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Madre rivela le sei cose che hanno reso migliore la sua seconda maternità: “Non esiste la formula perfetta”

Dopo un primo post partum vissuto all’insegna del controllo e del perfezionismo, la psicologa perinatale Caroline Dickens ha imparato a lasciar andare le aspettative e a vivere la maternità in modo più autentico. Con la nascita del secondo figlio, la madre ha raccontato sui social di aver trovato un nuovo equilibrio fatto di leggerezza, accettazione e fiducia nei propri tempi e in quelli del bambino.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando nacque il suo primo figlio, Henry, Caroline Dickens era determinata a fare le cose per bene. Psicologa perinatale di San Francisco, 31 anni, aveva letto ogni manuale possibile sul sonno, sull'allattamento e sulla cura del neonato in generale. Credeva che seguendo tutte le regole avrebbe potuto tenere a bada la stanchezza e le difficoltà. La prova della realtà si è però rivelata ben più dura della teoria. "Durante la mia prima volta da mamma mi sono impegnata tanto per prendere il massimo dei voti in maternità. Ho tenuto tutto sotto controllo, mi sono scervellata e ho pensato che ci fosse una formula perfetta per crescere un bambino felice e riposato", ha scritto la donna in un post diventato viale. "La formula però non c'è. L'ho imparato a mie spese".

Quel perfezionismo, che la spingeva a misurare ogni progresso e a monitorare ogni fase, si è infatti trasformato rapidamente in un continuo senso di frustrazione. Ora che in famiglia è arrivata un'altra bambina, Dickens sembra però aver imparato la lezione e su Instagram ha voluto condividere le sei differenze tra il primo e il secondo post partum che hanno migliorato notevolmente la sua nuova avventura genitoriale.

Una seconda volta "più autentica"

Quando pochi mesi fa è nato il suo secondo bambino, Dickens ha deciso di cambiare approccio. "Questa volta l’esperienza è stata mille volte migliore", ha raccontato. Un cambiamento che lei stessa descrive come "più leggero, più reale e più gioioso" e che poggia su sei strategie messe a punto grazie agli errori commessi durante la prima maternità:

  • Non tenere sotto controllo ogni dettaglio: "Guardo l'orologio in modo da avere un'idea generale di quando arriva il momento della poppata o del sonnellino, ma per il resto seguo i tempi del mio bambino". Per Dickens, questo (solo apparentemente) semplice cambiamento le ha permesso di liberarsi dell'ansia e della fatica mentale di seguire programmi pianificati al secondo, con conseguenti momenti di panico ogni volta che qualche contrattempo faceva saltare la tabella di marcia.
  • Smettere di affannarsi a cercare risposte: "L'ultima volta sono diventata Sherlock Holmes ne cercare di capire se stesse accadendo qualcosa di grave Il bambino era più irritabile del solito? Non faceva il pisolino? Dormiva di meno la notte? Passavo tre ore a cercare le possibili cause". Questa volta, invece, Dickens ha imparato a ridurre le sue ansie, consapevole del fatto che i bimbi piccoli sono molto volubili e che dunque i piccoli cambiamenti sono all'ordine del giorno.
  • Nessun orologio in camera da letto durante la notte: "L'ultima volta, contavo i risvegli, quanto duravano, e iniziavo immediatamente a stressarmi su quanto tempo avrei avuto prima del prossimo risveglio, il che rendeva quasi impossibile addormentarsi tra le poppate". Vivere con l'ansia costante di controllare il proprio sonno influisce sulla qualità del riposo stesso e, come Dickens ha provato sulla propria pelle, la privazione del sonno è uno dei grandi nemici dei neo-genitori. Ecco perché con il secondo bebè la donna ha scelto di limitarsi a soddisfare le esigenze del piccolo (cibo, coccole, cambio dei pannolini) per poi tornare a letto senza troppi pensieri.
Credits: Instagram/@drcarolinedickens
Credits: Instagram/@drcarolinedickens
  • Non proiettarsi continuamente verso le "fasi più facili": "L'ultima volta cercavo costantemente di rassicurarmi che tutto sarebbe diventato più facile quando avrebbe dormito di più. Quando la sua digestione sarebbe migliorata. Quando avrebbe imparato a stare seduto. Quando avrebbe gattonato. Quando avrebbe parlato. Ma non è mai accaduto!". La crescita di un figlio presenta però ogni giorno nuove sfide e alla fine Dickens ha imparato a godersi il meglio di ogni fase, senza troppa fretta.
  • Sfruttare il "proprio villaggio": "Sono così fortunata ad avere amici e familiari fantastici nelle vicinanze, nonché la possibilità di accedere a un supporto a pagamento, come l'asilo nido e la terapia. Questo c'era anche la volta precedente, ma mi sentivo come se non fosse giusto averne bisogno". Molti genitori si sentono in difetto a chiedere una mano per timore del giudizio altrui o perché l'idea di non occuparsi direttamente del proprio piccolo alimenta ingiustificati sensi di colpa. Affidarsi alla propria "rete", invece, non solo facilita molto la vita di una madre, ma non sminuisce di una virgola il valore di un genitore.
  • Abbracciare le proprie emozioni: "L'ultima volta, mi sentivo come se ci fosse qualcosa che non andava in me ogni volta che mi sentivo triste o ansiosa o arrabbiata o provavo qualcosa di diverso dalla felicità o dalla gratitudine. Mi ha fatto sentire come se non fossi tagliata per la maternità". Oggi, invece, Dickens sottolinea che sentimenti come tristezza, paura o perfino rimpianto sono del tutto normali dopo il parto e non devono influenzare il giudizio sulle proprie capacità genitoriali.
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