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Il volto del padre può aiutare a prevedere il sesso del nascituro? Sì, secondo uno studio

Uno studio dell’Università del Michigan suggerisce che i papà con tratti facciali dominanti hanno maggiori probabilità di avere un maschio come primogenito. La ricerca, basata sull’analisi di fotografie di coppie con figli, apre nuovi interrogativi sul legame tra attrazione, biologia e sesso del nascituro.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando una coppia scopre di aspettare un bambino, una delle prime curiosità è: sarà maschio o femmina? Al di là delle ecografie e delle vecchie credenze popolari, una nuova ricerca dell’Università del Michigan suggerisce che la risposta potrebbe essere scritta sul volto del futuro padre. Un tratto in particolare – la dominanza facciale – sembra infatti essere collegato in modo significativo alla probabilità di avere un figlio maschio come primogenito.

Uno studio tra tratti somatici e paternità

La ricerca, pubblicata su Adaptive Human Behavior and Physiology, ha coinvolto 104 coppie eterosessuali con almeno un figlio. Ai partecipanti è stato chiesto di fornire fotografie del proprio viso, che sono poi state valutate da un gruppo di studenti universitari in base ad attrattiva, dominanza, mascolinità e femminilità. A sorpresa, uno solo di questi tratti si è rivelato influente nella determinazione del sesso del primo figlio: la dominanza percepita nei volti maschili.

Secondo l’autore della ricerca, Benjamin Zubaly, "i padri con un volto percepito come più dominante avevano una probabilità significativamente più alta di avere un maschio come primo figlio". La percentuale emersa è del +83% rispetto agli uomini con tratti meno dominanti.

Cos'è la dominanza facciale?

Ma cosa si intende esattamente per "volto dominante"? Non si parla solo di lineamenti marcati o mascelle pronunciate, ma anche di un insieme di caratteristiche che suggeriscono assertività, sicurezza e controllo. Per misurare questo aspetto, gli scienziati hanno usato tre strumenti: una lista di tratti comportamentali, una scala per valutare il controllo nelle situazioni sociali e l’analisi delle caratteristiche fisiche del viso. Va precisato però che questo tratto non è un dato oggettivo, ma si basa sulla percezione degli osservatori. In altre parole, è "dominante"quel volto che appare tale agli occhi degli altri, anche se il soggetto non si percepisce come tale.

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Quando il volto non conta: il caso delle madri

Interessante anche il dato che nei volti femminili la dominanza percepita non sembra avere alcun effetto sul sesso del primogenito. Un risultato che apre nuove domande sui meccanismi biologici e comportamentali alla base di questa possibile correlazione. nUna delle ipotesi avanzate dallo stesso Zubaly è che le donne con livelli più alti di testosterone – fattore che potrebbe influenzare la probabilità di concepire un maschio – siano inconsciamente attratte da uomini con tratti dominanti. Tuttavia, sottolinea il ricercatore, "servono ulteriori studi per comprendere meglio i processi che spiegano questa associazione".

Lo studio si è infatti basato su dati retrospettivi – ai genitori è stato chiesto di parlare dei loro figli diversi anni dopo la nascita – e ciò potrebbe aver influenzato la percezione dei partecipanti. In più, benché il campione fosse composto da persona appartenenti a diversi gruppi etnico-culturali, i criteri per misura della "dominanza" differiscono in base al gruppo sociale di riferimento e ciò potrebbe aver indotto ad alcuni errori nella lettura dei dati raccolti. Ad ogni modo, l'impostazione del lavoro può comunque rappresentare un'interessante base di partenza per futuri sviluppi. E chissà, magari un giorno basterà una foto del futuro papà per risparmiare sull'organizzazione dei gender reveal.

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