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“L’86% dei giocattoli acquistati online non è sicuro per i bambini”: l’allarme del report europeo

Il rapporto della Toy Industries of Europe punta il dito contro il vuoto normativo dell’Unione Europea che permette l’immissione di moltissimi prodotti per bambini con bassi standard di sicurezza e invoca maggiore responsabilità per le piattaforme, controlli doganali efficaci e regole più severe.
A cura di Niccolò De Rosa
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L'ultimo rapporto annuale di Toy Industries of Europe (TIE) rinnova un allarme che, da anni, interessa il mercato dei giocattoli: sulle piattaforme di e-commerce continuano a circolare prodotti potenzialmente pericolosi, nonostante nuove norme e promesse di controlli più rigorosi. La fotografia scattata dall’associazione evidenzia un problema che riguarda l'intero ecosistema della vendita online, dalle grandi piattaforme ai rivenditori terzi, fino alle dogane europee.

Un quadro preoccupante

L'indagine di TIE, consultabile sul sito dell'associazione,che rappresenta i produttori di giocattoli europei, ha analizzato 70 giocattoli acquistati su sette tra le piattaforme più popolari – AliExpress, Amazon Marketplace, Cdiscount, Fruugo, Joom, Shein e Temu – registrando un dato piuttosto inquietante: l'86% dei prodotti presi in esame non ha superato i test di sicurezza richiesti dagli standard di settore. Una percentuale ancora più alta rispetto al già significativo 80% rilevato l’anno precedente, segno che, nonostante i controlli e le segnalazioni, molti articoli pericolosi restano sul mercato.

Le irregolarità individuate riguardano soprattutto la presenza di pezzi troppo piccoli e facilmente ingeribili dai bambini piccoli a quali sono rivolti, batterie o magneti rimovibili e sostanze chimiche tossiche presenti in materiali come paste modellabili e slime. Inoltre, in diversi casi sono state riscontrate informazioni di contatto false o incoerenti, come indirizzi londinesi indicati come francesi o numeri di telefono belgi associati a aziende tedesche. Un mosaico di incongruenze che rende complessa ogni responsabilità legale.

Regole che non bastano

Il cuore del problema, secondo TIE, sta in una sostanziale lacune normativa. Secondo le attuali regole UE, le piattaforme non sono responsabili dei prodotti venduti da rivenditori terzi extra-europei, che spesso spediscono direttamente dalla Cina con tariffe agevolate. Le norme che avrebbero dovuto obbligare questi venditori a dotarsi di un "operatore economico responsabile" in Europa, di fatto, non hanno funzionato. La direttrice generale di TIE, Catherine Van Reeth, citata dal Financial Times, ha definito la situazione "un paradosso normativo", sottolineando che ciò che è illegale offline "lo è altrettanto online", ma senza un soggetto identificabile nell'Ue nessuno può essere chiamato a rispondere delle violazioni.

Al momento le regole dell’UE non risultano efficaci nel bloccare l’importazione di giocattoli con bassi standard di sicurezza
Al momento le regole dell’UE non risultano efficaci nel bloccare l’importazione di giocattoli con bassi standard di sicurezza

Le dogane sotto pressione e le proposte di cambiamento

L'Unione europea sta cercando da tempo di intervenire sull'annosa questione dei controlli, ma si trova ormai a fronteggiare volumi senza precedenti. Nel Vecchio Continente vengono immessi oltre 4,6 miliardi di pacchi l'anno, di cui il 90% provenienti dalla Cina. Dal 2026 verranno introdotti dazi su tutte le spedizioni – eliminando l’esenzione per i pacchi sotto i 150 euro – e alcuni Stati membri hanno già introdotto costi di gestione per scoraggiare il flusso di acquisti ultra-economici. Entro il 2028 dovrebbe entrare in vigore un sistema tariffario uniforme.

Secondo Anna Jerzewska, responsabile globale dogane per DSV, intensificare i controlli non può essere l'unica soluzione: "servono molte misure", ha osservato, e soprattutto, serve un soggetto che possa essere chiaramente identificato come responsabile in caso di violazioni. Il report, contiene infatti anche alcune proposte che potrebbero contribuire ad arginare il flusso di giocattoli con bassi standard di sicurezza all'interno dell'area UE

  • Riconoscere il mercato online come un vero e proprio operatore economico, così da poter indicare le piattaforme come entità legalmente responsabile dei giocattoli di cui facilita la vendita.
  • Attuare una vera ed efficace revisione delle dogane, garantendo che ci sia sempre un responsabile nell'UE per le importazioni da paesi terzi. "Ciò garantirà anche un approccio doganale efficiente in ogni Stato membro, che scoraggerà effettivamente i trasgressori, creerà un'unica frontiera esterna dell'UE e consentirà uno scambio agevole di dati tra gli Stati membri", si legge nel documento
  • Investire maggiormente sulla sorveglianza e nell'applicazione delle leggi
  • Garantire un'applicazione rapida del Digital Services Act (DSA), il protocollo di sicurezza digitale che si applica a tutta l'UE e che obbliga tutti i siti e le piattaforme a una rigorosa verifica e tracciabilità dei contenuti e dei prodotti in vendita sul mercato online.

Il futuro: passaporto digitale e limiti più severi sulle sostanze chimiche

Per rafforzare il sistema, il Consiglio dell'Ue ha approvato nuove norme che introducono un passaporto digitale del prodotto (Digital Product Passport). Questo strumento consentirà alle autorità di verificare in modo immediato la conformità dei giocattoli e dovrà accompagnare anche le spedizioni destinate alle vendite online. Tuttavia, l’applicazione completa è prevista solo dopo un periodo transitorio di quattro anni e mezzo. La normativa amplia anche il divieto di sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione, includendo gli interferenti endocrini come bisfenoli e ftalati, spesso presenti in plastiche, vernici e in alcune creme solarii. Una scelta motivata dall'elevata vulnerabilità dei bambini, per i quali anche le minime esposizioni sono state associate a disturbi dello sviluppo e alterazioni ormonali.

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