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“Mi zittivano e mi sentivo sbagliata perché il mio cervello era troppo veloce”: la storia di una ragazza plusdotata

Chiara cresce tra incomprensioni e rapporti difficili con i compagni, finché una valutazione di plusdotazione rivela il suo vero potenziale. La ragazza, oggi quattordicenne, ha raccontato la sua storia a Fanpage.it.
A cura di Niccolò De Rosa
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Chiara (nome di fantasia) ha 14 anni e affronta scuola, sport e amicizie con curiosità e determinazione. La sua storia, però, è diversa da quella dei suoi coetanei: quasi tre anni fa le è stata riconosciuta una plusdotazione cognitiva, una condizione caratterizzata da capacità intellettive superiori alla media che però, come spesso accade, non sempre le ha reso la vita semplice. Come molti ragazzi plusdotati, anche Chiara ha dovuto confrontarsi con la sfida di essere "troppo avanti" rispetto alla sua età, un fardello che, soprattutto durante gli anni scolastici, può creare qualche difficoltà nei rapporti con i coetanei. "A volte mi sono sentita sbagliata, ma alla fine ho sempre preferito rimanere fedele a me stessa e seguire la mia strada", racconta a Fanpage.it in una lunga chiacchierata dove ha spiegato cosa significa crescere con un'intelligenza fuori dal comune.

I primi anni e le elementari

Quando si parla di plusdotazione, l’immaginario hollywoodiano suggerisce bambini dell’asilo alle prese con lavagne piene di formule e dialoghi da professori. La realtà è diversa. Molti ragazzi plusdotati non eccellono a scuola e, anche quando ottengono ottimi voti, come Chiara, non assomigliano affatto a piccoli Einstein. Anzi, nei primi anni vengono spesso percepiti come strani o impacciati. Chiara, per esempio, è nata con una disprassia motoria che non compromette lo sviluppo, ma influisce sulla coordinazione, rendendo più goffi alcuni gesti quotidiani. Il suo cervello corre più veloce del corpo, anche se i genitori allora non potevano saperlo e, come accade spesso, iniziarono a temere un possibile deficit. Intanto Chiara segue percorsi di riabilitazione e corsi di nuoto, costruendo una forte capacità di adattamento. Un rapporto, quello con l'acqua, che non si è più interrotto, tanto che ora gioca come portiere in una squadra di pallanuoto.

La prima valutazione cognitiva arriva intorno ai sei anni, poco prima della scuola. I test, pensati per intercettare le difficoltà e non per riconoscere l'eccellenza, rilevano un quoziente intellettivo nella media alta, ma anche una marcata discrepanza tra velocità di esecuzione e capacità cognitive, indizio di un potenziale più ampio.

I problemi con i compagni di scuola

Come racconta la madre, che ha partecipato all'intervista, da bambina Chiara mostra una vivacità spesso scambiata per iperattività, quando in realtà era semplice noia. "Già prima di andare a scuola era capace di fare operazioni con numeri relativi, come –3 + 5. La maggior parte dei bambini, a quell'età, non ci arriva. Non l'avevo interpretato come precocità. Non mostrava grande interesse per lettura e scrittura, ma una volta iniziata la scuola, nel giro di due settimane, ha iniziato a leggere senza difficoltà".

Se il rendimento scolastico procede senza intoppi, i problemi arrivano dal rapporto con i compagni. Chiara viene spesso esclusa dai pomeriggi di giochi e dagli inviti ai compleanni, mentre gli insegnanti faticano a migliorare il clima della classe. "A volte non capisco subito se qualcuno sta scherzando o se vuole davvero ferire. Se non è chiaro, all’inizio ci rido su, ma quando capisco che era cattiveria ci rimango male", spiega. "Cerco però di non complicare le cose: se il mio intervento non cambia la situazione, perché alimentare la tensione? L’unica che starebbe peggio sarei io". Un ragionamento molto maturo, che però in bocca a una bambina di sette anni può accentuare ulteriormente la distanza con l'ambiente circostante.

La scuole media, tra stress e resilienza

Alle medie le difficoltà sociali si intensificano. Chiara racconta di aver spesso alzato la mano per chiedere chiarimenti su argomenti che la incuriosivano, ricevendo commenti dai compagni come "stai zitta" o "sei scema". Nonostante tutto, non rinuncia a essere sé stessa: "Non ero aggressiva, ma facevo in modo che il loro comportamento non cambiasse il mio. Per me era fondamentale restare fedele ai miei principi".

Lo stress inizia però a riflettersi anche sui compiti, con risultati talvolta inferiori alle attese. Una novità per una ragazza così metodica. Nonostante ciò, i professori continuano ad affiancarla ai compagni in difficoltà. "All’inizio aiutarli nei compiti o nelle spiegazioni mi piaceva, mi sentivo utile. Ma quando però è diventato un obbligo, ho iniziato ad arrabbiarmi".

La svolta dopo la valutazione

Dopo un lungo percorso di osservazioni e test, finalmente arriva il responso definitivo: Chiara presenta un profilo di plusdotazione cognitiva disomogeneo, con un'intelligenza verbale molto alta e lentezza esecutiva nella media. Il quadro spiega la distanza tra rapidità di pensiero e lentezza nell'azione, facendo tirare un sospiro di sollievo sia a lei che ala sua famiglia. Finalmente diventa chiaro come tutte le difficoltà del passato non fossero un limite, ma il riflesso di un diverso modo di apprendere e vivere le relazioni. "Ho capito che a volte risulto ‘strana', ma ora posso scegliere di circondarmi solo di persone che vanno oltre le apparenze".

Dopo la valutazione, Chiara inizia a frequentare l'AITAS, l'Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione, e i campus estivi per ragazzi plusdotati, incontrando coetanei con storie simili e favorendo la nascita di amicizie importanti: "Ho un'amica con cui ci siamo riconosciute subito, come un radar naturale." Anche la scelta della scuola superiore – dove ora Chiara si trova molto bene anche con i compagni – viene calibrata sulle sue nuove esigenze: nessun istituto elitario per geni, ma un semplice liceo scientifico con docenti consapevoli delle differenze cognitive e attenti ai piccoli supporti didattici.

Oggi Chiara coltiva molte passioni: la già citata pallanuoto, che pratica sei volte a settimana, il pianoforte, il canto e la scrittura. Sta persino lavorando al primo capitolo di un romanzo fantasy, un progetto portato avanti con costanza. "Il mio futuro? Voglio costruirmi libertà e possibilità, lavorare in qualsiasi campo scelga: canto, scrittura o ricerca scientifica" conclude. "Voglio decidere della mia vita senza che nessuno mi dica che non posso farlo".

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