La famiglia isolata nel bosco e la scelta dell’unschooling per educare i figli: cos’è e cosa dice la legge

Vivevano in una casa nei boschi della provincia di Chieti, senza acqua né elettricità, per scappare dai ritmi di un società che consideravano corrotta e lontana dalle regole imposte dalla Natura. La storia della famiglia che si era isolata nelle foreste del Vastese è diventata di dominio pubblico dopo che la Procura minorile dell'Aquila ha chiesto la revoca della potestà ai due genitori – lei australiana di 45 anni, lui un cinquantunenne inglese – per le condizioni nelle quali crescevano i loro tre figli, due gemelli di sei anni e una bambina di otto. Oltre ai rischi di una vita priva di tutte le sicurezze e comodità offerte dalla modernità (il caso è stato scoperto dopo che nel settembre 2024 l'intera famiglia era finita all'ospedale per un'intossicazione da funghi raccolti nel bosco), ai piccoli era infatti stato impedito anche di frequentare la scuola, con i genitori che avevano scelto per loro un'educazione basata sul metodo dell'unschooling, un approccio educativo alternativo dove i bambini non frequentano lezioni ma vengono lasciati liberi d'imparare facendo esperienza del mondo. Ma di che si tratta esattamente? E perché in Italia questa pratica può presentare delle problematiche dal punto di vista legale?
Cos'è l'unschooling
L'unschooling è una filosofia educativa che rifiuta programmi e strutture scolastiche precostituite, affidando la crescita e l'apprendimento del bambino alla sua curiosità naturale, senza insegnanti o sovrastrutture. Tale approccio nasce negli Stati Uniti negli anni Settanta con l'ex insegnante John Holt, che vedeva nell’apprendimento spontaneo una forma di conoscenza più autentica rispetto a quella imposta dai curricula scolastici. Le radici del pensiero affondano però nelle idee dell'intellettuale illuminista Jean-Jacques Rousseau – considerato tra i padri della pedagogia moderna – secondo il quale i bambini dovrebbero essere liberi di esplorare il mondo seguendo i propri interessi.

Talvolta il termine viene confuso con l'homeschooling, o istruzione parentale, ossia la scelta dei genitori di provvedere direttamente all'educazione dei figli, senza mandarlo a scuola. Anche questo approccio si svolge fuori dalle aule, ma segue un programma didattico sottoposto a verifiche che madri e padri sono tenuti a seguire. L'unschooling, invece non prevede lezioni o libri di testo, ma lascia ai bambini la piena libertà di fare esperienze attraverso la vita quotidiana, le passioni personali e il contatto diretto con la realtà, lasciando ai genitori il ruolo di semplice guide e facilitatori per l'elaborazione delle nuove informazioni. È un approccio alternativo, giudicatio decisamente controverso da molti esperti, ma che trova comunque sostenitori in quelle nicchie anti-sistema che ritengono la società moderna troppo corrotta e desiderano un ritorno a stili di vita più "naturali" e lontani dalle convenzioni sociali.
L'unschooling è legale? Cosa dice la legge in Italia
L'articolo 34 della Costituzione stabilisce che "la scuola è aperta a tutti", mentre l'articolo 30 affida ai genitori il dovere e il diritto di istruire ed educare i figli. In Italia, l'istruzione è obbligatoria per dieci anni, dai sei ai sedici, e può essere assolta non solo frequentando la scuola pubblica o paritaria, ma anche attraverso l'istruzione parentale (o homeschooling). Come sottolineato dal sito del Ministero dell'Istruzione, quest'ultima prevede che i genitori, qualora intendano occuparsi direttamente della formazione dei figli, dichiarino ogni anno al dirigente scolastico di riferimento di possedere le capacità tecniche ed economiche necessarie. Il dirigente scolastico, insieme al sindaco del comune di residenza della famiglia, sarà poi tenuto a verificare la fondatezza di tale dichiarazione.
Il punto cruciale è dunque che l'istruzione parentale – a differenza dell'unschooling puro – comporta l'obbligo di sottoporre i minori a un esame di idoneità alla fine di ogni anno scolastico presso una scuola statale o paritaria. Solo così lo Stato può accertare il rispetto dell'obbligo formativo previsto dalla legge. Le famiglie che scelgono di non aderire a questo percorso, abbracciando appieno lo spirito dell'unschooling, rischiano di essere accusate di inadempienza educativa, come nel caso della coppia del Chietino.