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Gli smartphone prima dei 13 anni danneggiano la salute mentale dei giovani: l’allarme in un nuovo studio

Uno studio globale su oltre 100.000 giovani rivela che possedere uno smartphone prima dei 13 anni è legato a un peggioramento del benessere mentale in età adulta. I rischi includono pensieri suicidari, aggressività e bassa autostima. Gli esperti chiedono limiti all’uso precoce e più educazione digitale.
A cura di Niccolò De Rosa
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Possedere uno smartphone prima dei 13 anni è associato a un deterioramento del benessere mentale in età adulta. A dirlo è una nuova ricerca condotta dal team di Sapien Labs – l'organizzazione no-profit che gestisce il Global Mind Project per lo studio del benessere mentale – che, dopo aver analizzato i dati appartenenti a 100.000 ragazzi e ragazze tra gli 18 e i 24 anni, ha scoperto come l'uso precoce di simili dispositivi sia associato ad un rischio molto più alto di soffrire di bassa autostima, sviluppare problemi nella regolazione emotiva e perfino di alimentare pensieri di suicidio.

Un legame tra età di accesso e benessere mentale

La ricerca, pubblicata sul Journal of Human Development and Capabilities, ha evidenziato che più bassa è l’età in cui si riceve il primo smartphone, peggiori sono gli indicatori di salute mentale negli anni successivi. Sintomi come pensieri suicidari, aggressività, distacco dalla realtà, difficoltà nella regolazione delle emozioni e autostima carente sono risultati più frequenti tra coloro che hanno avuto il loro primo dispositivo prima dei 13 anni. Il dato è ancora più preoccupante se si considera che i punteggi del Mind Health Quotient (uno strumento di autovalutazione del benessere mentale) diminuiscono drasticamente con l’abbassarsi dell’età di primo accesso: chi ha ricevuto il primo smartphone a 13 anni ha ottenuto un punteggio medio di 30, mentre chi l’ha avuto a cinque anni ha registrato appena 1 punto.

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Le cause: social media, sonno, relazioni familiari

Secondo i ricercatori, il principale mediatore di questo impatto è l'accesso anticipato ai social media, che da solo spiega circa il 40 per cento dell’associazione tra smartphone precoce e disagio mentale. Seguono la qualità delle relazioni familiari (13 per cento), il cyberbullismo (10 per cento) e i disturbi del sonno (12 per cento).

L'utilizzo dei social, infatti, espone i più giovani a contenuti nocivi, un confronto sociale continuo sia tra coetanei che con modelli di riferimento irrealistici e dinamiche spesso tossiche. Inoltre, l’uso intensivo degli schermi interferisce con il sonno, riduce le interazioni faccia a faccia e compromette l’autostima, soprattutto tra le ragazze.

Conseguenze che vanno oltre ansia e depressione

A differenza di studi precedenti focalizzati su sintomi classici come ansia e depressione, questa ricerca ha approfondito aspetti spesso trascurati come l’aggressività, la dissociazione dalla realtà e le allucinazioni. "Si tratta di sintomi che possono passare inosservati nei test standard ma che hanno un impatto significativo sulla società", ha spiegato la neuroscienziata Tara Thiagarajan, autrice principale dello studio. I dati sembrano indicare inoltre un aumento consistente dei giovani classificati come "in difficoltà": tra chi ha ricevuto lo smartphone precocemente, la percentuale di coloro che presentano almeno cinque sintomi gravi cresce del 9,5 per cento tra le ragazze e del 7 per cento tra i ragazzi.

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Un richiamo all’azione per genitori, scuole e governi

Per contrastare il fenomeno, fli autori dello studio propongono un approccio precauzionale, simile a quello adottato per alcol e tabacco: vietare l’accesso agli smartphone sotto i 13 anni (proposta questa avanzata a suo tempo anche in Italia), introdurre l’educazione digitale obbligatoria, rafforzare i controlli sull’età per l’uso dei social media e promuovere una responsabilità condivisa tra famiglie, scuole e aziende tecnologiche.

Thiagarajan ha anche invitato i genitori a farsi parte attiva, scegliendo scuole con regole chiare sull’uso dei dispositivi e partecipando al dibattito pubblico sulla regolamentazione. In alcuni Paesi, come Francia, Paesi Bassi, Australia e la stessa Italia, sono già in vigore restrizioni sull’uso dei cellulari nelle scuole, e studi preliminari mostrano effetti positivi sulla concentrazione degli studenti. "Il cervello in via di sviluppo è più vulnerabile agli effetti dell’ambiente digitale", ha osservato Thiagarajan. E se è vero che servono ulteriori ricerche per stabilire una relazione causale definitiva, secondo i ricercatori l’urgenza dei dati raccolti impone interventi tempestivi.

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