori saldi e sani principi.

Intervistata insieme a suo fratello Craig Robinson da Jay Shetty, per il podcast On purpose oltre a smentire le voci sul fallimento del suo matrimonio ha parlato della sindrome del nido vuoto, che sta vivendo in questa fase di transizione della sua vita.

Michelle Obama, la terapia e le voci sulla sua relazione

Michelle Obama, insieme al fratello Craig Robinson, con cui ha un podcast, è stata intervistata dall'imprenditore e life coach Jay Shetty, con il quale si è aperta raccontando la sua infanzia e la sua vita da ex-first lady e madre. "Sono in terapia in questo momento della mia vita, perché sto affrontando una fase di transizione" ha spiegato la donna ai microfoni del podcast On purpose lo scorso 28 aprile.

Ha rivelato poi di star facendo i conti con la sindrome del nido vuoto, un disturbo psichico che affrontano diversi genitori quando la casa si fa improvvisamente spoglia e vuota. Michelle Obama racconta che entrambe le figlie, Malia di 26 anni e Sasha di 23, hanno spiccato il volo, costruendo ciascuna la propria indipendenza lontana da casa. Un passaggio obbligato e necessario anche al benessere della famiglia ma che l'ex first lady sta cercando di affrontare con il suo terapista. "Oggi ogni scelta che faccio è completamente mia, non ho più scuse del tipo ‘lo faccio perché le mie figlie ne hanno bisogno o perché mio marito e il Paese lo necessitano‘". Così l'ex first lady ha spiegato la lunga e dura transizione a cui il ritorno alla vita di sempre e la dipartita delle figlie la stanno obbligando, ma che intende affrontare per migliorarsi.

Non c'entrerebbe però nulla con la sua crisi, il rapporto con il marito Obama, che anzi rimane saldo e forte della volontà dei due di combattere sempre per mantenere vivo il loro amore: "È dura ma se si parla, si cerca aiuto, si fa terapia si possono affrontare insieme i cambiamenti e rinegoziare di continuo il rapporto con il partner, senza pensare sempre che la prima soluzione sia andarsene" ha spiegato lei al podcast "Diary of a CEO". In generale Michelle si dice desiderosa di affrontare questa nuova fase della sua vita che inevitabilmente impatta anche sulla sua vita di coppia.

Cos'è la sindrome del nido vuoto

A spiegare a Fanpage.it questo disagio psicologico è stata in una lunga intervista sul tema la psicologa Benedetta Mulas, la quale ha spiegato trattarsi di un insieme di emozioni negative che insorgono in certi sistemi familiari proprio quando i figli, mossi dal desiderio di indipendenza escono dalla propria casa per costruire la loro nuova famiglia.

"I pensieri di mancanza, quando un figlio lascia la casa dove ha vissuto fino a quel momento sono del tutto normali, ma se superano i 3-6 mesi, allora è il caso di mettere il dolore per la dipartita di un figlio, sotto cui si cela molto altro, sotto lo sguardo attento di uno specialista" aveva spiegato Mulas. I pensieri negativi secondo l'esperta insorgono proprio, come nel caso di Michelle Obama, dalla difficoltà dei genitori a riscoprire loro stessi come altro dal loro ruolo di madre o di padre e dalla necessità di riorganizzare la propria vita mettendo al centro di essa obiettivi diversi dalla cura di un figlio. "La sindrome del nido vuoto, però, si presenta anche in quelle persone che hanno subito durante la loro vita traumi o abbandoni, sui quali non hanno mai davvero lavorato" ha spiegato Mulas. Secondo l'esperta è necessario che l'adulto che soffre della sindrome del nido vuoto chieda aiuto e vada in terapia, anche se spesso ad essere preso in carico non è solo lui ma l'intero sistema familiare, per evitare che il partner non comprenda lo stato depressivo di chi sta vivendo questa situazione e i figli non si sentano colpevolizzati per il loro desiderio di autonomia.

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