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Le “5 R ” della psicologa Aliza Pressman per crescere bambini resilienti: “Tutti possono essere bravi genitori”

Coltivare legami autentici, insegnare la calma, stabilire confini chiari e ricucire dopo gli inevitabili errori: sono i cardini della proposta di Aliza Pressman, psicologa dello sviluppo, che ha individuato cinque principi universali – riassumibili con le cosiddette “5 R” – per aiutare i genitori a crescere figli sicuri, autonomi e capaci di affrontare le difficoltà.
A cura di Niccolò De Rosa
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Ogni genitore, prima o poi, si trova a domandarsi se stia facendo effettivamente compiendo le giuste scelte per l'educazione dei propri figli. La questione è spinosa, soprattutto perché on esiste una risposta unica, valida per tutte le famiglie e in ogni fase della crescita. La psicologa dell'età evolutiva Aliza Pressman ha però cercato di fornire un orientamento concreto, fondato sulla ricerca scientifica, nel suo libro The 5 Principles of Parenting ("I 5 principi per essere genitori migliori"). Il volume, bestseller del New York Times e tradotto recentemente anche in Italia, è diventato un punto di riferimento per le famiglie americane grazie a un approccio semplice ma efficace, sintetizzato nella cosiddetta "regola delle 5 R".

Scopo principali di questi cinque principi fondamentali è infatti lo sviluppo nei bambini della resilienza, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà senza esserne travolti. Le cinque R sono: Relazioni, Riflessione, Regolazione, Regole e Riparazione. Tali "R", consentono di costruire legami solidi con i figli, imparare a osservare le proprie reazioni, gestire le emozioni, stabilire confini chiari e saper ricucire i rapporti dopo un errore o un conflitto. Ogni principio è pensato per essere flessibile e applicabile a ogni età e contesto familiare, fornendo strumenti pratici per affrontare le sfide quotidiane della genitorialità.

Relazioni: la base della resilienza

Secondo il "regolamento" di Pressman, la prima "R" sta per Relazioni. Non si tratta di evitare lo stress, ma di offrire ai bambini legami stabili e sicuri che li aiutino a gestirlo. "Avere un caregiver con cui ci si sente sicuri può trasformare lo stress tossico in stress tollerabile", spiega l'esperta nel suo libro. Lo stress, infatti, non è sempre negativo: può essere anche portatore di esperienze significative, come l’emozione prima del primo giorno di scuola, tollerabile, come la perdita di una persona cara, o tossico, quando manca un sostegno affettivo.

Aliza Pressman
Aliza Pressman

Riflessione: piccoli momenti per grandi insegnamenti

La seconda "R", Riflessione, invita i genitori a riconoscere le proprie reazioni e a capire come rispondere ai bisogni del figlio. Non servono sempre lunghe meditazioni o approfondite sedute di auto-analisi. Talvolta anche brevi pause quotidiane, come un momento di silenzio durante un gioco o una passeggiata, possono insegnare ai bambini a osservare le emozioni senza esserne sopraffatti. In un estratto citato dal sito della CNBC, Pressman ha ad esempio raccontato come fosse solita fare un gioco con i suoi bimbi li più piccoli: "Ognuno metteva una carmaella in bocca e restava in silenzio. Questo aiuta tutti a regolare i propri stati d'animo senza che

Regolazione: insegnare la calma attraverso l'esempio

La terza "R" è Regolazione. I bambini modellano il proprio comportamento su ciò che vedono fare ai genitori, incluso il rapporto con le proprie emozioni. Osservare un adulto capace di reagire con calma ai fatti della vita, modulando i sentimenti in base al contesto (evitando, ad esempio, di impazzire di rabbia se qualcuno ci contraddice) rappresenta dunque una lezione importante da impartire ai figli. Affrontare insieme ai ragazzi i momenti di tensione, respirando e mantenere parole rassicuranti, è  dunqueun esercizio pratico di resilienza da fare ogni giorno in famiglia. "Finché si sta scappando da un orso, ci si può fermare e decidere come reagire", ha osservato Pressman.

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Regole: confini chiari per sentirsi sicuri

La quarta "R" riguarda le Regole, divise in limiti personali e limiti comportamentali. Stabilire norme coerenti aiuta infatti i bambini a sentirsi al sicuro e a capire cosa ci si aspetta da loro. "Quando i confini sono chiari, i bambini non devono essere sempre in allerta", sottolinea la psicologa, ricordando che anche l’impostazione di limiti tra amici o parenti insegna a difendere i propri confini.

Riparazione: ristabilire fiducia e relazione

L’ultima "R", Riparazione, riguarda infine il modo in cui si ricostruisce la relazione dopo un errore o un conflitto. Non si tratta di correggere il bambino, ma di rinforzare il legame genitore-figlio mostrando empatia e disponibilità.  "Se stavo rispondendo alle email mentre il mio bambino parlava, invece di ignorarlo posso dire: Mi dispiace, ero distratta, adesso voglio ascoltarti", ha raccontato Pressmann. Questa pratica insegna ai bambini che le relazioni possono resistere agli inevitabili attriti quotidiani.

Un approccio flessibile per la sfida della genitorialità moderna

In una recente intervista rilasciata a Cristina Ravanelli per il Corriere della Sera, Pressman ha tenuto a sottolineare come i cinque principi non abbiano una gerarchi d'importanza da rispettare e siano adattabili a ogni famiglia e cultura. La psicologa ha osservato che non c’è un solo modo per essere bravi genitori, in quanto "crescere un figlio non è una sfida che si vince o si perde: siamo tutti nella stessa squadra". Ogni bambino ha un temperamento unico che interagisce con l’ambiente familiare e lo stesso metodo educativo può funzionare in modi diversi a seconda del carattere e della personalità del figlio.

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Un aspetto che sarebbe bene tenere sempre a mente, soprattutto in un periodo storico – come quello moderno – nel quale i genitori sembrano affrontare pressioni senza precedenti, tra l'ansia di dover dare il massimo, la mancanza di reti di sostegno, e l'uso diffuso di smartphone e social che sembra rendere inafferrabile ciò che un ragazzo conosce o pensa. Secondo Pressman, la soluzione per adempiere al proprio compito genitoriale senza perdersi in questo mare di difficoltà non può però essere il divieto: anziché proibire i dispositivi digitali, ad esempio, sarebbe meglio limitarne l'uso e insegnare ai giovani a usarli con consapevolezza. Tale discorso vale poi per ogni aspetto della sfera educativa: "Un genitore che mantiene l'equilibrio tra connessione e confini – ha affermato Pressman – conosce il temperamento del figlio, sa quali valori trasmettere e interviene quando qualcosa va storto".

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