I figli usano gli smartphone sempre prima e i genitori non sanno bene cosa fare: lo studio e i consigli dell’esperta

Il panorama della genitorialità contemporanea è profondamente segnato dalla presenza pervasiva della tecnologia nella vita dei bambini. Gestire il tempo trascorso davanti agli schermi è diventato uno dei compiti più complessi per le famiglie, tra la necessità di educare e intrattenere i figli e la pressione sociale di "fare abbastanza" per proteggerli dai rischi del digitale. Una recente indagine condotta dal Pew Research Center tra i genitori statunitensi di bambini fino a 12 anni ha offerto una fotografia dettagliata delle abitudini tecnologiche dei più piccoli e delle difficoltà quotidiane dei genitori nel gestirle.
Stando ai risultati raccolti, nove genitori su dieci hanno confermato una crescente precocità nel rapporto tra giovani e tecnologia – già l'82 per cento dei bambini sotto i due anni guarda la TV e quattro su dieci interagiscono con lo smartphone – anche se non tutti gli adulti sembrano prendere a cuor leggero la situazione, ritenendo social e device come strumenti troppo potenti per essere utilizzati da bambini tanto piccoli.
Quando arriva il primo smartphone
La maggioranza dei genitori coinvolti ritiene che l'età giusta per avere un telefono personale sia dai 12 anni in su, tuttavia l'indagine ha rivelato come il 60 per cento degli undicenni o dodicenni ne abbia già uno, contro il 29 per cento dei bimbi nella fascia 8-10 anni. Su questa statistica incidono anche le differenze socio-economiche: tra le famiglie a basso reddito, infatti, il 31 per cento dei bambini ha un telefono proprio, mentre tra quelle più abbienti la quota scende al 16 per cento. A influire sul possesso precoce di uno smartphone non è solo il fatto che una famiglia possa permettersi o meno un determinato device, ma anche l'ambiente socio-culturale nel quale il bambino si trova a crescere.

I social network e la percezione del rischio
YouTube resta la piattaforma più amata dai bambini – l'85 per cento dei genitori afferma che i figli la usano, e circa la metà segnala un uso quotidiano, ma anche i social network sono molto diffusi fin dai primi anni. TikTok appare il social più frequentato dai bambini, con il 15 per cento dei genitori che ha confermato l'utilizzo da parte dei figli. Seguono Snapchat (8 per cento), Instagram e Facebook (5 per cento ciascuno). La diffusione dell'utilizzo cresce con l’età: il 37 per cento degli 11-12enni è già su TikTok contro il 16 per cento degli 8-10enni. Eppure, nonostante simili numeri, l'80 per cento dei genitori considera comunque i social media più dannosi che utili, soprattutto per i rischi legati alla salute mentale e ai contenuti inappropriati. Anche gli smartphone dividono mamme e papà: quasi la metà li percepisce come più nocivi che benefici, mentre i tablet suscitano meno preoccupazioni.
Il difficile equilibrio tra modernità ed esigenze di crescita
Le ragioni che spingono i genitori a consentire l'uso di dispositivi sono molteplici. La principale è la possibilità di restare in contatto costante con i figli, seguita a ruota dalle necessità di intrattenimento e apprendimento. Tra i genitori di bambini sotto i cinque anni è ad esempio frequente l'uso dello smartphone per calmarli o tenerli occupati. Chi invece sceglie di negare o limitare l'accesso ai dispositivi digitali ha citato tra i principali motivi la sicurezza, la qualità dei contenuti e i rischi di sviluppare dipendenza.

Parallelamente, gli autori del sondaggio hanno scoperto un'altra tendenza significativa: pur riconoscendo l'importanza di gestire il tempo davanti agli schermi, meno della metà dei genitori la considera infatti una priorità assoluta. Molto più sentite invece le preoccupazioni legate al sonno (che pure, secondo gli esperti, spesso vanno di pari passo con l'utilizzo degli schermi), alla poca attività fisica o alle buone maniere, tanto che quattro genitori su dieci si considerano più severi rispetto agli altri, mentre il 58 per cento ritiene di "fare il meglio possibile". Nei focus group emergono però diffusi sensi di colpa e sentimento di stanchezza, con molti genitori che ammettono di affidarsi agli schermi per trovare un momento di tregua nella routine familiare.
Due terzi dei genitori pensano infine che le aziende tecnologiche dovrebbero fare di più per proteggere i minori, e oltre la metà invoca un maggiore intervento dei legislatori. Le preoccupazioni superano le differenze politiche e sociali, segno di un consenso diffuso sulla necessità di regole chiare per l’infanzia digitale.
I consigli dell'esperta: come gestire davvero il rapporto tra figli e tecnologia
Dopo la pubblicazione della ricerca da parte del Pew Research Center, la professoressa Kara Alaimo, esperta di comunicazione alla Fairleigh Dickinson University e autrice di numerosi saggi sulla cultura digitale, è intervenuta sulla CNN per offrire ai genitori una serie di suggerimenti concreti per affrontare con equilibrio la sfida dell'educazione tecnologica. Partendo dall'utilizzo sempre più precoce di social e smartphone, Alaimo ha infatti sottolineato come gli esperti suggeriscano di non consentire l'accesso ai social media o il possesso di uno smartphone prima dei 16 anni. Per quanto riguarda la sicurezza – il principale motivo che spinge i genitori a concedere un cellulare – la docente propone soluzioni alternative come i cosiddetti "dumbphone" (o "telefono basici"), ossia vecchi modelli di cellulari a tasti che consentono solo chiamate e messaggi. In alcune famiglie, ha sottolineato Alaimo, potrebbe essere utile anche dotarsi di un "dispositivo di famiglia", che i figli possono usare temporaneamente per comunicare con i genitori. In questo modo si garantisce la sicurezza senza esporre i più piccoli ai rischi dei social network, dove possono imbattersi in contenuti tossici o in contatti con adulti sconosciuti.

Per aggirare il problema dell'esclusione sociale – essere l'unico bambino di tutta la classe a non avere un cellulare potrebbe farlo sentire "diverso" – Alaimo ha poi invitato i genitori a fare squadra, confrontandosi e concordando strategie comuni, come rimandare l’acquisto dello smartphone finché i figli non sono abbastanza maturi. Alcune comunità, ha raccontato la ricercatrice, "stanno addirittura prendendo in considerazione l'uso dei telefoni fissi come mezzo di comunicazione per i bambini".
Per chi ha già introdotto la tecnologia in casa, Alaimo suggerisce invece di ripensare le regole familiari, rendendole chiare e condivise. I limiti dovrebbero tutelare il tempo per il sonno, lo studio, le attività extrascolastiche e la socialità "dal vivo". È infatti molto importante stabilire quando e come i dispositivi possono essere utilizzati — ad esempio vietandone l’uso durante i compiti o i pasti — e, soprattutto, applicare con coerenza le regole stabilite. In questo frangente può essere molto efficace coinvolgere i bambini nella definizione delle regole. Secondo la psicoterapeuta Lauren Tetenbaum, citata da Alaimo, quando i figli partecipano alla creazione delle norme le considerano più giuste e sono più propensi a rispettarle. I genitori dovrebbero ricordare ai figli che i dispositivi appartengono agli adulti, che possono dunque verificarne i contenuti in qualsiasi momento.
Alaimo ha infine spronato mamme e papà a mettersi in gioco in prima persona per dare l'esempio. Stabilire regole sui social per i bambini perde efficacia se gli adulti passano i pasti o le serate davanti allo schermo. È quindi fondamentale mostrare coerenza, dichiarando apertamente quando si usa il telefono per un motivo pratico (come controllare l’agenda) e riducendo l'uso superfluo. Se il tempo davanti agli schermi è eccessivo, si può sempre "ricominciare da capo", proponendo attività alternative come giocare all’aperto, leggere o trascorrere del tempo insieme. Per Alaimo, insomma, l'obiettivo non deve essere demonizzare la tecnologia, ma insegnare un uso consapevole e progressivo, che permetta ai bambini di restare connessi in modo sicuro.