L’ironia della mamma sulla genitorialità gentile: “Anche Ted Bundy era pieno di emozioni!”

È bastato un video su TikTok per dare nuovo vigore alla sempreverde discussione riguardo uno dei metodi educativi più discussi degli ultimi anni. Stiamo parlando naturalmente della genitorialità gentile (o gentle parenting, secondo la dicitura anglosassone), un approccio che, nato per aiutare bambini e genitori a comunicare meglio, rischia, secondo alcuni, di trasformarsi in un atteggiamento di pericolosa indulgenza. A raccontarlo con tagliente ironia è stata una giovane madre, Tori, la quale ha scherzosamente sottolineato su TikTok alcuni dei possibili limiti (ed esagerazioni) di questo stile educativo.
Cos'è davvero il gentle parenting e perché fa discutere
Il gentle parenting, o genitorialità gentile, è un metodo educativo basato sull’empatia, il rispetto reciproco e la regolazione emotiva, privilegiando il dialogo rispetto alle punizioni e alle regole troppo serrate. Certo, precisano gli esperti a favore di un tale metodo: essere "genitori gentili" non significa ovviamente lasciare che i figli facciano ciò che vogliono, ma accompagnarli nella comprensione delle proprie emozioni e delle conseguenze delle loro azioni, evitando provvedimenti punitive o autoritari. L’obiettivo è quello di costruire un rapporto solido e collaborativo tra genitori e figli, promuovendo la responsabilità e l’autonomia.

Non sempre però è così facile per mamme e papà trovare il giusto equilibrio. Ed è proprio qui che entra in scena la satira pungente di Tori, la quale ha voluto presentare una divertente parodia di alcuni degli approcci "più estremi" che, a suo dire, finiscono per travisare l'effettivo intento educativo di questo stile genitoriale. "Sappiamo se sei un genitore gentile con i tuoi figli", ha affermato sarcastica, commentando una tipica situazione nella quale un genitore si trova impotente di fronte ai capricci del bambino. "Mentre scalcia e urla, tuo figlio è davvero pieno di sentimenti. Beh, sai una cosa? Anche Ted Bundy (uno dei più famosi serial killer americani, ndr) lo era".
Quando la gentilezza diventa permissività
Nella sua riflessione a metà tra una critica e un monologo di stand-up comedy, Tori ha descritto i goffi tentativi dei genitori "gentili" di placare le intemperanze dei loro piccoli terremoti, balbettando frasi standard come "sei molto grande nelle tue emozioni" o "non esprimiamo la frustrazione in questo modo". Episodi che, secondo la donna, non insegnano ai bambini a gestire i propri impulsi, ma finiscono solo per giustificarli.
"C'è poco da parlare di frustrazione se tuo figlio ti mette una forchetta in un occhio: stai crescendo Vlad l'Impalatore!". E per chi non fosse a conoscenza del personaggio, gli basti sapere che si tratta del principe rumeno che ispirò il Dracula di Bram Stoker.
Critiche e reazioni: genitori troppo indulgenti?
Come specificato dalla stessa Tori, la sua riflessione non vuole proporre un ritorno all'autoritarismo, ma suggerire una maggiore fermezza nelle piccole scaramucce della quotidianità, magari assegnando qualche punizione in più – a patto ovviamente che siano proporzionate e mai violente – definendo limiti chiari, perché no, ricorrere a qualche sgridata ogni tanto. "Smettetela di negoziare con qualcuno che fa ancora la cacca nelle mutande", ha consigliato, con una battuta diventata virale. Confondere empatia con assenza di regole può infatti portare a crescere adulti incapaci di affrontare le critiche o assumersi responsabilità.
La difesa del metodo: "gentile sì, ma con confini"
Il video ha subito riscosso un grande successo, attirando i commenti divertiti di molti adulti (genitori e non) che si sono ritrovati nell'ironica lettura di Tori, affollando i commenti al post con altri aneddoti e scenette divertenti con protagonisti bambini scalmanati e genitori incapaci di contenerli.
Non sono mancate però voci a difesa della genitorialità gentile. Alcuni utenti hanno ricordato che l’approccio prevede anche limiti e conseguenze, e che non è sinonimo di lassismo. "Io pratico davvero la gentle parenting e mio figlio subisce le conseguenze delle sue azioni quando serve", ha scritto una madre. Il punto, secondo molti sostenitori, è semplicemente evitare l'umiliazione e la punizione fine a sé stessa, senza rinunciare all’autorità educativa. Al di là delle provocazioni, il dibattito sollevato da Tori tocca un nodo centrale della genitorialità contemporanea: trovare un equilibrio tra empatia e fermezza. Educare un figlio significa anche insegnargli che ogni azione ha un effetto sugli altri, che i limiti esistono e che l’affetto non esclude la disciplina.