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I bambini possono tornare in campo subito dopo un brutto infortunio? Secondo una ricerca sì, se fanno sport da sempre

Il detto popolare che invita i genitori a far risalire immediatamente i bambini sulla bicicletta dopo una caduta, secondo un gruppo di ricercatori è del tutto vero. Se il bimbo prende una botta alla testa durante una partita o un allenamento, ma fa quello sport da sempre, tornerà in breve alle prestazioni di sempre.
A cura di Sophia Crotti
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bambina va sui pattini a rotelle

Quando si fa sport a livello agonistico o amatoriale, fin da bambini, le cadute che i genitori temono tanto, fanno parte del percorso.

A seconda dello sport, ce ne possono essere di più e meno gravi, alcune di loro, infatti, possono comportare anche dei traumi cerebrali.

Un gruppo di studiosi della Facoltà di Salute della York University ha cercato però di rassicurare i genitori, convincendoli che davvero la cosa migliore per i bimbi è tornare in sella alla loro bicicletta, in campo vicino ai compagni o sui roller, dopo un infortunio o una caduta, seppur spaventosa.

Lo studio sulle capacità dei bimbi nello sport dopo una brutta caduta

I ricercatori dell'Università di York aprono il loro studio ricordando una loro precedente scoperta: i bambini che facendo sport avevano più spesso subito commozioni cerebrali, risultavano avere delle prestazioni sportive peggiori rispetto ai compagni.

"Tra di loro, però, abbiamo scoperto che vi era un sottogruppo formato da bimbi in grado di ritornare, dopo la botta, alle stesse prestazioni sportive di un tempo, dopo poche settimane dalla commozione cerebrale" ha spiegato Lauren Sergio, professoressa di Scienze della salute e della kinesiologia. Questi bambini erano in particolare coloro che avevano alle spalle una lunga carriera sportiva: "Sembrerebbe che l'esperienza sportiva pregressa sia in grado di essere neuro-protettiva, contro gli effetti delle commozioni cerebrali" ha spiegato.

L'esperimento sportivo per i bambini

Sono stati reclutati 223 sportivi, di età compresa tra i 9 e i 53 anni, tutti con uno o più infortuni alla testa da raccontare, nella loro pregressa esperienza sul campo da gioco, in particolare da hockey, calcio, football americano e basket.

Ai piccoli atleti è stato chiesto poi di svolgere due compiti, uno standard e uno più complesso, per riscontrare le loro abilità dopo l'infortunio. I ricercatori partivano dall'ipotesi che gli sportivi che avevano vissuto più di una commozione cerebrale avrebbero avuto maggiori problemi a livello motorio-cognitivo, tra cui minore velocità di elaborazione, allungamento dei tempi di reazione, minore velocità degli arti superiori e minore precisione. Invece nei bambini che avevano fin da molto piccoli fatto sport, era evidente che l'esperienza sportiva pregressa fungesse da protettore per il trauma cranico. I piccoli, infatti, presa una botta, erano in grado di riprendersi in breve tempo.

"Dunque mi sento di dire ai genitori, spaventati dopo un brutto infortunio, specialmente alla testa, dei figli, che è necessario tener conto di diversi fattori, quando si decide se e quando far riprendere a fare sport ai bimbi" spiega Sergio. Secondo la studiosa, infatti, se il bimbo che ha subito l'infortunio è alle prime armi nel suo sport, potrebbe effettivamente essere più vulnerabile a ulteriori infortuni, perché non è in grado nel breve tempo, a causa della botta presa alla testa, di tornare alle sue prestazioni atletiche di prima. "Nel caso in cui il piccolo fosse un giocatore esperto, che fa quello sport da sempre, la rete neuronale che ne controlla il movimento potrebbe essere più resiliente" conclude la professoressa, invitando i genitori a far tornare i loro piccoli in campo, se se la sentono, senza paura.

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