I genitori ossessionati dalla dieta sana possono fare più male che bene ai figli: lo studio

Nel mondo dei social network e dei consigli infiniti sulla genitorialità, la pressione a essere genitori perfetti sembra non conoscere tregua. Foto di pranzi scolastici equilibrati e metodi educativi “a prova di esperto” alimentano l’idea che crescere i figli debba essere un esercizio senza errori. Ma la ricerca mostra che quando questa tensione si trasforma in perfezionismo, le conseguenze possono ricadere direttamente sui bambini, influenzando anche il loro rapporto con il cibo. Una ricerca pubblicata su BMC Psychiatry ha infatti rilevato che il perfezionismo dei genitori – inteso come controllo maniacale e desiderio di offrire sempre il meglio ai propri figli – è collegato a tassi più alti di comportamenti alimentari disfunzionali nei bambini tra i 6 e gli 11 anni.
La pressione arriva a tavola
Standard elevati, aspettative rigide o un atteggiamento critico possono generare un clima di stress che i figli interiorizzano, sviluppando a loro volta la tendenza a inseguire la perfezione. Secondo altre analisi, questi tratti si associano al fenomeno del binge eating (le abbuffate compulsive), ortoressia (ossessione patologica per il cibo sano) e persino a disturbi più gravi come bulimia e anoressia. Il perfezionismo, ha spiegato sul sito Parents Erin Parks, psicologa clinica e responsabile del programma di cura dei disturbi alimentari Equip, spesso nasce dall'ansia e dall'errata convinzione che inseguire la perfezione possa eliminare ogni problema e turbamento dalla vita dei ragazzi. Quando di parla di cibo, però, questo atteggiamento spesso si traduce in regole alimentari troppo rigide.

Se infatti insegnare ai piccoli a mangiare tutto e a seguire una dieta povera di grassi saturi e zuccheri aggiunti può essere un comportamento auspicabile, vietare a dei bambini ogni tipo di dolce o obbligarli a finire sempre il piatto non significa educarli a mangiare sano, ma rischia di alimentare sensi di colpa, indurre un rapporto malsano con il cibo e, spesso, spingerli a nascondere i propri comportamenti. Secondo Thea Runyan, esperta di salute pediatrica e consulente dei CDC americani, anche etichettare i cibi come "buoni" o "cattivi" può rivelarsi una scelta dannosa, poiché i bambini finiscono per giudicare se stessi sulla base di ciò che mangiano. Inoltre, assorbono con sorprendente rapidità le ansie alimentari dei genitori, anche quando gli adulti credono di mascherarle.
I segnali da non ignorare
Non tutti i figli di genitori perfezionisti sviluppano disturbi alimentari, ma ci sono campanelli d’allarme da osservare. Sempre sul sito Parents Runyan ha citato l'esempio di bambini che evitano feste o pigiama party per paura del cibo che troveranno. Anche il linguaggio può rivelare molto: un bambino che si definisce "cattivo" perché ha mangiato una fetta di torta sta esprimendo un disagio profondo. Per Parks, inoltre, i sintomi possono comparire molto presto, anche a 6 anni, sotto forma di ansia o disgusto davanti ai pasti.

Come prevenire il problema
Secondo gli esperti, nell’educazione alimentare contano più i modelli positivi che le regole ferree. I bambini, infatti, imparano soprattutto osservando i comportamenti dei genitori a tavola, molto più che seguendo rigide imposizioni. Mostrare un rapporto equilibrato con tutti i cibi, liberi da sensi di colpa o giudizi, rappresenta dunque la via più efficace per trasmettere un approccio sereno all’alimentazione. Evitare critiche sul peso, non usare termini come "grasso" o "cicciottello", non vietare categoricamente certi alimenti, sono poi tutti importanti accorgimenti che aiutano a ridurre il rischio di insoddisfazione corporea e comportamenti alimentari dannosi. Coinvolgere i bambini nella scelta e preparazione dei pasti, aggiunge Runyan, li rende partecipi e più inclini a gustare ciò che hanno contribuito a cucinare. Infine, è importante ricordare che gli errori si possono correggere. Ammettere di aver imposto regole troppo rigide e cambiare strada è un atto educativo potente. "Dire ‘ho sbagliato, proviamo un approccio diverso' insegna ai figli che è possibile adattarsi e migliorare", ha sottolinea Parks.