Le ferite d’infanzia delle madri lasciano il segno anche sui loro figli: lo rivela un nuovo studio

Il passato non passa mai del tutto, soprattutto quando si tratta di crescere un bambino. Un nuovo studio longitudinale canadese svela infatti che le avversità vissute da una madre da piccola possono riflettersi, anni dopo, sul benessere emotivo, comportamentale e cognitivo dei suoi figli. Non si tratta di un destino scritto, ma fi un sottile gioco di rimandi: le ferite di ieri modellano lo status socio-economico di oggi, incidono sulla salute mentale, sulla qualità della relazione di coppia e sul modo di prendersi cura dei bambini. E così, inconsapevolmente, i nodi irrisolti di una generazione rischiano di venire al pettine a discapito di quella successiva.
Non un filo diretto, ma una rete di collegamenti
Tra il 2006 e il 2008 i ricercatori canadesi hanno reclutato 501 famiglie dell’area di Toronto, osservandole dai primi 2 mesi di vita dei bambini fino ai 5 anni. Alle madri è stato chiesto di ripercorrere la propria infanzia — abusi fisici o sessuali, uso di sostanze in famiglia, malattie mentali dei genitori, violenza domestica, separazioni — e di descrivere la situazione presente: reddito, conflitti di coppia, sintomi depressivi. I padri hanno riferito i loro problemi di condotta da bambini, mentre osservatori formati hanno valutato la loro sensibilità genitoriale. Infine, gli studiosi hanno misurato emozioni, comportamenti e capacità cognitive dei piccoli con test standardizzati.
I risultati, pubblicati sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, mostrano che il passato difficile delle madri è legato ai problemi emotivi e comportamentali dei figli e alle loro performance cognitive. Ma il collegamento raramente è diretto: è mediato da fattori che si intrecciano fra loro. Chi ha subìto più avversità, ad esempio, tende a trovarsi in condizioni economiche peggiori; ciò si associa a una minore sensibilità materna, a maggiori conflitti col partner e a un rischio più alto di depressione.

Le difficoltà emotive dei bambini, come ansia e tristezza, sono risultate collegati soprattutto alla depressione della madre. "La sofferenza psichica materna diventa un prisma attraverso cui il figlio impara a leggere le proprie emozioni", spiegano gli autori. Anche la storia di condotte problematiche del padre può indirettamente contribuire, aumentando la probabilità di depressione materna.
Comportamenti dirompenti: il ruolo del clima familiare
Aggressività, urla e un'accentuata insofferenza alle regole possono essere provocate, nei piccoli, da diverse cause. Una è l’eredità paterna: padri con un passato turbolento tendono ad avere figli più inclini ai comportamenti oppositivi. Un’altra passa dalla qualità della relazione di coppia: le madri che riportano più avversità da bambine vivono spesso conflitti coniugali più aspri, e questo clima teso si riflette sul comportamento dei figli. Anche la ridotta sensibilità materna amplifica il problema.
Cognizione e cura sensibile
Secondo gli esperti, per ciò che concerne l'acquisizione di competenze fondamentali come il vocabolario e le prime abilità matematiche, è soprattutto la cura quotidiana da parte dei genitori a incidere sui figli. Le madri che hanno avuto un’infanzia difficile, ritrovandosi in contesti economici più fragili, mostrano in media meno attenzione e prontezza verso i bisogni del bambino e, di conseguenza, i figli ottengono punteggi più bassi ai test cognitivi.

Lo studio ha anche confermato l’idea che gli eventi precoci possono plasmare in modo significativo il percorso di vita adulta e, a cascata, la crescita dei figli. Non è un destino biologico, ma un intreccio di condizioni socio-economiche, scelta del partner, salute mentale e pratiche genitoriali che possono fortemente indirizzare l'avvenire di bambini e ragazzi.
Politiche efficaci per invertire la rotta
Il merito del lavoro sta nell’aver utilizzato più fonti — madri, padri, osservatori — e un disegno longitudinale che segue le stesse famiglie per anni, riducendo il rischio di distorsioni. Tuttavia gli stessi autori hanno riconosciuto di non aver raccolto sufficienti dati sulle avversità infantili dei padri, un fattore che potrebbe ulteriormente arricchire il modello presente. Inoltre alcune forme di trauma, come la violenza di comunità o la discriminazione, non sono state incluse. Infine, parte delle informazioni deriva da auto-questionari, sempre soggetti a bias e percezioni che possono rivelarsi distorte.
Per gli studiosi, le implicazioni del lavoro rimangono comunque chiare. Prevenire o mitigare i traumi infantili non è infatti solo un atto di giustizia sociale oggi, ma un investimento sul benessere di domani. Screening per le esperienze avverse, sostegno economico alle famiglie, servizi di salute mentale accessibili e programmi di parenting che potenzino la sensibilità genitoriale possono spezzare l'effetto domino di traumi e sentimenti negativi.